giovedì 9 dicembre 2021

La grande lezione di Demetrio Volčič

L'intervento di Milan Kučan
Più di mezzo secolo di storia è stato raccontato stasera al Kulturni dom di Gorizia, in occasione della commemorazione del grande giornalista Demetrio Volčič.

Sul palco si sono alternate figure importanti della cultura, della politica, del giornalismo internazionali e ne hanno tracciato un ritratto a diverse tinte.

Peter Szabo, straordinario traduttore "a braccio" dei complessi discorsi in lingua slovena e italiana, ha coordinato l'incontro, invitando al microfono i vari relatori. Dopo un breve saluto del sindaco Rodolfo Ziberna, Livio Semolič ha raccontato l'esperienza della diretta collaborazione al Senato, dove "Mitja" era stato eletto in sostituzione del compianto prof. Darko Bratina. Bojan Brezigar, già direttore del Primorski dnevnik e Paolo Possamai, storico direttore responsabile del Piccolo, hanno fissato la loro attenzione sull'intelligenza giornalistica e sull'umana sensibilità di Volčič, mentre è toccato all'ex sindaco di Trieste e già Presidente della Regione FVG Riccardo Illy il compito di inquadrare il suo acume politico radicato in una cultura enciclopedica. La senatrice Tatjana Rojc si è detta onorata di aver raccolto il testimone di chi si è tanto impegnato nel percorso che ha portato all'approvazione delle leggi di valorizzazione della componente slovena numericamente minoritaria in Italia e ne ha anche ricordato l'azione e le suggestioni europee, dopo l'elezione al Parlamento di Strasburgo. Molto toccante è stato l'intervento finale di Milan Kučan, già presidente della Repubblica di Slovenia, che ha ricordato il ruolo importante di Demetrio Volčič nel momento del raggiungimento dell'indipendenza, le sue parole sull'importanza delle piccole nazioni nel nuovo ordine continentale e i suoi consigli fondati su una prolungata e approfondita presenza nei luoghi cardine dell'Est Europa.

Tra le tante suggestioni, se ne possono indicare almeno tre, aggiungendo un semplice ricordo personale.

La senatrice Tatjana Rojc. A sinistra, la sedia vuota e i libri scritti da Volčič

Volčič, conosciuto in tutta Italia, in Slovenia e nel mondo, ha scelto di trascorrere gli ultimi anni della sua vita a Gorizia e in essa ha incarnato, come forse nessun altro, il vero "spirito Goriziano". Non ha infatti tematizzato le differenze culturali che hanno caratterizzato già la sua infanzia in una famiglia multiculturale, ma le ha semplicemente vissute. 

Ciò è stato reso possibile da una cultura enciclopedica, formata sulla lettura e soprattutto su quella necessaria e rara valutazione critica e sistematica delle fonti che lo ha reso un vero Maestro di comunicazione. Come è stato ben rimarcato nella serata commemorativa, questa alta sapienza non gli ha impedito di ascoltare ogni persona, anche quella un po' intimidita che si toglieva il cappello davanti a lui, con un po' di soggezione, quando lo si incontrava all'edicola dove faceva scorta di mille giornali.

Se è stato un punto di riferimento planetario, in particolare riguardo ai sommovimenti che hanno portato alla fine l'Unione Sovietica, la corona dei "satelliti" e la storia speciale dei "non allineati", giunto a Gorizia ha goduto della pluriculturalità, partecipando con umiltà e semplicità alla vita culturale cittadina o semplicemente dimostrando una sorprendente simpatia nei confronti di chiunque desiderasse porgli una domanda o scambiare qualche breve considerazione.

Il mio ricordo personale risale al 2004, quando lo invitai a tenere una lectio magistralis ai direttori dei settimanali diocesani del Nord Est. Mi disse che sarebbe venuto volentieri, ma per ascoltare, dal momento che si dichiarava molto interessato a conoscere un punto di vista sul mondo come quello che senz'altro avrebbe potuto fornire un gruppo di giornalisti così radicati nei territori di quello che allora veniva un po' impropriamente definito "Triveneto". Solo dopo una cordiale insistenza, accettò di dire qualcosa anche lui e le sue parole furono accolte in un  silenzio attonito e partecipe. In un quarto d'ora di intervento ci immerse nelle dinamiche del passato, ci appassionò con le sue visioni profetiche del suo futuro e ci raccomandò di essere ben attenti e soprattutto partecipi delle vicende del presente. E poi, durante la cena, ai pochi fortunati commensali che sedevano accanto a lui, tra un sorriso e una battuta, era riuscito a dirci che cosa ha di particolare e ineludibile il territorio Goriziano. Aveva parlato della gente, delle persone in carne e ossa, concrete, con le loro gioie, le speranze e le paure. Ci aveva indicato questo come punto di partenza e ci chiedevamo come un uomo capace di guardare dall'alto il mondo intero, fosse così capace di scendere "in basso", rilevando con tanta passione la specificità di questa terra. 

Insomma, il miracolo dell'unità nella diversità non nasce da progetti scritti a tavolino, ma essi possono trovare un senso e una realizzazione soltanto presupponendo una convivenza quotidiana, ordinaria e assolutamente "normale", come tra buoni vicini di casa o componenti diversi della stessa famiglia. Occorre imparare da donne e da uomini aperti al mondo intero e nel contempo sprofondati nella concretezza del particolare. Occorre tenere vivo il ricordo di Demetrio Volčič e di coloro che come lui hanno costruito ogni giorno semplici e ordinarie relazioni umane, le hanno tematizzate e moltiplicate trasformandole in notizia giornalistica e programma politico. E' stata la loro testimonianza a portare, passo dopo passo, al superamento delle "nostre" frontiere e anche alla grande, prossima occasione, di Nova Gorica e Gorizia, capitale europea della Cultura 2025. 

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