Chi non lo ha mai provato, non può capire l'emozione che ti stringe la gola, quando alla fine di una commemorazione un poderoso coro intona l'ultimo canto e alle parole Vstala Primorska tutti i presenti si alzano in piedi.
E' accaduto, ancora una volta, nel corso della bellissima commemorazione dei 95 anni dalla fondazione dell'organizzazione TIGR, sul Monte Nanos.
La composizione è legata alla storia del Novecento nel Litorale sloveno, una lunga striscia di terra che da Portorož giunge fino ai passi del Predil e Vršič, comprendendo una parte importante del Carso e la valle della Vipava.
E' un territorio regalato dal Trattato di Rapallo (1920) al Regno d'Italia, ma abitato - almeno per ciò che concerne il Carso e le valli della Soča e della Vipava - quasi esclusivamente da persone di lingua e cultura slovena. L'occupazione ha fatto comprendere subito la natura violenta e impositiva della nuova amministrazione, ma la situazione si è aggravata con le provocazioni che hanno in breve tempo portato all'instaurazione del regime fascista. Da quel momento è iniziata la vera e propria Resistenza degli sloveni della Primorska contro ogni sorta di vessazioni. Si è andati dal cambiamento di tutti i cognomi alla trasformazione dei nomi dei paesi, dalle intimidazioni di ogni sorta alla feroce repressione di qualsiasi forma di protesta. Si è arrivati fino ai processi farsa che hanno portato alla morte i quattro Junaki (eroi) di Bazovica, al carcere e al confino per tutti gli intellettuali, alla proibizione dell'uso della lingua nelle scuole e perfino nelle chiese.
E' in questo contesto che è nata l'associazione TIGR, acronimo per Trst Istra Gorica Reka, un'organizzazione rivoluzionaria le cui azioni hanno avuto lo scopo di contestare i frutti velenosi dell'occupazione e di preparare la lotta di liberazione. Nel corso della celebrazione a Nova Gorica, sono intervenuti molti oratori che hanno raccontato secondo diversi aspetti la vicenda, presentando le figure dei fondatori, uomini e donne che hanno messo a repentaglio la propria vita pur di rimanere fedeli alla propria coscienza e di rispondere al mandato di portare la libertà al proprio popolo. Dopo il Presidente attuale di TIGR, Gorazd Humar, si sono espressi i sindaci di Miren e di Nova Gorica, il ministro Arčon e gli scrittori Dušan Jelinčič, figlio di Zorko, presente insieme agli altri sul Nanos nel 1927 e Milan Pahor, responsabile delle commemorazioni che si svolgono ogni anno, la prima domenica di settembre, per ricordare i quattro giovani assassinati a Bazovica. La musica alternata alla poesia ha sostenuto artisticamente la riflessione. E' stato un momento sobrio e serio, ma anche impegnativo e in qualche modo consolante, anche alla luce dei più volte richiamati - non senza preoccupazione - risultati delle recenti elezioni in Italia.
Il canto Vstala Primorska è quindi un inno alla libertà, da conquistare anche al prezzo del sangue, come accaduto nella lotta vittoriosa, giunta al suo culmine nel 1945, dopo i tragici anni della seconda guerra mondiale. Vale per gli sloveni, che celebrano con la forza della voce e dei gesti l'uscita dal tunnel del fascismo e del nazismo. Ma vale per ogni essere umano e ogni popolo che anela alla giustizia e al riconoscimento del proprio diritto alla vita. Per questo ci si emoziona così tanto, perché quell'alzarsi in piedi cantando con tanta forza e convinzione è un gesto che simbolicamente raccoglie l'urlo di protesta di tutti gli oppressi del mondo e la celebrazione gioiosa della vittoria contro ogni violazione della dignità delle persone.
Un'ultima nota è da segnalare. Non è forse il momento migliore, ma proprio per questo è necessario insistere perché urgentemente sia tolta la qualifica di terroristi ai quattro uccisi di Bazovica - Ferdo Bidovec, Fran Marušič, Zvonimir Miloš e Alojz Valenčič, la cui memoria è stata onorata anche dai presidenti dell'Italia Mattarella e della Slovenia Pahor. Sarebbe il modo migliore per ricordare i 95 anni di un sodalizio, nato in clandestinità per rivendicare semplicemente ciò che dovrebbe essere un diritto elementare e naturale per ogni persone e popolo, parlare la propria lingua, scegliere liberamente i propri governanti, lavorare senza discriminazioni, vivere insomma in serenità e in pace.
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