J.Assange, quadro di Abel Herrero |
Sabato 15 ottobre ci sarà la maratona internazionale per la liberazione di Juljan Assange. In tutto il mondo ci saranno manifestazioni, incontri informativi, momenti di riflessione sull'incredibile - o forse fin troppo credibile! - caso del giornalista australiano.
Tutti ricordano perché sia entrato in un'odissea giudiziaria che lo ha portato a conoscere le più tremende umiliazioni che un essere umano possa ricevere. La sua "colpa" è una sola, quella di aver svolto con grande serietà la propria professione e aver rivelato scena e retroscena dei più clamorosi intrighi che hanno portato il pianeta a essere così come è.
Lo ha fatto in nome di un giornalismo che non deve essere il "cane da compagnia del Potere", ma il "cane da guardia della democrazia", denunciando tutto ciò che ostacola o rende evanescente quel "potere del popolo" che la parola stessa dovrebbe evocare. Assange non ha guardato in faccia nessuno, potenti della terra o magnati dell'economia e per questo è da quasi un decennio imbucato in una corsia di terrore che sembra non avere mai fine.
Manifestare a favore di Juljan non è tanto (o soltanto) rivendicare il sacrosanto rispetto dei diritti della persona, ma è proprio rivendicare la dignità del sistema che dovrebbe vedere ogni cittadino protagonista del governo del proprio Stato o del proprio Comune. Ogni segreto che impedisce la comprensione del reale svolgersi degli avvenimenti è una ferita profonda al sistema che dovrebbe consentire a tutti - nessuno escluso - di esercitare quel "potere che appartiene al popolo", come recita l'articolo 1 della Costituzione Italiana.
Mentre un'infinita serie di segreti - militari, politici, sanitari, finanziari... - determina l'esistenza quotidiana delle persone e delle società, si condanna e si distrugge la vita stessa di un giornalista che si ribella a questo stato di cose, nel nome di una formazione ed educazione all'autentico esercizio del "potere del popolo". Il caso Assange è un caso emblematico. se sarà estradato e ulteriormente condannato, avremo una tragica conferma della deriva di un sistema che di "democratico" ha soltanto il nome. Se invece la "maratona" del 15 ottobre avrà un successo e Assange ritroverà la libertà della quale ha totalmente diritto, si potrà guardare ancora al futuro con un barlume di speranza.
A tutte e tutti l'invito a dedicare almeno un pensiero, sabato 15, a Juljan Assange, in qualunque situazione ci si trovi a vivere un nuovo giorno di grazia di questo difficile anno 2022.
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