martedì 21 dicembre 2021

La bellezza, tra razionalità ed emozione

Se si sta sempre nella pianura, può capitare di non vedere mai il il cielo. La nebbia copre come una coltre l'essere e lo rende monotono, omogeneo, apparentemente insignificante. Occorre alzarsi, anche di poco, per scoprire orizzonti più larghi, colori scintillanti che si riflettono su un mare di nuvole leggere, indistinte e grigie.

Occorre anche avere il coraggio di varcare la soglia, liberare dal cuore il proprio desiderio imprigionato di infinito. Tutto sembra invitare a evitare il rischio, tutto sembra proporre la comodità del fermarsi. Ma non appena si azzittiscono le sirene della banalità, non appena si ha la forza di oltrepassare la porta, ci si accorge che quella che sembrava una barriera, è invece luna finestra aperta sull'eterno. Si contemplano le montagne lontane, si percepisce il loro invito pieno di gelida Bellezza, si intuisce che la Risposta alla Domanda che non s ha più neppure l'ardire di porsi, non può che essere "più in là", come scriveva Montale.

Un po' come la Vita, sottile ponticello sospeso tra un prima e un dopo inattingibili alle categorie razionali dello spazio e del tempo. Non scegliamo di vivere, neppure di morire, decidiamo soltanto, istante per istante, il realizzarsi dell'unità nella molteplicità o della molteplicità nell'unità. In questo istante, già fuggito nella corsa inarrestabile della Storia, si realizza tutto, ovunque si trovi una coscienza capace di percepire la gloria, l'onore e la responsabilità dell'essere e dell'esserci.

La Vita è un Mistero, non nel senso etimologico, derivato forse da un verbo greco che significa "tacere", ma come apertura illimitata - e per questo mai pienamente comprensibile - alla conoscenza. Là dove "ciò che era prima del concepimento" e "ciò che sarà dopo la morte" rappresentano gli spazi della libertà assoluta, non occupati dall'impero della Ragione che sembra riuscita nell'intento di sottomettere a sé tutte le cose, ma non in quello di infrangere le barriere dell'"al di là", di quella che laicamente si potrebbe definire "trascendenza".

Insomma, oltre la porta, sulla cima delle montagne, oltre l'orizzonte, si può penetrare soltanto rinunciando per un momento all'ingombrante ma necessaria forza della razionalità e liberando le energie spesso sopite che scaturiscono dal sentimento e dall'emozione.

Nessun commento:

Posta un commento