giovedì 29 settembre 2022

Un libro di Pier Paolo Gratton su Pietro Cocolin, arcivescovo di Gorizia tra il 1967 e il 1982

 

Pier Paolo Gratton, giornalista di Ruda, ha scritto un libro molto interessante, dedicato a Mons. Pietro Cocolin, arcivescovo di Gorizia dal 1967 al 1982. Sarà presentato ufficialmente venerdì 7 ottobre, alle ore 18 presso il Kulturni dom di Gorizia (Via Brass), dall'autore, insieme al direttore del Kulturni Igor Komel, al sindaco di Ruda Franco Lenarduzzi, al vicario generale dell'Arcidiocesi mons. Armando Zorzin e ad Andrea Bellavite (sì, proprio io), che ha avuto l'onore di curare la prefazione. In anteprima il volume sarà presentato anche a Ruda, sabato 1 ottobre, alle ore 10.30.

L'autore, con ampia documentazione in parte archivistica ma soprattutto testimoniale, ricostruisce un brano di storia del territorio, incentrandolo sull'esistenza del presule chiamato a reggere la chiesa isontina negli anni immediatamente successivi alla celebrazione del Concilio Vaticano II.

Nella prima parte, dedicata all'infanzia e all'adolescenza di Pietro, vengono delicatamente delineate la situazione della Bassa Friulana nel primo dopoguerra, la condizione degli agricoltori durante il fascismo e la tragedia della seconda guerra mondiale, dalla nascita (1920) fino all'ordinazione sacerdotale (1944). Vengono poi raccontati i primi passi del ministero, dagli entusiasmanti impegni giovanili a Cormons alle responsabilità parrocchiali a Terzo d'Aquileia, ad Aquileia e infine a Monfalcone. Seguono gli anni della guida pastorale dell'arcidiocesi, segnati da una parte dalle speranze di rinnovamento scaturite dal recente Concilio, dall'altra dalle progressive difficoltà e incomprensioni, anche con parte dei più diretti collaboratori. Sono quindici anni di conquiste, importanti anche per l'intera società civile, basti pensare all'apertura della dimensione missionaria, all'approfondimento culturale portato avanti con l'aiuto del settimanale diocesano, alla passione per il pionieristico dialogo con il mondo sloveno di Nova Gorica e dintorni, all'ampia pagina dedicata all'azione caritativa. Ma è un periodo anche di incertezze, come nel caso della fine dell'esperienza pilota della comunità di base di Sant'Anna o nella difficoltà di avviare quel convegno ecclesiale che avrebbe dovuto dare un nuovo volto alla comunità diocesana e che si è invece interrotto sul nascere, a causa dell'improvvisa malattia che lo ha condotto rapidamente alla morte.

Sono molte le considerazioni che il libro di Gratton suscita, da quelle propriamente storiche a quelle biografiche. Tra le altre, una prima è rilevata con forza dall'autore, cioè la richiesta di ottemperare a una delle ultime volontà dell'arcivescovo, quella di poter essere seppellito in qualche angolo della da lui amatissima basilica di Aquileia. Un secondo pensiero, più personale, è legato alla riflessione suscitata dal titolo e legata alla solitudine del vescovo, ma anche del prete, uomini dedicati totalmente al servizio di un Dio trascendente e a una fragile umanità desiderosa di ricevere affetto e compagnia. In questa proiezione radicale verso l'alto e verso l'altro, emerge il dramma della naturale limitatezza che impedisce quasi sempre di realizzare l'impresa, cosicché il comandamento nuovo di "amare il prossimo tuo" risulta sempre maggiore di quello richiesto dal Vangelo, "... come te stesso". Come non chiedersi se l'alto prezzo della solitudine esistenziale che consegue dalla cosiddetta "consacrazione", sia proprio quello richiesto dal Maestro?

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