mercoledì 28 settembre 2022

Un po' di politica, dal mio punto di vista...

 

Insomma, sembra che ci sarà un governo Meloni. La maggioranza parlamentare è forte, non fortissima, soprattutto alla Camera. Si sentono in giro molte preoccupazioni, ma forse quelle più concrete e immediate non riguardano solo il cambiamento della Costituzione o le politiche internazionali, ma soprattutto la regolamentazione della situazione di specifiche categorie di persone.

Per quanto mi riguarda, personalmente temo il proseguimento e l'aggravamento delle politiche a favore degli armamenti che hanno caratterizzato il governo Draghi e anche, purtroppo, la posizione del PD di Letta. Non lo si è molto sottolineato, ma una delle critiche principali "da sinistra" all'esecutivo uscente è stata quella relativa all'atteggiamento nei confronti del conflitto russo-ucraino. Sono molti di più di quanto si pensi coloro che, per non votare contro coscienza chi ha sostenuto l'invio delle armi, hanno preferito scegliere la via dell'astensionismo. Certo, con le notizie sempre più allarmanti che provengono dal fronte internazionale - comprese le misteriose esplosioni nel Baltico - una premier di destra che vuole "difendere anzitutto gli interessi degli italiani" non può certo rassicurare.

Temo per i migranti, anche per la palese ignoranza del tema da parte della nuova capa (ancora in pectore) del governo. La loro situazione è già gravemente compromessa dalle leggi Turco Napolitano e Bossi Fini, nonché dai decreti Minniti, per non parlare di quelli emanati da Salvini al tempo del governo Conte 1. La lotta insensata alle ong e i ventilati blocchi navali non avranno alcun influenza rispetto all'arrivo di tanti migranti in Italia, serviranno soltanto a respingere nei campi di concentramento i poveri in fuga dalle guerre e dalla fame e a condannarli a sofferenze già ampiamente documentate. E' vero che anche su questo capitolo occorrerebbe una politica europea dell'accoglienza e non del respingimento. Tuttavia è veramente inquietante ritenere che sia presentata come una "difesa dei confini", rigettare un esercito di poveri, disarmati e disperati, tra le braccia di bande criminali in Libia o respingere al mittente in Bosnia i migranti della rotta balcanica.

Si teme per i diritti sociali, anche se sembra che le classi di elettori che hanno espresso maggior fiducia per Meloni siano state quelle meno abbienti, che probabilmente hanno sentito troppo lontani un centro sinistra e una sinistra che non a caso hanno intercettato soprattutto il voto degli intellettuali e dei più ricchi. Non è un buon segnale, è la certificazione di un distacco impressionante tra la base e i suoi rappresentanti. Cosa farà per i più deboli questo nuovo governo? Riuscirà a mantenere qualcuna delle molte promesse fatte? Sarà davvero un "nuovo" modo di concepire il potere? In Giorgia Meloni, versione dottor Jekyll e mister Hyde, prevarrà il volto apparentemente moderato e conciliante oppure quello feroce dell'erede del Movimento Sociale Italiano? E i suoi seguaci, resteranno nei binari della dialettica pacifica o, come spesso accaduto in questi ultimi anni, c'è da temere una nuova stagione interna condita con l'olio di ricino e i manganelli? Non sono domande peregrine, dal momento che il consenso elettorale è molto volubile in questi anni, la crisi occupazionale, energetica e finanziaria bussa con sempre maggior forza alle porte e la crescita della tensione sociale dovrà necessariamente manifestarsi anche su piazze che torneranno a esercitare legittime e pacifiche pressioni democratiche. Come saranno affrontate le manifestazioni, a livello ufficiale e anche non ufficiale?

Si teme naturalmente per i diritti civili, da quelli legati alla tutela della donna e al rispetto delle scelte relative all'inizio e alla fine della vita a quelli connessi alle unioni civili e al contrasto a tutto campo a ogni forma di omofobia. Se non sembra esserci il clima per arrivare al matrimonio paritario, saranno mantenuti almeno i diritti acquisiti nel corso degli ultimi anni e in linea con le altre legislazioni europee?

E i diritti delle culture numericamente minoritarie, saranno garantiti? E' un tema particolarmente importante e delicato anche in Friuli-Venezia Giulia. La varietà e la diversità sono una delle principali ricchezze del tessuto umano dell'Italia, così come la compresenza di diverse nazionalità che consentono di intrattenere buone relazioni con i Paesi confinanti. Ci si augura che continui la buona stagione di collaborazione dimostrata - almeno a livello statale - tra Italia e Slovenia, a tutto vantaggio anche della zona di Nova Gorica e Gorizia, incamminate, per la verità non troppo speditamente, verso la capitale europea della cultura nel 2025. La presenza di una senatrice esperta e competente come Tatjana Rojc potrebbe in questo senso fare la differenza, anche se il suo compito, esercitato quasi in solitudine, non sarà certamente facile.

Per scendere poi a un livello previsionale, non è che questa coalizione "vincente" goda di ottima salute. Il centro destra non ha aumentato di molto i propri consensi, c'è stato solo un travaso di voti, un'onda dalla Lega a Fratelli d'Italia. E il distacco tra il primo partito e gli altri due membri della coalizione rischia di suscitare più malumori che entusiasmi. E poi, già Berlusconi ha messo in guardia la potente alleata con alcuni richiami inequivocabili all'europeismo e all'atlantismo. Sì, Berlusconi, ancora lui... il principale responsabile del rincoglionimento nazionale grazie al martellamento sistematico delle sue reti televisive, sulla soglia dei 90 anni, invece di dedicarsi ai nipotini, rischia di essere ancora l'ago della bilancia della politica italiana, che egli stesso ha contribuito in modo decisivo a ridicolizzare, all'interno e all'estero. E Salvini ha già espresso i suoi proverbiali crozzani mormorii per far capire che, se la scelta dei ministri non gli aggraderà, potrà creare uno sconquasso e ritrovarselo agli Interni - il ministro del Papeete - sarebbe davvero una catastrofe, una vera provocazione al mantenimento dell'ordine pubblico.

Insomma, dopo aver navigato per qualche mese in acque sempre più agitate, anche la (futura) premier Meloni potrebbe arrivare alla fine dei Conti (nel senso dei due governi Conte). Pur di non far perdere l'oneroso posticino ai parlamentari, si potrebbe ipotizzare una nuova convergenza di tutti o quasi, esclusa Meloni e sentire le parole di Mattarella che incarica l'ennesimo "salvatore della patria" per tirare avanti almeno per un po' la baracca, con il beneplacito dei vari Biden e von der Leyen. Fantapolitica? Può darsi, ma se qualcuno cinque anni fa avesse pronosticato ciò che poi è accaduto (Conte 1 Conte 2 Draghi), come lo avremmo giudicato?

1 commento:

  1. Analisi impietosa ma piuttosto vicina al vero, purtroppo.

    RispondiElimina