Si potrà dire che quella di oggi sul Sabotino "è stata una gran bella giornata", se i semi sparsi lungo il cammino si trasformeranno in germogli di accoglienza, pace, legalità e giustizia.
Una cinquantina di persone, provenienti da diverse parti della Regione, hanno marciato dall'abitato di San Mauro fino al rifugio sloveno nei pressi della cima. Hanno interrotto il ripido percorso, fermandosi in quattro punti, per ascoltare alcune importanti testimonianze sulla situazione del mondo e del nostro territorio. E' stato un gesto di preparazione alla "Giornata" di memoria delle vittime delle migrazioni, che sarà celebrata a livello nazionale a san Dorligo della Valle (Dolina), il prossimo 2 ottobre.
Alla partenza hanno parlato Gianfranco Schiavone di ICS e Beppe Caccia di Mediterranea. Hanno consentito di rivivere la situazione drammatica dei migranti, lungo la rotta balcanica e sulle vie del Mediterraneo. Come poter vivere tranquilli la propria quotidianità, pensando a centinaia di migliaia di persone in cammino, dimenticate dal mondo, quando non vendute da squallidi interessi ai sinistri potentati e ai lager libici e turchi? Come non pensare alla crisi di una democrazia che pensa di sopravvivere attraverso il rifiuto, il respingimento, la difesa dall'incontro con persone portatrici di valori, di speranza, di desiderio di condivisione e di solidarietà?
Dal tema dell'accoglienza si è passati a quello della Pace, con gli interventi di Sonia di Pax Christi e di Lisa Clark dei Beati i costruttori di pace. Hanno parlato di educazione e formazione alla pace e alla nonviolenza. Lisa ha accompagnato i presenti nella conoscenza delle esperienze di resistenza nonviolenta che si stanno realizzando in Ucraina e in Russia, segnali di speranza in una situazione di conflitto sempre più assurda e incomprensibile.
Ormai vicini alle trincee del Sabotino, hanno preso la parola tre esponenti di Libera, Francesca, Davide e Alessandro. Hanno raccontato dell'illegalità dominante, anche nella terra friulana. E hanno testimoniato la forza di resistenza di donne e uomini che mettono a repentaglio la propria vita per sconfiggere le mafie e la camorra, per poter dire che solo nel rispetto della legalità ci può essere vera libertà. E' stata presentata anche l'esperienza del Kulturni dom di Gorizia, una realtà nella quale la consapevolezza della propria identità non soltanto non chiude, ma spalanca all'accoglienza e all'amicizia con l'altro. La Casa della Cultura Slovena è la casa di ogni cultura.Le conclusioni sono state tratte da Anna Di Gianantonio, presidente dell'ANPI di Gorizia e da Mateja Sattler, rappresentante di EkoAnhovo. Anna ha tracciato una bellissima e profonda riflessione sul significato della parola giustizia, rilevandone anche gli aspetti di ambiguità e ricordando come i combattenti per la libertà dal nazifascismo hanno dovuto compiere una scelta di parte, per la quale hanno messo a repentaglio la loro vita. Mateja, parlando in lingua slovena, ha fatto conoscere la difficile situazione di Anhovo, dove il cementificio che già in passato ha creato non pochi e gravi problemi di salute alla popolazione locale, ora è divenuto un co-inceneritore che provoca inquinamento dell'aria e dell'acqua, anche grazie a legislazioni compiacenti e del tutto disinteressate alla salute delle persone.
Ha colpito molto la correlazione tra i diversi argomenti trattati, non può esserci autentica pace senza capacità di accoglienza e di riconoscimento della dignità di ogni persona. Non ci può essere giustizia senza lottare per cambiare un sistema che produce iniquità e devastazione dell'ambiente naturale e delle relazioni interpersonali. Non può esserci giustizia senza piena adesione a una legalità democratica che riconosca l'uguaglianza di diritto a tutti i cittadini che abitano in un determinato Stato. Non ci può essere cittadinanza attiva senza una convinta ed efficace educazione alla pace e alla nonviolenza attiva.
Erano presenti anche molte compagne e amici di Legambiente. La loro "parola" è stata molto concreta, impegnati a raccogliere in appositi sacchetti i (peraltro pochi) rifiuti "dimenticati" dai tanti viandanti che ogni giorno camminano verso questo piccolo gioiello che è la cima del monte.
Tornando alla frase iniziale, in una splendida giornata di sole, in un luogo dove tanto sangue è stato versato ma che oggi diventa riferimento culturale per l'intera Europa, la bellezza dell'essere insieme a ragionare di questi temi non deve far dimenticare quanta strada ci sia ancora da percorrere perché le speranze e gli auspici oggi espressi si possano finalmente realizzare. Qui e ovunque.
E se Nova Gorica e Gorizia Capitale della Cultura 2025 fosse semplicemente la traduzione operativa di questi spunti e la/le città diventasse laboratorio internazionale di pace, centro di accoglienza e di solidarietà fattiva, faro di legalità e scuola di giustizia?
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