Il bosco rappresenta l'essenza della vita. Ogni albero racconta una lunga storia individuale e nello stesso tempo fa parte di una vicenda collettiva. Genera ossigeno, rende possibile la vita, manifesta segreti meravigliosi ai cinque sensi di chi sa vedere, ascoltare, toccare, annusare, gustare. L'oscurità invita alla contemplazione del mistero e gli sprazzi di luce consentono di superare atavici timori. Il bosco è abitato da tanti animali, piccoli e grandi, parla al cuore con l'aiuto del vento, sussurra dolci poesie piene d'amore. Ci sono anche le fate, gli gnomi, facile incontrarle presso una cascatella gorgogliante e dietro la perfezione delle ragnatele intessute da straordinari tessitori. A volte il bosco si trasforma, quando è minacciato dall'uragano o quando sente sopravvenire la fine perché il suo più accanito nemico, il fuoco, cerca di divorarlo seminando strage. Allora la pace si trasforma in terrore, la soave percezione della trascendenza in angosciata illusione di potersi salvare.
C'è poi la Donna e con lei la permanenza della Vita. La dolcezza dello sguardo e la potenza della maternità, l'amore senza confini e l'immensità del dono, la debolezza della quotidianità e la forza inarrestabile della giustizia. E c'è l'Uomo, il sorriso timido, l'ingenuità dell'inconsapevolezza, la paura della guerra e la desolata passività davanti alla violenza cieca, l'asino che cerca di correre portando in salvo il figlio, mentre alle loro spalle il lugubre urlo della strage degli innocenti.
E infine c'è il Bambino, ai limiti della foresta, messaggio divino incomprensibile, se non fuori dallo spazio e dal tempo. Nello stesso tempo è un messaggio umano, la maestà della Nascita, subito custodita dalla Donna e dall'Uomo, nello stesso istante minacciata dai meandri incontenibile del Caos e dalle sempre evidenti mire dell'effimero Potere. Il re dei re, infinito ed eterno, si scontra con l'effimero re degli umani e lasciarci le penne sono i poveri bimbi di Betlemme. Rachele piange i suoi figli, perché non sono più.
La foresta è il luogo della pace, la culla dell'esistenza ritrovata. Ma la foresta nasconde anche le armi con le quali si scatenano le guerre. Il bambino sta in mezzo e vede attonito i missili che scavalcano la sua mangiatoia e annichiliscono i neonati di Gaza, cancellano i giovani russi e ucraini, uccidono e devastano villaggi e città. Oppure è sulla sella di un animale da soma, con la Madre e il Padre che fuggono e non trovano alloggio, vengono rispediti al mittente, non hanno permessi di soggiorno, ma solo l'onta di dover tornare indietro, fuggiti dalla fame e dalle bombe per esser ricacciati nella fame e sotto le bombe.
Difficile credere nel principe della Pace in tempi cupi, più utile forse contemplare con orrore le piaghe di coloro che sono morti, al posto di Gesù bambino. Difficile, ma non impossibile, se dal piano razionale ci si eleva a quello sovrarazionale e si percepisce nel bosco non l'intrico dei rami ma l'aria che si respira. E' forse questa la Speranza, la capacità di guardare oltre il velo della lettera, per scoprire lo Spirito che soffia nell'oscurità. Lo Spirito non trasforma la storia, ma penetra nei viventi e dona a essi il respiro. Ciascuno può fare la sua parte e portare una minuscola tesserina nel mosaico della Pace, sostituendo con essa la pietra annerita dalla cattiveria, dall'ottusità, dalla brama di ricchezza e di potere. E chissà, milioni, miliardi di tesserine potrebbero anche comporre il nuovo, meravigliosa mosaico dell'Umanità.
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