Il passato affonda le radici fino alla fine della seconda guerra mondiale. Il conflitto che ha insanguinato il mondo, unito alle sofferenze inflitte soprattutto alla popolazione slovena durante il regime fascista e l'occupazione nazifascista, ha provocato grandi devastazioni, materiali e spirituali, al territorio. Ma è già negli anni '50 che le ferite delle arbitrarie divisioni - alcune immagini, per usare un termine moderno, erano diventate virali, come quelle relative al cimitero di Miren o alla stalla separata dalla casa padronale - hanno cominciato a essere piano piano rimarginate. Sindaci illuminati, da una parte e dall'altra del vecchio confine, operatori culturali dalle larghe visioni, vescovi e sacerdoti desiderosi di camminare insieme, hanno permesso alla frontiera goriziana di non essere una "cortina di ferro", ma un luogo di passaggio, sempre meno difficile da oltrepassare. L'indipendenza della Slovenia e la dissoluzione della Jugoslavia hanno permesso di compiere un altro passo in avanti nelle relazioni reciproche. Il processo di avvicinamento si è compiuto nel 2004, con l'ingresso della Slovenia nell'Unione Europea e soprattutto nel dicembre 2007, con l'adesione all'area Schengen. Da allora il confine ha cominciato a sparire anche dalla testa degli abitanti ed è diventato via via più normale non soltanto costruire affari, ma anche incontrarsi, conoscersi, intessere amicizie a relazioni affettive.
Il presente riguarda la candidatura a essere Capitale europea della Cultura nel 2025. Ogni anno sono due le Capitali europee della Cultura e vengono decise sulla base delle proposte che derivano dai diversi Stati, a rotazione. A ogni Nazione l'onore capita quindi circa una volta ogni 14 anni. In Italia l'ultima Capitale è stata Matera, nel 2019. La Slovenia ha candidato per il 2025 diverse città, ma la scelta finale è stata riservata a cinque: Ptuj, Kranj, i dintorni di Ljubljana, i quattro Comuni sloveni affacciati sull'Adriatico e, appunto, Nova Gorica. La scelta, come si sa, sulla base del contratto progettuale definito "bid book", è caduta su Nova Gorica, grazie al rapporto stabilito con la vecchia Gorizia italiana. Quindi, la dizione esatta è: Nova Gorica, capitale europea della cultura o meglio ancora Evropska Prestovlnica Kulture (EPK), con il sostegno e insieme a Gorizia. Il percorso fino al 2025 è stato per il momento abbastanza tormentato, anche per la frequente sostituzione delle persone chiamate a guidarlo e per la ricerca di strumenti burocratici adeguati per gestire un ambizioso programma che coinvolge di fatto due Stati. Sono stati così attivate due strutture di coordinamento per realizzare l'obiettivo di raccogliere finanziamenti dall'Europa, dalla Slovenia, dall'Italia e dalla Ragione Friuli - Venezia Giulia, Zavod per Nova Gorica e il già esistente GECT/EZTS composto dai tre comuni confinanti di Gorizia, Nova Gorica e Šempeter/Vrtojba. Questa ultima istituzione è operativa da oltre dieci anni, ha realizzato diversi obiettivi, il più visibile viene inaugurato proprio in questa giornata di ottobre 2022, la bellissima passerella sull'Isonzo a Salcano, nodo determinante nella costruzione della pista ciclabile dalla foce alla sorgente del fiume.
Il futuro riguarda i sogni che si potrebbero realizzare, che cosa potranno essere - a partire dal 2026 - Nova Gorica, Gorizia, ma anche tutto il territorio che comprende le valli dell'Isonzo/Soča e del Vipacco/Vipava, il Carso sloveno e la Bassa Friulana Aquileiese. Tante sono le ipotesi possibili. Per esempio, con l'aiuto dei centri di ricerca accademica e scientifica dedicati alle relazioni internazionali e alla diplomatica, la zona potrebbe diventare Laboratorio di costruzione di pace e giustizia, centro di addestramento dei corpi civili di pace, luogo di avvio di trattative per popoli che si trovano momentaneamente in guerra. In questo senso, posta nell'area settentrionale della cosiddetta "rotta balcanica", la Capitale della Cultura dovrebbe segnalarsi per una straordinaria capacità di accoglienza, individuando modalità originali e creativi per far sì che chi fugge da guerra, fame e persecuzioni possa essere e sentirsi pienamente a casa propria. Inoltre, data l'importanza del Novecento Goriziano, potrebbe essere un realtà molto attrattiva per gli studi storici e antropologici, per gli approfondimenti botanici e zoologici, per la salvaguardia di un ambiente particolarmente bello e in parte incontaminato. Si potrebbero immaginare istituzioni socio-economiche in grado di generare lavoro, valorizzando l'asse orizzontale che dal Nord Italia si dirige verso Lubiana e il centro Europa e quello verticale, dall'Adriatico al Mare del Nord. Nova Gorica e Gorizia potrebbero quindi essere un vero nodo di scambi commerciali e soprattutto culturali, senza dimenticare il ruolo storico della vicina Aquileia, alla cui forza generativa spirituale e culturale guardano qualcosa come 9 attuali Nazioni e almeno 42 soggetti religiosi cristiani e non solo. Potrebbe altresì essere un luogo di approfondimento filosofico, invitando pensatori di tutto il mondo a confrontarsi sulla sostenibilità di un futuro che si presenta incerto, anche sul piano della visione teorica. A Nova Gorica e Gorizia si dovrebbe iniziare l'elaborazione di una nuova sintesi di pensiero, in grado di integrare valori e aporie dell'aristotelismo medievale e dell'idealismo moderno e postmoderno, senza dimenticare gli apporti delle culture extraeuropee. Sì, proprio a Nova Gorica e Gorizia, definite da molti "cerniera tra Oriente e Occidente".
Non si tratta dunque di realizzare qualche strada in più o di risistemare gli arredi urbani, neppure di svolgere qualche specifica azione teatrale o musicale. Si tratta di cambiare radicalmente mentalità, di sentirsi tutti parte di una straordinaria realtà internazionale che, per quanto geograficamente piccola, può offrire all'Europa e al Mondo intero una proposta credibile di giustizia, pace e fraternità.
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