Inaugurazione del Cammino Celeste, Agosto 2006 (foto A. Pantanali) |
Il sogno presuppone una visione complessiva del mondo e si concretizza in una dimensione di speranza. Non si sa bene che cosa si riuscirà a realizzare, non perché non esistano le idee, ma perché si ha un enorme ventaglio di possibilità di realizzazione. I viandanti sanno che, come in ogni sogno che si rispetti, ogni meta raggiunta è soltanto una tappa, dalla quale ripartire verso quella successiva.
Pensiamo per esempio alla giovane generazione uscita dalle macerie della prima guerra mondiale. In modi diversi i partigiani sognavano una nuova società, dando a essa la forma di una repubblica socialista o di una costituzione democratica. Non sapevano esattamente cosa li attendeva, ma sapevano che avrebbero investito tutte le loro risorse ed energie nell'accompagnare il loro sogno, rinvigorendolo e adattandolo ai diversi momenti dello spazio e del tempo.
Esaurito il momento dei sogni, è stato sostituito da quello degli obiettivi. A scuola ci si va non per coltivare il sogno di una vita e acquisire gli strumenti per dargli forma e sostanza. Si devono invece raggiungere gli obiettivi, o almeno cercare di individuarli. L'obiettivo è unitario, una volta raggiunto si è superficialmente soddisfatti, anche eventuali scopi successivi sono nella stessa direzione: avere un buon voto a scuola, trovare un lavoro redditizio, mettere su famiglia, fare carriera nel proprio campo. Nel trionfo degli obiettivi, manca sempre la domanda che accompagna invece ogni sogno: PERCHE'?
Si possono sognare un mondo migliore, un'umanità affrancata dalle guerre, una fraternità universale e all'interno di questi orizzonti compiere scelte fondamentali, anche se sempre provvisorie perché guidate dalla visione del mondo. Al contrario, una volta raggiunti gli obiettivi, si rimane fermi al pianerottolo raggiunto, perché non interessa conoscere la dimensione e le strutture architettoniche della casa.
I giovani del '68 pensavano che il cambiamento del Pianeta fosse lì, dietro l'angolo e scendevano in piazza per scandire con tutta la loro voce la forza del loro desiderio. Avevano grandi sogni, come i loro successori, almeno fino a quando i loro figli - o forse anche nipoti - si sono visti soffocare il loro sogno nelle terribili giornate del luglio 2001 a Genova. Hanno vinto, almeno apparentemente, gli obiettivi: se la politica non può realizzare una nuova possibile umanità, tanto vale sfruttarla per raggiungere i propri individuali interessi; se la guerra non si può fermare perché "fa parte della natura umana", tanto vale starsene più lontano possibile dai problemi del mondo e curarsi i propri affari; se la famiglia umana non può essere aiutata a crescere in una nuova dimensione di pace e giustizia, tanto vale raggiungere l'obiettivo della tranquillità della propria individuale famiglia.
Ogni grande sogno ha trasformato la società, basti pensare all'esperienza di Basaglia a Gorizia oppure alle grandi opere dell'Arte e della Cultura. Ogni obiettivo rimane fine a sé stesso, paralizzando chi lo raggiunge nella propria ottusa soddisfazione e riempiendo di intollerabile ansia la grande maggioranza di coloro che non ci arrivano e si sentono loro malgrado "non all'altezza" di ciò che il Potere pretende da loro.
Insomma, se vogliamo una nuova generazione capace di costruire un Pianeta migliore, non soffochiamo i sogni sostituendoli con gli obiettivi.
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