sabato 4 giugno 2022

Ricordando Gino Strada e Pierluigi di Piazza...

Sabato 4 giugno, ore 18 presso il Kulturni dom di Gorizia. Si ricordano due persone che hanno avuto in comune l'impegno senza sosta a favore della pace e della giustizia nel mondo. Raul Pantaleo parlerà di Gino Strada, chi scrive insieme ai rappresentanti del Centro Balducci di Zugliano di Pierluigi Di Piazza.

Si può dire ancora molto di questi due testimoni di cosa significhi la centralità della persona. Il loro esempio e il loro insegnamento saranno sempre più radicati in coloro che li hanno conosciuti e hanno condiviso la loro visione della vita e del mondo.

Pierluigi, come Gino, ha sempre incontrato una persona alla volta e, come Gino, non si è mai girato dall'altra parte. Perché? Essenzialmente, perché è stato un uomo innamorato.

Come primo amore porrei la Persona, con la P maiuscola. Persona intesa non soltanto come valore in sé, soggetto portatore di diritti e di doveri, ma proprio come "ogni persona", trattata in modo unico e irripetibile. Le migliaia di donne e uomini, al saluto terreno di Zugliano e Tualis, non erano lì per un generico omaggio a un grande uomo, ma come amici, uno a uno, come familiari. Perché, nonostante un impegno pubblico incredibilmente intenso, Pierluigi trovava sempre il tempo per l'incontro interpersonale, per il consiglio e per il conforto, per la lettera che ti arrivava nei momenti decisivi dell'esistenza. E' in questo amore alla persona il segreto della passione per l'altro che lo ha portato a dare tutto il proprio tempo e le proprie energie a tutti coloro che incontrava, fossero i parrocchiani, mai trascurati tra le mille attività, gli studenti che gli stavano tanto a cuore, i rappresentanti delle tribù della Terra da lui incontrati nei grandi viaggi in America Latina e in Estremo Oriente, i migranti accolti fraternamente nelle strutture sempre più grandi del Centro Balducci, gli ospiti dei Convegni annuali e delle infinite serate nelle quali l'accoglienza si trasformava in progetto sociale e culturale per il bene del mondo intero.

Tra queste Persone, ne aveva scelta una della quale parlava con emozione ed enorme fascino. Si trattava, come lui stesso amava dire, di "questo straordinario Gesù di Nazareth". Il Vangelo era la sua fonte primaria, alla quale continuamente si rifaceva per comunicare, raccontare, parlare e scrivere. Per Gesù di Nazareth si era fatto prete e per lui era nella Chiesa, soffrendo molto per l'incomprensione delle strutture e per l'ottusità delle tradizioni che hanno travisato il messaggio originario. Ma il suo amore era talmente grande da fondare anche un'irreprensibile fedeltà allo stato di vita sacerdotale, senza per questo impedirgli di denunciare tiepidità, freddezze e anche palesi ingiustizie. Certo, il Pontificato del Vescovo di Roma Francesco lo aveva molto rincuorato, si era sentito confermato fin nel profondo del suo essere dalla guida della Chiesa, sentendo gli stessi accenti di passione per l'umano e di denuncia per il disumano che hanno caratterizzato l'intera sua vita. La "sua" Chiesa era quella del Vangelo, con le porte spalancate, desiderosa solo di prendersi cura di ogni persona, senza mai girarsi dall'altra parte. Nella comunità di Gesù non ci possono essere esclusi, ma ci possono  devono essere preferenze, per coloro che sono stati impoveriti da un sistema economico ingiusto, per coloro che sono discriminati per genere, religione o visione del mondo pacifista e nonviolenta.

Un terzo amore era quello per la Giustizia e su questo si fondava la sua concezione, altissima, della Politica e dell'impegno a essa connesso. Una Politica per la Persona lo aveva portato a sognare e poi realizzare il Centro Balducci per condividere il tetto con i migranti. Secondo la legge della Fraternità, nessuno poteva essere dimenticato o maltrattato e per questo, insieme alla rete DASI e ad altre reti di relazione intessute intorno e con lui, aveva sempre denunciato le miopie dei cosiddetti politici incapaci di gestire in modo umano i fenomeni migratori e di non aprire gli occhi davanti alle migliaia di morti nel Mediterraneo e nei boschi della rotta balcanica. Paragonava l'ostilità e il silenzio di fronte a queste tragedie con il silenzio colpevole di chi non aveva fatto nulla per impedire i campi di sterminio durante la seconda guerra mondiale. L'amore per la giustizia era alla base anche del suo radicale pacifismo nonviolento, dimostrato in molte occasioni davanti alla base USAF di Aviano e in moltissime occasioni in cui la sua parola - scritta o orale - è stata un faro per tutti coloro che credono che la guerra non possa essere mai considerata uno strumento per risolvere le controversie tra i popoli e le nazioni. Anche nell'ultimo periodo della sua vita, soffrendo fisicamente per la malattia ma anche per la situazione del mondo, era intervenuto per ribadire il suo autorevole no all'invio delle armi in Ucraina e la necessità di ripristinare il dialogo e la trattativa, unica via di uscita da qualsiasi conflitto. Importanti sono stati anche i suoi interventi a favore del diritto  della dignità della vita di ogni essere umano. La sua presenza accanto a Beppino Englaro fu una testimonianza straordinaria di come la visione evangelica possa correttamente ispirare anche una precisa scelta di parte, contro ogni disumano attaccamento a una malintesa concezione del diritto canonico. E' stato molto vicino anche alla famiglia Regeni, chiedendo con essa in ogni occasione e con tutta la forza possibile, verità e giustizia per Giulio.

Pierluigi è stato anche un profondo teologo. La sua tesi di laurea era stata dedicata al mistero della morte in rapporto alla fede e al senso della vita. Anche da questo punto di vista, la sua posizione era molto originale. Non si poteva certo accontentare di riproporre in modo asettico e disincarnato verità dogmatiche ormai superate dalla storia, meno che meno di applicare pedissequamente regole morali dettate in tutt'altri contesti culturali  storici. Per lui era necessario partire dalla concretezza dell'essere umano in situazione e da lì procedere ponendo al centro della riflessione la necessità di servire e di comunicare l'amore. il procedimento era simile a quello adottato nelle teologie della liberazione dell'America Meridionale. Il vangelo di Colui che libera l'uomo dalla morte si rende concreto nella liberazione dalle schiavitù alle quali popoli interi sono costretti da un sistema iniquo, agli interessi del quale si sacrifica la vita di intere tribù della terra e si violenta senza alcuno scrupolo l'ambiente, quella Madre Terra che tutti alimenta e sostiene e che a tutti deve garantire gli stessi diritti alla vita, alla libertà e alla giustizia.

Non girarti dall'altra parte, dunque! Sì perché tutto inizia dallo sguardo dell'altro e sull'altro, dalla vera centralità della Persona, senza il quale e senza la quale la Politica diventa squallido mercimonio, la Chiesa giustificazione trascendente di ogni sorta di meschinità, la relazione interpersonale una triste strumentalizzazione. Viceversa, inizia il lungo cammino verso la società della giustizia, della fraternità universale, della nonviolenza attiva, verso quell'"uomo planetario" preconizzato da Padre Ernesto Balducci, verso la visione di un secolo XXI che "se non sarà della pace, non sarà".

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