martedì 21 dicembre 2021

Dicembre 2020, un triste ricordo ad Aiello

Esattamente un anno fa si è verificato il periodo più tremendo del mio impegno quinquennale come sindaco di Aiello del Friuli.

Si era fatto davvero di tutto per evitare l'ingresso del virus nella struttura. Rispettando il dettato dei vari famosi DPCM e aggiungendo ulteriori prescrizioni, si era trasformata "Casa Mafalda" in una prigione. Gli ospiti non potevano uscire, i parenti e gli amici non potevano entrare. Per fortuna gli operatori professionali - infermiere e infermieri, operatrici e operatori sociosanitari, animatrici e animatori, personale presidenziale e direttivo del Comune e della cooperativa gestrice, ecc. - si sono distinti, impegnandosi al limite delle loro forze e sopperendo al massimo grado e per quanto possibile, alla mancanza di relazioni ordinarie.

Dopo la prima decina di giorni di dicembre del fatidico 2020, arriva la ferale notizia, il Covid-19 è entrato in qualche modo nella "Casa". Qualche giorno di incertezza e grande preoccupazione, poi il disastro, quasi tutti gli ospiti sono risultati positivi, alcuni hanno rilevato subito sintomi gravi. Contemporaneamente il coronavirus ha travolto il settore sanitario, con conseguente drammatica carenza di personale operativo. Insomma, un incubo! Poi c'è stato lo stillicidio, prima di un triste Natale. Uno alla volta, come le foglie in autunno, venti anziani se ne sono andati, uccisi dalla malattia, ma forse, ancor di più, da un altro male ancora più oscuro.

Sì, questo ricordo è per tutti e ciascuno di loro, ognuno è stato tassello importante nel mosaico di ogni famiglia e ha costituito un piccolo frammento anche del quadro della mia vita, non potrò dimenticare i loro volti e i loro occhi.

Si poteva fare diversamente? Si poteva evitare questo disastro? La risposta è certa, senza tentennamenti ed è "NO". Ma ciò che fa più male, anche a distanza di un anno e ormai privo di ogni responsabilità amministrativa nei confronti di Casa Mafalda, è il pensiero della terribile Solitudine. Dopo un anno senza contatti, la morte ha soffiato dall'albero della vita tante persone che forse si sono lasciate andare, stanche di attendere un sorriso familiare che sembrava non potesse più illuminare e scaldare il loro cuore.

Non so bene che cosa proporre, certo non è facile mentre imperversa omicron, anche se un'adeguata gestione di vaccini e tamponi potrebbe risolvere almeno in parte i problemi. Tuttavia chi deve decidere, ad Aiello come altrove, è bene che ricordi questa esperienza, nelle strutture residenziali assistite si muore più di solitudine che di malattia.

1 commento:

  1. La solitudine, è vero, uccide più delle malattie del corpo, perchè la solitudine è la malattia dell'anima, è il cancro dell'anima.
    Quando abitavo in Toscana facevo parte dell'A.V.O. (Associazione Volontari Ospedalieri) che, oltre ad operare, appunto, negli ospedali, era presente nelle varie case di riposo a Empoli. Io avevo scelto di prendermi cura dei vecchietti soli che vivevano l'ultima parte della loro vita in queste strutture dove, a volte, qualcuno si suicidava gettandosi dalla finestra.
    Ricordo, in particolare, un Natale. Dovevamo consegnare dei regali a tutti gli ospiti della casa di riposo "Chiarugi", proprio il giorno di Natale.
    Il compito era riservato a noi single, cioè ragazze libere senza marito nè figli.
    Appena sono entrata nella camera, un vecchietto ha afferrato il mio braccio attirandomi a sè, voleva parlare. Mi ha raccontato un po' del suo passato, mi guardava ma quegli occhi vedevano oltre. Sono stata in silenzio ad ascoltare, ho fatto fatica a ricacciare le lacrime. Che tristezza ho provato. Avrei voluto portarli tutti a casa con me.
    In questo tempo di pandemia, le persone più colpite sono proprio loro, i nostri anziani, coloro che hanno la vita dietro le spalle e un futuro a breve termine.
    Agli anziani il Covid ha rubato l'ultima parte della vita.
    Non si lamentino i giovani, pensino anche che molti anziani, oltre al Covid, hanno passato l'esperienza della guerra proprio nel vigore della gioventù.

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