Il protagonista non è lui, bensì un vecchio ossessionato dalla possibile autodistruzione del mondo. Questi, identificando la minaccia nella sua forma di vita ordinaria, un tempo si sarebbe detto borghese, decide di dare fuoco a tutto ciò che rappresentava il suo sistema esistenziale, per proiettarsi negli spazi di una libertà svincolata dalle tenaglie della materia.
Sono passati quasi 40 anni dalla morte del grande regista russo e il suo messaggio è più attuale che mai. Dagli anni '90 del XX secolo si è aggiunto il pianeta virtuale che alla sicurezza fornita dal possesso dei beni materiali ha aggiunto quella resa possibile dalla fuga nella realtà globale consentita da internet, dai personal computer e dai telefonini cellulari.
Bombardati da mattina a sera da miliardi di informazioni, senza alcuna possibilità di verifica della loro plausibilità, avvolti nel continuo fragore di musiche assordanti, accecati da luci psichedeliche, passiamo buona parte della nostra giornata ad adorare piccoli e grandi schermi. In treno, per strada, in famiglia, ovunque, ci pervengono costantemente parole e immagini che ci raccontano la Verità di quei pochi che ne posseggono i codici. Se usciamo di casa senza lo smartphone ci sentiamo smarriti, non vediamo l'ora di ritrovare il nostro aggancio con l'"al di là", sapere che cosa google ci propone come fatto importante accaduto nell'ultima mezz'ora o vedere quanti "amici" hanno lovvato (che neologismo!!!) la nostra pagina facebook.
Il mondo fisico e spirituale, dal quale i più si sentono sempre maggiormente staccati, continua con il suo immenso carico di poche gioie e di tanti dolori. Anch'essi ogni tanto bucano la virtualsfera dell'apatia, ma a intermittenza, cosicché ci si riesce a piccole dosi ci si riesce ad abituare perfino al mistero della nascita, dell'amore e della morte. E' una vaccinazione morale che impedisce al virus della Realtà di attecchire nelle nostre menti e soprattutto nei nostri cuori, indebolendo ragioni e sentimenti, accompagnandoci verso la triste realtà di morti che camminano, facile preda del Potere di turno. E' il trionfo della Retorica - direbbe il buon Carlo Michelstaedter - il soffocamento della Persuasione.
La forza omologante del Sistema può essere depotenziata proprio dalla Speranza, quella del bimbo alle prese con il ramo secco sulla riva del mare. Ci sono alcune condizioni esistenziali che rappresentano questa apertura d'orizzonte, alcune persone le vivono integralmente e diventano dei segni, dei veri maestri che senza parole indicano un atteggiamento che dovrebbe essere quella di tutti. Sono i senza tetto e i pellegrini. Spesso la situazione degli uni e degli altri è la stessa. Sono coloro che non possono rispondere alle classiche domande che poniamo a chi incontriamo per la prima volta: dove abiti? che lavoro fai? con chi vivi? Essere senza casa, senza una professione dalla quale ricavare il sostentamento, spesso senza un punto di riferimento affettivo stabile. Molti si trovano in queste condizioni per costrizione, altri per scelta. Sono i profughi che abbandonano tutto per cercare altrove sopravvivenza, i viandanti che non sopportano più il tran tran quotidiano, le persone ai margini della società cosiddetta "civile", i carcerati, i rinchiusi nei cpr.
La possibilità di vincere il degrado del mondo, di fermare la sfera terrestre nel suo rotolare sul piano inclinato della rovina, non sta nell'idealizzare la condizione di chi non ha un tetto sotto il quale dormire, ma nel cogliere da questa enorme massa di persone che vivono nella povertà assoluta l'indicazione di un modo totalmente alternativo di usufruire di ciò che si "possiede". La libertà spirituale dal possesso è la condizione per poter sperare, oltre che la fonte naturale della condivisione interpersonale e della solidarietà sociale.