giovedì 23 dicembre 2021

Passeggiando per il Travnik...

De gustibus non est disputandum? Non quando c'è di mezzo il denaro pubblico e, ancor più importante, il paesaggio che è di tutti.

Se è vero che gli addobbi natalizi nel Travnik sono costati diverse decine di migliaia di euro, c'è da chiedersi veramente il senso di questa operazione.

Da un'amministrazione che fa realizzare nei palazzi municipali sontuosi presepi, ci si aspetterebbe un forte rispetto della tradizione, delle cosiddette e spesso a sproposito invocate "radici cristiane dell'Europa".

Nella maggiore parte delle città, in particolare nelle piazze principali, si elevano veri alberi, piacevolmente addobbati, in alcuni notevoli e lodevoli casi ben radicati nel terreno per consentire loro di sopravvivere alle festività. Quello dell'albero è un bel segno che accomuna credenti e laici, popoli del Nord e del Sud, uniti dalla celebrazione annuale della Vita, della Luce, del Sole che rinasce verso nuovi orizzonti di speranza.

Invece, mentre l'associazione che vuole far rivivere via Rastello propone interessanti vetrine molto intonate al periodo, la piazza Vittoria propone al posto del solito abete, una specie di cono elettronico rovesciato, con accanto il penoso simulacro elettrico di un pupazzo di neve (d'accordo, qua il de gustibus ci sta, è vero che molte persone - bimbi e adulti - non resistono alla tentazione di una foto ricordo). Per dirla in altri termini, al kitsch non c'è limite, tanto più se pagato con il denaro di tutti!

Già che ci si è, perché non dare un'occhiata alla collina del castello? Come non ricordare i bei tempi antichi, quando il verde ricopriva l'erta e gli animaletti selvatici, felici, potevano scorrazzare liberamente su e giù? I caprioli con i cuccioli, il tasso barbasso e perfino qualche orsetto avventuroso avevano eletto quella boscaglia come il loro piccolo paradiso sulla terra...

Beh, sì, ora sto esagerando. Ma molto più prosaicamente, come non ricordare che quello che avrebbe dovuto essere il maggiore trionfo e fiore all'occhiello del decennale romoliano, la grande attrazione che avrebbe portato frotte di turisti in città da tutto il mondo (veniva detto proprio così!), la cui inaugurazione era prevista "al massimo" alla fine del 2008, tredici anni dopo è ancora lì e la ferita al colle è più fresca e sanguinante che mai?

Quando si proponeva il referendum per sentire il parere dei cittadini, si accampava la scusa della penale da pagare, nel frattempo i costi sono talmente cresciuti da far sembrare davvero un bruscolino quel piccolo dazio che avrebbe salvato una delle zone più affascinanti di Gorizia. Ma a raccontarla sembra impossibile: degli ascensori al castello si è cominciato a parlare nel lontanissimo 1999 o giù di lì. Ci si avvicina ai 25 anni, per riuscire a finire un triste corridoio di cemento lungo meno di 60 metri, una voragine di contributi a fronte di un'impresa che, ammesso e non concesso possa essere avviata, non sembra aprire nessuna ulteriore prospettiva al futuro della/delle città. Anche perché la Capitale europea della Cultura non è certo stata scelta per l'esistenza del Castello di Gorizia e del suo colle, ma per la lungimiranza di Nova Gorica che ha accettato di collaborare con Gorizia nel poter essere - o diventare - esempio di convivenza nel cuore dell'Europa.

Nessun commento:

Posta un commento