martedì 28 giugno 2022

Cristo si è fermato a Melilla...

Ceuta e Melilla. Lo si è studiato alle scuole medie, sono due piccoli lembi di Spagna confinanti con il Marocco. In altre parole, sono l'unica frontiera terrestre tra l'Africa e l'Europa. Per fermare l'immigrazione sono stati costruiti altissimi muri che circondano le due città. Ma per chi è disperato e fugge da guerre, persecuzioni e fame non c'è barriera insormontabile. Tanti sono coloro che tentano la fortuna e provano a scavalcare l'ostacolo. Quasi nessuno riesce nell'impresa, molti restano impigliati nel filo spinato, arrestati in Spagna vengono immediatamente rimpatriati in Marocco. Da una parte e dall'altra ricevono insulti, umiliazioni e percosse. Ecco il vero volto dell'Unione Europea, impegnata a inviare armi nel calderone della guerra ucraina e dimentica della sacca di Bihac, delle isole greche, dei lager di Erdogan, di quelli libici, delle morti in mare e nei boschi dei Balcani.

Ci vuole un massacro ogni tanto, come quello dei giorni scorsi a Melilla, per suscitare un breve ed effimero risveglio dal sonno. C'è una tragica classifica nel riconoscimento della dignità delle persone, ci sono quelle che meritano di essere accolte nel miglior modo possibile, ci sono quelle più o meno tollerate e ci sono quelle che vengono respinte con violenza o recluse nei veri e propri campi di concentramento. Anche in Italia è così, anche a Gradisca d'Isonzo, dove il Centro per il Rimpatrio racconta storie terribili di gabbie di ferro invalicabili, maltrattamenti, cibi immangiabili. A due passi da quella che sarà la "capitale europea della Cultura nel 2025". Mancano solo poco più di due anni, il minimo che ci si possa attendere per non vergognarsi ancora di più, è la cancellazione dell'istituto inaccettabile dei CPR.

Un pensiero mesto va dunque ai caduti di Melilla, che si aggiungono a migliaia e migliaia di altri esseri umani che il sistema condanna, se non alla morte, all'insignificanza di una vita tutta protesa a superare la linea di demarcazione tra il mondo dei pochissimi ricchi e quello dei miliardi di poveri. E' difficile credere ancora nella Politica, in assenza non solo di autentiche proposte sull'accoglienza, ma anche della possibilità di mettere in discussione un sistema iniquo. Si spendono cifre iperboliche per rifornire d'armi i portatori di squallidi interessi multinazionali e si chiudono sdegnosamente le porte davanti a chi bussa nella speranza di poter almeno sopravvivere. E ogni ucciso, ogni respinto, prima di ogni altra definizione, è mia sorella e mio fratello, parte integrante della mia famiglia che si chiama Umanità. "Ero forestiero e mi avete ospitato", disse un giorno il Maestro identificandosi con i poveri e rilevando che la loro accoglienza potrebbe essere l'unico criterio di discernimento nel giudizio definitivo.

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