Finalmente Gorizia è diventata una metropoli. In questi ultimi giorni, i tempi per entrare e uscire dalla città sono stati degni della Via Aurelia a Roma o del viale Monza a Milano.
Blocco in uscita del ponte per la rotonda di Vrtojba, senza segnalazioni previe e con caterve di santi e madonne tirate giù dal cielo, asfaltatura in via Duca d'Aosta, asfaltatura e sistemazione della strada di accesso da Lucinico, concomitanza con fiera di sant'Andrea e giostre residue, piazzale stazione sempre precluso, ecc. Insomma, un mix di colonne d'auto, fumo da tubo di scappamento, stress da macchine in fila.
Le proteste ci sono state un po' ovunque, sui giornali e sui sociale, ma a tutto stasera la situazione non è molto cambiata.
Certo, passati i giorni critici, tutto tornerà alla normalità e la lezione non sarà ancora una volta stata imparata. C'è un'unica soluzione - strategica, salutare, politica e soprattutto culturale - per evitare nel presente e nel futuro simili black out: rendere Gorizia una città ciclabile.
Ciò significa almeno tre decisioni, da prendere insieme alla già più avanzata Nova Gorica, in vista dell'Evropska prestolnica kulture. La prima è quella di riempire la città di piste ciclabili, moltiplicando i sensi unici e proponendo percorsi coerenti per le automobili. La seconda è quella riservata alla cospicua parte della popolazione che se lo può permettere, cioè utilizzare sempre la bicicletta per gli spostamenti all'interno dei centri cittadini, incrementando anche il buon servizio di bike sharing in questo periodo gestito da Nomago. La terza è la stesura di un piano di trasporto pubblico enormemente rafforzato, con percorsi che intersechino le zone di entrambe le città.
Sembra una frase del conte Lapalisse: solo diminuendo drasticamente il traffico automobilistico, la città potrà rivivere e i suoi cittadini potranno respirare, spostandosi più velocemente, in modo più sano e sicuro.
O no?
Basterebbe prendere come esempio l'Olanda. Ma la politica non ci arriva, purtroppo....
RispondiEliminaPatrizia Socci