mercoledì 3 agosto 2022

Ascensori al Castello. L'avevamo detto noi...

Memorandum...
Ogni tanto il quotidiano locale riporta lo stato di avanzamento (si fa per dire...) dei lavori per la costruzione del famigerato ascensore da Piazza Travnik al castello di Gorizia. L'inaugurazione, prevista per la scorsa primavera, è rinviata all'autunno. Di quale anno, non è dato saperlo.

Fin qua, niente di nuovo. Progettato intorno all'anno 2000, tenacemente voluto dai sindaci che si sono succeduti e dalle loro giunte, contrastato da un numero di cittadini che la burocrazia dei regolamenti ha impedito di "contare" bocciando il sacrosanto referendum proposto e presentato con il firme immediatamente raccolte nel 2008 da Forum per Gorizia e apposito Comitato, l'impianto di risalita è stato un pozzo senza fondo che ha inghiottito tempo, energie e milioni di euro buttati al vento.

Nonostante fosse ovvio che i lavori non sarebbero andati avanti come da programma - il blog del Forum testimonia la presentazione di mille prove relative alla natura del terreno, alla presenza di migliaia di ordigni della prima guerra mondiale, ai possibili e poi confermati ritrovamenti archeologici e così via - il centro destra compatto si è da sempre incaponito sul Piavesco "tacere bisognava e andare avanti". Il povero Romoli, in verità, non sembrava tanto entusiasta della grana ereditata dai suoi predecessori, ma aveva sperato in una rapida soluzione del problema, annunciando ritualmente, circa ogni tre quattro mesi, che "entro la stagione successiva i lavori sarebbero finiti". Qualcuno, come l'allora assessore Devetag, si dimostrava molto più entusiasta definendo addirittura il manufatto "il volano che avrebbe rilanciato il turismo goriziano". Quanta acqua è passata sotto i ponti... Ziberna ha ereditato l'impegno, continuando la linea degli annunci e delle promesse puntualmente smentiti. E' riuscito a vincere le elezioni, nonostante la mancata inaugurazione, forse ora non ha bisogno di particolari spot. I soldi finiti nella voragine hanno raggiunto proporzioni gigantesche e qualcuno riesce ancora a pensare di essere creduto quando assicura che "entro Natale avremo funiculì funiculà".

Che sensazione amara quella di chi, inascoltato, ha messo in guardia chi di dovere della sorte certa di una determinata impresa e pensa a quante risorse sarebbero state risparmiate se si fosse presa in considerazione la proposta di fermare i lavori prima che fossero iniziati, pagando la penale che sarebbe costata cento volte di meno dello sperpero che invece è seguito. Ma in politica, si sa, "l'avevamo detto noi" non paga, né in termini di riconoscimento, né in quelli di consenso elettorale, né in quelli di buon senso.

Nell'attesa della prossima scadenza e del prossimo rinvio, un buon resto di estate e un buon autunno a tutte e tutti voi...

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