Quasi un segno premonitore. La scorsa settimana, il vento forte ha danneggiato gli alberi che circondano il monumento agli "eroi di Bazovica", demolendo la stele eretta in loro memoria. I quattro, Zvonimir Miloš, Fran Marušič, Ferdo Bidovec e Alojz Valenčič, sono stati uccisi in quanto antifascisti il 6 settembre 1930, dopo un vergognoso processo politico tenutosi a Trieste. Il loro impegno per la libertà e la salvaguardia dei diritti del popolo sloveno, è stato sottolineato qualche anno fa dalla presenza in loco del presidente della Repubblica di Slovenija Borut Pahor e del presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella.
Il monumento sarà presto riedificato e prima o poi gli assassinati di Bazovica avranno piena riabilitazione e postuma giustizia.
Ma la bora nera che ha soffiato sul Carso è arrivata fino a Gorizia, trasformandosi nell'ormai reiterata celebrazione dei macellai della X mas, le cui gesta ben poco eroiche sono state magistralmente descritte dallo storico Luciano Patat, nel corso di un'assai partecipata conferenza, svoltasi al Trgovski dom. Di parole, su questa vicenda, ne sono state spese tante, particolarmente coinvolgenti quelle dei giovani presenti alla manifestazione promossa dall'anpi lo scorso sabato. A esse non c'è molto da aggiungere, se non qualche domanda: è davvero legittimo che un assessore, delegato dal sindaco, partecipi in forma ufficiale, con tanto di fascia tricolore, a un raduno di reduci di un corpo paramilitare fiancheggiatore del nazifascismo? E' legittimo che i labari di tale associazione entrino nella Casa del Comune, ricevendo tutti gli onori possibili? Quale è il senso di questa ennesima provocazione, dopo quella costituita dalla mancata cancellazione del nome di Mussolini dal libro d'onore del Municipio di Gorizia?
Presso la sede dell'UGG è stata allestita, in occasione di questo fine settimana, una mostra dedicata proprio ai soldati della Decima, a quelli del Battaglione Mussolini della RSI e alla battaglia di Tarnova. Accanto a fotografie d'epoca e a cimeli provenienti dai campi di battaglia, sono stati esposti documenti, con un criterio talmente unilaterale e fazioso da suscitare perplessità e delusione in chiunque si fosse soffermato, procedendo da un sincero interesse storiografico, a osservare gli oggetti. Insomma, non si tratta di una ricostruzione storica, per quanto possibile scientifica, ma di una vera e propria celebrazione, un inno alla guerra, al nazionalismo e alle ideologie che hanno portato l'Europa e il mondo alla catastrofe. Gli interrogativi precedenti si rafforzano ulteriormente. Negli spazi pubblici, ciascuno può tranquillamente esporre ciò che desidera, anche immagini e testi che inneggiano esplicitamente a formazioni militari inequivocabilmente fasciste? Non esiste alcuna possibilità di controllo, da parte di chi mette a disposizione gli ambienti, tanto più in un sito prestigioso come quello dell'Unione Ginnastica Goriziana, che tanto ha dato a Gorizia in termini di formazione sportiva delle nuove generazioni e di valorizzazione di nuovi e vecchi straordinari talenti?
Ci si augura che siano gli ultimi sussulti di una nostalgia funesta e che il vento gioioso della capitale europea della cultura spazzi le scorie del neofascismo e promuova l'inizio di un nuovo modo di intendere la storia del passato, la convivenza del presente e la visione di un glorioso futuro.
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