La presentazione del programma della Capitale europea della Cultura ha senz'altro dimostrato l'enorme lavoro che è stato svolto da tutti i vari attori coinvolti. Non si può che ringraziare chi ha predisposto il bidbook, chi ha avviato i progetti nell'ambito del sistema interreg e ha indetto i bandi, chi ha curato finora l'attuazione del tutto.
In questo necessario ringraziamento è compresa anche la possibilità di esprimere qualche opinione, quello che un privato cittadino, presente martedì sera all'Auditorium della Cultura Friulana, può ritenere di suggerire, per così dire da esterno.
Ecco, forse questa è la parola esatta, "esterno". L'impressione è stata quella di ascoltare da una parte gli "addetti ai lavori", dall'altra di non vedere presenti tutti coloro che non sono entrati nella sala, gli "esterni" appunto, che in grande maggioranza forse non sapevano neppure dello svolgersi dell'iniziativa.
I primi hanno raccontato le linee fondamentali e hanno elencato le mille splendide iniziative che si svolgeranno nel corso del 2025. Gli altri sembrano essere toccati ancora molto poco da tutto ciò, c'è indubbiamente molta attesa, ma poca speranza. Ci si aspetta infatti tanto dal concretizzarsi di momenti artistici, musicali, teatrali, culturali, storici, ludici, gastronomici, ma non si ha ancora chiaro cosa si voglia che resti, dopo l'anno della celebrazione. Non lo hanno chiaro soprattutto le cittadine e i cittadini che avrebbero potuto e forse dovuto essere maggiormente coinvolti in un'azione che dovrebbe essere essenzialmente collettiva.
Lo si è detto più volte. La Capitale europea della Cultura non è stata scelta per i suoi monumenti, ma per la straordinaria realtà di culture, lingue e visioni del mondo differenti che, invece di combattersi, decidono di donarsi reciprocamente, le una alle altre. In altre parole, l'attrattiva di Nova Gorica con Gorizia non sarebbe determinata anzitutto dalla bontà degli eventi programmati, bensì dalla straordinaria ordinarietà di una convivenza tesa a diventare congiunzione. Per questo, negli anni precedenti, sarebbe stato necessario investire sulla conoscenza reciproca fra gli abitanti, sull'apprendimento indispensabile delle lingue degli uni e degli altri, sulla creazione di modelli di accoglienza e integrazione tra "vecchi" autoctoni e "nuovi" arrivati, sulla specificità di un laboratorio nel quale creare precisi percorsi e strumenti di pace e di giustizia sociale.
Ciò non significa che non sia necessario proporre avvenimenti che potranno diventare memorabili nella storia del territorio. Ben vengano, ma è importante che non siano fini a sé stessi. Dispiace la sostanziale assenza, in fase organizzativa, dei centri culturali sloveni e italiani che negli ultimi decenni hanno lavorato per abbattere i confini e costruire ponti di incontro e di amicizia. Sono i luoghi in cui, sia pur in piccole dimensioni, l'ideale della comunione nella valorizzazione della ricchezza delle diversità, si è già pienamente realizzato. Chi verrà a Nova Gorica e a Gorizia lo farà per incontrare questo tipo di realtà, dilatata al di là del recinto di tali istituzioni, per assaporare la bellezza di quella che con forte espressione si potrebbe definire "congiunzione fraterna".
Per questo, è bene che siano stati illustrati tanti gesti che sicuramente metteranno insieme le persone, anche se ciò non sarà sufficiente, senza un'approfondita visione d'insieme. Per esempio, Gusti di Frontiera, che - mi si consenta un assolutamente personale "purtroppo" - è stato indicato come uno dei quattro istanti topici della Capitale, non ha mai congiunto nessuno, ha solo affiancato masse di consumatori dediti a ingozzarsi (compatibilmente con i prezzi), cullati da una musica assordante che non ha consentito mai un minimo di approfondimento relazionale.
Il 2025 e soprattutto il 2026, dovrebbe essere l'occasione per avviare un nuovo modo di sentirsi, goriziani o goričani, locali o migranti provenienti da tutto il mondo e attualmente residenti. Ci si dovrebbe incontrare, conoscere e amare, realmente senza confini, né fisici né mentali. Perché questo accada, accanto alla giusta preoccupazione di offrire all'Europa e al Mondo grandi iniziative, occorrerebbe forse anche la ricerca di qualche tentativo di coinvolgere ogni cittadina e ogni cittadino, perché non si senta spettatore fra spettatori, ma a pieno titolo attore protagonista di una vera e propria trasformazione ontologica di un tessuto urbano.
Un aspetto importante è quello storico, per sentirsi parte di un'unica realtà, è importante conoscere le radici culturali e spirituali dei popoli e delle persone che vivono intorno all'antico confine. Sono ottime le proposte presentate ieri sera, incentrate sulla prima guerra mondiale, sul contrabbando, sul verde cittadino e sull'arte, così come le figure di persone di ieri e di oggi che hanno contribuito a far crescere la coscienza del territorio e, più in generale, della nostra umanità. Dispiace un po' che il Comune di Gorizia abbia di fatto ignorato la possibile grande mostra "dal preromano al postmoderno" - partendo da Aquileia e procedendo attraverso Gorizia, Nova Gorica, Kostanjevica, il Goriški muzej e così via - che avrebbe potuto donare ai residenti e ai visitatori una sintesi generale della ricchissima vicenda storica del territorio. Se ci fosse stata, tutti avrebbero potuto sapere delle popolazioni preromane, della conquista dei legionari, del primo affascinante cristianesimo, dell'allargamento del Patriarcato a confini coincidenti con il centro Europa, della storia del popolo sloveno e della conversione alla nuova fede, della presenza fondamentale del protestantesimo, di quella ebraica, della religiosità popolare, degli staroverci, della complessità del Novecento. In un contesto così ampio, anche i temi "scomodi" - come l'incredibile permanenza di Mussolini tra i cittadini onorari di Gorizia e molto altro - avrebbero potuto essere approfonditi con serenità e scientificità.
Certo e in ogni caso, il 2025 sarà spettacolare e le osservazioni vogliono essere umili suggerimenti, non certo critiche al mastodontico ed efficace lavoro che è stato portato avanti finora e che ancor più dovrà essere svolto nei prossimi mesi.
Utilizzando un'espressione coniata nel precedente post, l'augurio è quello che non soltanto si riescano a raggiungere numerosi obiettivi, ma che sia soprattutto l'inizio della realizzazione di un meraviglioso sogno.