Sono giornate cruciali per il mondo. Alla fine di questa giornata il primo pensiero va a Julien Assange. Accusato di aver svolto troppo bene il suo mestiere di giornalista, sta per essere estradato dal Regno Unito negli Stati Uniti, dove sarà privato della libertà. Carnefici e assassini internazionali, da lui regolarmente denunciati, con prove schiaccianti raccolte accuratamente, sono liberi e occupano posti importanti nei loro Paesi. Lui rischia pene altissime per aver svelato la verità. Grazie a Stefania Maurizi e a tutte le altre persone che lo sostengono e che combattono insieme a lui una battaglia importantissima, ne va dell'idea stessa di giornalismo. E vergogna a chi non ha il coraggio di prendere posizione, capi di partito nazionali e grandi giornali italiani. Julien Assange deve essere libero, la sua condanna è un'onta che oscura la democrazia dei Paesi cosiddetti occidentali.
Tre capi di governo sono stati a trovare Zelenski, sempre più star internazionale. Hanno offerto l'ingresso nella Nato e nell'Unione Europea, senza chiedere contropartite sensibili. La guerra intanto continua, con uno stillicidio esasperante di morti e di feriti. Dove vuole arrivare Putin? E fin dove Zelenski vuole tirare la corda? Entrerà nel conflitto anche la Cina, variabile temuta da tutti e obiettivamente assai pericolosa? Gli Stati Uniti dove vogliono arrivare, oltre che a umiliare la diplomazia europea? Sono domande che trovano difficili risposte. Quello che non si capisce è perché siano messi ai margini i propositori di negoziati. Ci sono due certezze diverse da quelle propagandate dal pensiero comune. Questo è incentrato sulla necessità di favorire la resistenza armata del popolo ucraino, in contrasto con chi invece propone un'onorevole resa, tenuto conto dello squilibrio di potenza tra le due Nazioni. Ma non è così! Non ci sono solo le opzioni della possibile terza guerra mondiale o di una disonorevole resa fin troppo simile a quelle che si sono reiterate, una dopo l'altra, contro la Germania di Hitler. No, non è così! C'è un'altra strada possibile, quella che autorevolmente viene proposta ogni giorno da papa Francesco e ancor di più - a rischio della propria stessa vita - dai movimenti pacifisti nonviolenti che agiscono in Russia come in Ucraina. Si deve dare spazio alla loro voce, l'unica davvero alternativa, quella sulla quale si potrebbe fondare non tanto una scelta rassegnata, quanto una vera e propria pace, radicata nella giustizia e nel rispetto della dignità di ogni persona, indipendentemente dall'appartenenza a uno Stato o a un altro. Non c'è alternativa sostenibile, eppure nessuno ne parla. Forse questa guerra conviene a qualcuno, ai soliti che ci guadagnano all'inverosimile, sulla pelle e sull'immane dolore di interi popoli.
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