Il popolo, sovrano della Repubblica Italiana |
Oggi è la festa della res publica, cioè di ogni cittadina e cittadino che appartiene a essa.
Non basta. Non basta essere "repubblica". La repubblica può essere anche una dittatura, come già tragicamente sperimentato dal nord Italia repubblichino. Oggi non si festeggia soltanto la vittoria della repubblica sulla monarchia, ma soprattutto la qualità e la dignità della res-publica italiana.
Se la "cosa" è pubblica, a chi spetta il Potere di determinare le relazioni tra i cittadini, chi stabilisce le leggi della convivenza? Chi è chiamato ad amministrarla? Ci sono due possibilità. Una repubblica può essere dominata da un Capo e dalla sua cricca, i quali pensano di "fare il bene" dei sudditi, determinando in modo autocratico le leggi e i regolamenti. Il "buon cittadino", se vuole sopravvivere, deve - come diceva qualcuno - credere obbedire e nel caso combattere. E' una dimensione paternalistica e patriarcale, nella quale il popolo viene considerato alla stregua di un infante da nutrire e orientare, controllandone i pensieri e le azioni.
All'opposto, la res publica può riconoscere la stessa dignità a ogni suo componente, secondo i principi della rivoluzione francese, libertà uguaglianza e fraternità. In questo caso è necessario trovare il miglior sistema per garantire a ogni membro di una comunità statale il diritto e il dovere di partecipare alla costruzione del bene comune.
Per questo motivo l'Italia oggi non celebra soltanto la festa della Repubblica, ma anche quella della Costituzione che stabilisce inequivocabilmente nelle sue prime parole che essa è Democratica, fondata sul lavoro. E aggiunge, senza tema di fuorvianti interpretazioni, che "la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione".
In altre parole, ogni cittadino è compartecipe del governo del suo Stato, esercitando in modi diversi il compito di costruire insieme il sistema, fondato sulla "magna carta" e organizzato secondo regole precise e controlli reciproci tra le strutture legislative, esecutive e giudiziarie. Il ruolo di esercitare le funzioni del governo, in rappresentanza di tutti, è determinato dall'equilibrio e la relazione tra i diversi soggetti interagenti, espressione di diverse idee e ideologie. Le forze in campo sono determinate dal voto, espressione importante ma non unica della partecipazione di ogni cittadino alla res publica.
E' evidente quanto sia importante partecipare attivamente ai momenti elettorali, anche a quelli referendari nei quali viene chiesto un parere diretto su questioni importanti inerenti la vita dell'intera comunità statale. Quell'apparentemente insignificante crocetta sulla scheda determina i rapporti di forza all'interno del Parlamento, come pure delle realtà regionali e comunali. E' vero che il criterio del consenso maggioritario è piuttosto fragile, nel momento in cui esistono agenzie potentissime in grado di orientare le scelte di milioni di persone, determinando di fatto spesso una "dittatura del consenso", altrettanto perniciosa del paternalismo e del patriarcato. L'unico modo per sfuggire a tale rischio è la consapevolezza, cioè la disponibilità a partecipare, approfondendo e studiando i programmi e i progetti, decidendo con la propria testa e non con quella della televisione e degli altri media. Ciò si chiama esercitare la nobilissima arte della costruzione comune della città, in una sola parola, della Politica.
Solo un ritorno alla Politica di tutti i cittadini potrà salvare il sistema democratico dalla deriva verso nuovi autoritarismi, imposti anche dal sistema globalizzato che consente scarsi spazi di manovra all'interno del regno del Capitale. Non ci si deve mai dimenticare che ogni sistema non viene dall'alto - come si voleva far credere nel Medioevo - ma neppure è insito nella stessa natura umana. No, ogni forma è il frutto dell'immaginazione e dell'invenzione della nostra intelligenza. Ciò significa che la forza dell'immaginazione di ciascuno, unita a quella di tanti altri, può consentire di riformare ciò che sembra irriformabile e di agire per costruire uno stato, una comunità di stati, un mondo migliori.
Ecco allora il senso del lavoro, su cui è fondata la repubblica democratica italiana. Il lavoro è il modo specifico e originale con il quale ciascuno, secondo la propria capacità e possibilità, contribuisce a edificare, pezzetto per pezzetto, la casa comune.
E' da ricordare infine - date le circostanze - che "l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali." (art.11 della Costituzione)
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