domenica 5 gennaio 2025

Da Aquileia un messaggio di misericordia e di speranza

 

La basilica di Aquileia (foto M.Vecchi)
Da questa domenica, 5 gennaio, la basilica di Aquileia è chiesa "giubilare". Lo è come San Pietro a Roma, come la Cattedrale di Gorizia e tante altre. 

Sarà perché l'ambiente è di quelli che non lasciano mai indifferenti, sarà per la sobrietà dei gesti, dei canti e delle parole, sarà per l'intensa omelia dell'Arcivescovo, sarà perfino per il freddo che penetrava nelle ossa e per la non proprio massiva partecipazione... Fatto sta che la celebrazione è risultata molto coinvolgente, a tratti anche emozionante. 

Si può essere credenti o meno nella dimensione trascendente del cristianesimo, ma due parole che hanno dominato questo periodo natalizio devono essere prese seriamente in considerazione: speranza e misericordia.

Entrambe possono essere declinate in termini del tutto laici.

La speranza è la virtù di coloro che, constatando e denunciando l'ingiustizia e il male presenti nel mondo, si rimboccano le maniche per portare un contributo efficace a un cambiamento. Non esiste situazione nella quale non sia possibile trasformare la violenza in azione costruttiva, la vendetta in perdono, l'iniquità in profonda giustizia. In fondo, tutto ciò è dimostrato anche dal prossimo inizio della capitale europea della cultura 2025. Tanti sottolineano la domanda "chi l'avrebbe mai detto?" In realtà, lo avrebbe detto chi ci ha creduto fino in fondo e che per quasi ottanta anni, da una parte e dall'altra del vecchio confine, ha richiamato la bellezza della diversità linguistica e culturale, ha varcato senza paure e con piacere il confine, ha costruito relazioni e amicizie, ha lottato per garantire a tutti il diritto di esprimersi nella propria lingue nei luoghi pubblici, ha incentivato il plurilinguismo, ha studiato in modo oggettivo la storia, ha rispettato il dolore dell'altro. In altre parole, che Nova Gorica e Gorizia si sarebbero congiunte, lo hanno detto le donne e gli uomini di speranza che dal 1947 a oggi hanno operato perché tutto questo accadesse.

La misericordia è la capacità di credere che ci sia sempre un'altra possibilità. In questo senso, i gesti simbolici compiuti a Rebibbia e, nel nostro piccolo, davanti alla casa circondariale di via Barzellini, potrebbero essere molto importanti, se esprimessero una forte volontà di accoglienza di coloro che hanno commesso degli sbagli, da parte delle persone che fanno parte delle comunità che tali segni propone. Due realtà sembrano soffocare la vita collettiva e quella individuale. Da una parte l'incapacità di comprendere il senso del termine perdono. Ovunque si invoca la pena, al punto da far dimenticare i tanti tentativi di creare delle alternative e al sistema carcerario, più consone al bene e alla dignità della persona. Chi ha sbagliato, deve pagare! Questa è la legge delle caverne, riproposta nel mondo postmoderno con un sistema di prigionia che ha provocato, solo nello scorso anno, quasi cento suicidi. La società, sempre alla ricerca del colpevole, ha bisogno di un nuovo punto di vista, impregnato appunto di misericordia, la forza di trasformazione che rende possibile trasformare le spade in aratri e le lance in falci.

L'altro versante della questione, più legato alla dimensione individuale, è il senso di colpa. La vera pena da scontare, quando si compie un atto ingiusto o si provoca nell'altro un dolore, è proprio il senso di colpa che attanaglia e rende impossibile l'azione, incrementando l'arroganza e la presunzione oppure sprofondando la persona nella disperazione. La prevenzione del male non passa attraverso l'incentivazione del senso di colpa, al contrario quest'ultimo è la radice di una violenza inaudita contro gli altri e contro sé stessi. La misericordia verso sé stessi non è solo un atto che consente di continuare a vivere, ma è anche un toccasana per la società. L'errore, inquadrato nella pazienza verso sé stessi e verso gli altri, viene depotenziato, svuotato della sua carica distruttiva. Se invece enfatizzato dal senso di colpa, continua a produrre i suoi effetti in un crescendo tragico nel quale l'orgoglio ferito dalla propria debolezza e il senso di potere vilipeso, si trasformano in volontà di offesa che può giungere fino all'omicidio. Il senso di colpa è tipicamente maschilista e patriarcale, la misericordia è profondamente femminile e matriarcale.

Il Giubileo, laico o religioso che sia, è un momento privilegiato nel quale cancellare il senso di colpa con la misericordia e nel quale vincere la tentazione della passività pessimista con la rivoluzionaria speranza in una nuova umanità.

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