Le bollette relative al consumo energetico, in particolare al gas, stanno mettendo in ginocchio le famiglie e soprattutto le piccole e medi imprese. Sono in vista chiusure sistematiche, con conseguente drammatica crescita delle povertà, mentre molte grandi realtà industriali si riciclano secondo convenienza, lascando sulla strada migliaia di lavoratori.
Mentre la situazione si fa sempre più grave e la guerra tra Ucraina e Russia continua, quasi tutto il mondo politico italiano, impegnato nella finora più surreale delle campagne elettorali, sembra vivere su un altro Pianeta, strutturalmente incapace di riconoscere e affrontare i problemi.
La situazione generale, già in precedenza delicata, è precipitata contestualmente alle sanzioni votate contro la Russia e alla scelta di molti governi nazionali di investire miliardi di euro in armi che altro non sono servite che a prolungare a tempo indeterminato l'assurdo conflitto. Come nella più classica delle onde di rientro, ciò che avrebbe dovuto indebolire Putin ha invece portato i Paesi dell'Unione europea sull'orlo del collasso. I governi, compreso quello di Draghi, sostenuto con entusiasmo da un'inedita maggioranza trasversale - dal Pd alla Lega - probabilmente unita dal solo desiderio di raggiungere il tempo necessario a maturare i vitalizi per i parlamentari, hanno una grave responsabilità. E' anche a causa del loro pervicace schieramento a favore di Zelensk'ij e della scarsa iniziativa di trattativa per la pace, tanto invocata da Papa Francesco, che ci si trova in questo frangente così drammatico.
Che fare adesso? Quali soluzioni? Un ritorno all'Agenda Draghi, incentrata sulle più convinte prospettive neoliberiste degli ultimi decenni?
No, l'unica soluzione possibile sarebbe quella indicata dal "Progetto Robin Hood", togliere ai ricchi per dare ai poveri. Occorre un sistema di tassazione diametralmente opposto a quello prospettato nella cosiddetta flat tax, è necessario aumentare la pressione su chi più ha, per poter immaginare di continuare a far andare avanti lo Stato, in particolare lo Stato sociale.
Perché per esempio non tassare le eredità, aumentando fortemente la tassa di successione, tenendo conto che ciò che si riceve non deriva dalla propria capacità produttiva, ma solo dalla fortuna di far parte di una famiglia facoltosa, un po' come vincere al lotto?
Perché non avere il coraggio di tassare fortemente le seconde e terze case, molto spesso divenute soltanto vuoti investimenti? Si incentiverebbe la disponibilità ad affittare a chi ne ha bisogno, si ripopolerebbero centri storici malinconicamente caratterizzati dalle imposte chiuse, si ridurrebbe il consumo del suolo, reso necessario dalla cronica e colpevole mancanza di alloggi?
Perché non impedire la libera professione a chi ha già un incarico pubblico? Si colpirebbe l'odiosa tendenza a dividere l'umanità tra un piccolo gruppetto di privilegiati che si possono permettere sanità e scuola privata e la gran massa di cittadini costretti ad affrontare dei servizi pubblici sempre più carenti di personale e di strutture con livelli minimi di qualità?
L'elenco delle domande potrebbe allungarsi molto, sono le risposte la merce rara da individuare. Anche in campagna elettorale, dove sembra che un unico partito - abbastanza silenziato dai media nazionali - sembra mettere l'accento su questi e su tanti altri problemi quotidiani.
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