sabato 7 dicembre 2024

Movimento pacifista: largo ai giovani!!!

 

Le guerre infuriano e sembrano allargarsi a macchia d'olio. I processi di pace, presunti o reali, non sembrano certo dipendere dal desiderio di interrompere una tragica catena di sangue e distruzioni, ma dalla realizzazione degli interessi dei Potentati di turno.

Si manifesta. Si manifesta contro la guerra ogni settimana, ogni mese, ogni giorno. Gruppi di persone camminano, vanno in bicicletta, gridano slogan per dire, con convinzione e tenacia, il loro no alla violenza, alla guerra, alle armi. 

L'impressione sull'efficacia non è delle migliori. Partecipano per lo più persone che sono sulla strada e nelle piazze da decine di anni, i capelli da neri e biondi sono diventati bianchi, forse si aggiunge qualche figlio o qualche nipote. Si è sempre meno e gli slogan, scanditi con voce sempre più fioca, si elevano verso il cielo tra l'indifferenza assoluta dei passanti.

Si ha la sensazione di essere come il figlio impertinente, arrivato in ritardo con strepitio e rumore al gran banchetto, al centro del magnifico e abbastanza emarginato film di Ermanno Olmi Lunga Vita alla Signora. Là dove, alla cena del Potere, tutti erano tollerati, anche l'impertinente che alla fine risulta clamorosamente il più amato tra i numerosi discendenti della Padrona.

Che fare allora, se non manifestare? E' effettivamente difficile dirlo e la tentazione della delusione inconcludente e cieca è sempre dietro l'angolo. Ma un tentativo di risposta c'è e forse non è ancora stato abbastanza indagato. Può essere sintetizzato dall'espressione "Largo ai giovani".

Sì, i giovani hanno dato prova di essere non soltanto entusiasti, ma anche capaci di guidare il corso degli eventi. Per qualche anno sono stati l'antenna del cambiamento climatico e oggi, di fatto, sono le prime vittime della guerra in Ucraina e del genocidio di Gaza. Perché sono così pochi alle manifestazioni organizzate in maggioranza dagli adulti, diciamo pure dai vecchi? Perché non trovano spazi nei momenti organizzativi? Perché gli adulti partecipano poco alle loro proposte?

Certo, le idee e soprattutto le strategie delle nuove generazioni - come sempre accaduto del resto - non collimano del tutto con quelle dci chi si è sentito per mezzo secolo  sul "fronte della pace". Forse è giunto il momento di farsi da parte. Non significa sparire o non continuare a esserci nei momenti chiave della protesta, meno che meno andarsene dai luoghi della politica rappresentativa e assembleare. Si tratta invece di cedere senza indugio i ruoli di conduzione e di ideazione, mantenendo una posizione di saggio consiglio, quando richiesto, e di supporto.

Il movimento pacifista non è in crisi perché mancano i motivi per urlare contro la guerra, ma perché non si è saputo rinnovare, lasciare le redini in mano a chi ha forse ed energie per riempire di nuovo le piazze, non in uno scontro generazionale, ma in una nuova collaborazione, resa possibile dall'umile accettazione di un cambio urgente di leadership.

Altrimenti il rischio è quello di una triste deriva della protesta, ridotta sempre più a colorati momenti quasi folkloristici, per nulla temuti, anzi, forse guardati con particolare affetto e tenerezza dal Potere.

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