Si parlerà di Nova Gorica e Gorizia, capitale europea della Cultura. Il tema sarà affrontato da cittadini co-protagonisti, giornalisti e operatori culturali impegnati nel versante italiano del territorio. Ci sarà anche Paolo Petiziol, presidente del GECT/EZTS dei Comuni di Gorizia, Nova Gorica e Šempeter/Vrtojba.
L'impressione è che ci siano ancora molte difficoltà nel percorso verso questo prestigioso traguardo e che, al di là dei tanti piccoli progetti finora proposti, manchi ancora una visione d'insieme. Soprattutto manca un coinvolgimento reale della popolazione che non dovrebbe essere aiutata solo a "collaborare", ma soprattutto a rendersi conto di far parte di un territorio unico, dove si parlano diverse lingue e si esprimono tante diverse culture.
Come realizzare questo importante obiettivo? Forse occorre mettere al centro della comunicazione qualche linea guida, in grado di entusiasmare le rispettive e la comune cittadinanza. Se ne è già parlato, personalmente indicherei tre linee specifiche di approfondimento.
Capitale della Cultura significa capitale della Pace nella Giustizia. L'idea del "laboratorio", dove le delegazioni di stati in guerra possano cominciare le trattative e dove addestrare i corpi civili di pace europei, è particolarmente suggestiva e attraente e qualificherebbe una terra insanguinata in passato dalla violenza bellica come un segno di grande speranza per il futuro di un mondo senza guerre e senza la necessità di produrre vendere le armi.
Capitale della Cultura significa capitale dell'Accoglienza. Si intende con questo concetto che ogni persona che vive o transita attraverso i Comuni di Nova Gorica e Gorizia si possa sentire pienamente a casa sua. In questo senso tutte le diverse forme culturali che animano le due/una città, debbano trovare espressione e collaborare nella costruzione della visione comune del territorio. Occorre che il 2025 porti anche gesti e segni concreti di tale accoglienza, attraverso la realizzazione di luoghi di autentica accoglienza e cura dei più deboli e fragili, da coloro che giungono sul confine a piedi, dopo aver seguito la rotta balcanica, da coloro che sono costretti nel pianeta carcere o in quello della malattia. Uno sprar in comune, fra Gorizia e Nova Gorica, dove accogliere nel migliore dei modi i nuovi venuti?
Capitale della Cultura significa capitale di un Lavoro autenticamente degno di questo nome. Si tratta di rispondere alla grande sfida di coniugare le esigenze dell'occupazione con quelle della sicurezza e della salute. Sarebbe davvero innovativo incrementare ulteriormente il turismo lento, collegando le reti ciclabili e i percorsi a piedi. L'area Goriziana e al centro di due direttrici nord-sud (valle dell'Isonzo/Soča, dalla sorgente alla foce) ed est-ovest (Lubiana-Valle della Vipava- Collio- Udine) che promettono ottimi sviluppi turistici e lavorativi nel prossimo futuro. La storia e la geografia del territorio potrebbero aiutare molto in questo senso, anche attraverso una riconsiderazione di attività produttive ed economiche da collocare nello stesso contesto.
Un pensiero ancora, tra i tanti possibili. Al di là dei centri abitati di Nova Gorica e Gorizia è indispensabile pensare alla capitale della Cultura come a un elemento diffuso, coinvolgente le già citate valli dell'Isonzo e della Vipava, come pure la zona cervignanese dell'ex provincia di Udine. Ciò sarebbe tanto più interessante quanto più fosse valorizzato il riferimento alla città di Aquileia. La storia della città preromana, romana, cristiana, medievale e rinascimentale è stata una storia di autentica unità nella diversità. La famosa "eredità europea" non tanto del Patriarcato, quanto di un intero ambito culturale da leggere in chiave sincronica e diacronica, dovrebbe essere recuperata e valorizzata. Per oltre un millennio Aquileia è stata capitale culturale di una parte cospicua dell'Europa centrale. Può ancora offrire spunti interessanti per questa nuova grande opportunità che attende l'intera zona nel 2025?
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