martedì 4 ottobre 2022

Save the date. Il 7 ottobre Gratton presenta al Kulturni dom il libro su mons. Pietro Cocolin

 

La copertina: case a Saciletto. Di Evaristo Cian
Venerdì 7 ottobre, alle ore 18 presso il Kulturni dom di Gorizia, il giornalista e scrittore Pier Paolo Gratton presenterà il suo libro "Non lasciatemi solo. Storia di Mons. Pietro cocolin, il Vescovo che voleva fare il parroco". Introdurranno il volume il direttore del Kulturni dom Igor Komel, il sindaco di Ruda Franco Lenarduzzi, il vicario generale dell'Arcidiocesi Armando Zorzin e il giornalista Andrea Bellavite che ha curato la prefazione del testo.

E' una biografia. L'autore ripercorre infatti tutti i passaggi della vita del protagonista, cominciando dalla nascita a Saciletto di Ruda, ripercorrendo gli anni della gioventù fino all'ingresso in Seminario. Dopo l'ordinazione sacerdotale, inizia il racconto delle prime esperienze ministeriali, a Cormons e Terzo d'Aquileia. L'approdo alla amatissima Aquileia e poi la nomina al duomo di Monfalcone sono gli antefatti dell'inattesa chiamata alla cattedra dell'Arcidiocesi di Gorizia. Sono gli anni dell'immediato dopo Concilio e mons. Cocolin non si risparmia nel tentativo di attuare nel territorio Goriziano le grandi intuizioni dell'assise romana. Gratton narra gli avvenimenti e scandagli l'animo con il quale vengono affrontati, attraverso una documentazione eccezionale, quella fornita dai diari scritti dallo stesso vescovo e quella offerta dalle ricche e vivaci testimonianze dei collaboratori, degli amici e dei familiari. Ne emerge un ritratto toccante e interessante, di un uomo che percepisce la propria solitudine nell'affrontare un compito enorme, in anni molto delicati per il contesto ecclesiale e sociale, con l'aiuto di molti collaboratori ma anche con la critica sistematica di molti detrattori. Come recita il sottotitolo, chissà quante volte il vescovo avrebbe voluto tornare a essere un semplice parroco, senza dover porsi come "padre" davanti a quei compagni di sacerdozio che fino a poco prima erano stati suoi "fratelli"!

E' anche un libro di storia. Il pregio del volume curato da Pier Paolo è quello di sfuggire  alle tentazioni dell'agiografia e della retorica. Questa qualità è resa possibile dallo sguardo acuto dello storiografo che analizza accuratamente i contesti. Si conoscono così gli ambienti agricoli del ventennio fascista nella Bassa Friulana e si evidenzia l'assurdità del processo di italianizzazione del territorio, evidente anche nella Chiesa e nel Seminario di Gorizia nel quale vengono espulsi e perseguitati i candidati sloveni. Si assistono a scene da "don Camillo e Peppone" nei primi passi da parroco di mons. Cocolin, coinvolto nelle diatribe tra la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista nell'immediato dopoguerra. E ci si accorge che forse la vera sfida al cristianesimo, quella più difficile da vincere, è quella lanciata dalla società del consumismo, della secolarizzazione e della crisi dei valori. I quindici anni di episcopato a Gorizia raccontano di un uomo che vuole dare alla sua comunità ecclesiale uno sguardo universale, aprendo la missione in Costa d'Avorio. Sottolineano la passione per la comunicazione e per il rinnovamento, evidenziano il desiderio di costruire relazioni importanti e fraterne fra le chiese sorelle di Gorizia e di Koper/Capodistria, notano la consapevolezza dell'importanza di un profondo e radicale cambiamento culturale e sociale. Non mancano le incertezze, come accade in ogni vicenda umana, i dubbi suscitati dal caso Sant'Anna, il coinvolgimento del clero agli inizi del caso Basaglia, il lancio dell'idea di un grande convegno ecclesiale di chiarimento e rilancio pastorale, osteggiato al punto tale da suscitare nel presule un senso di delusione profonda. Forse il dialogo - è un ipotesi dell'autore, non documentata in quanto il contenuto è ancora nascosto negli archivi - con il Papa Giovanni Paolo II nel corso della visita ad limina all'inizio del 1967 o forse proprio la sensazione di non riuscire a raggiungere l'obiettivo prefissato, hanno fiaccato anche il suo fisico e lo hanno portato alla breve malattia che lo ha condotto alla morte, ad appena 61 anni.

Gratton lancia anche una proposta molto concreta. Nel testamento l'Arcivescovo ha lasciato scritto il desiderio - nei limiti delle possibilità - di essere sepolto nella Basilica di Aquileia. Chissà, forse questo libro potrebbe smuovere qualcosa e rendere concreto il realizzarsi di tale mandato, con un trasferimento delle reliquie (nel senso di "ciò che rimane") dalla Cattedrale di Gorizia alla Basilica Patriarcale.

In ogni caso, un libro da leggere e una presentazione al Kulturni dom da non perdere!

Nessun commento:

Posta un commento