lunedì 20 gennaio 2025

Ripartire da Schengen, subito!

I marciatori della pace al Rafut (Foto E. Tofful)
Quando furono ripristinati i controlli sul confine, con la sospensione del trattato di Schengen, pochi ci avevano creduto. Un investimento economico gigantesco, finalizzato a "far vedere" la polizia, i carabinieri, la guardia di finanza sui valichi, era stato giustificato, come al solito, con il termine sicurezza. Ma anche i più ingenui non erano stati convinti. A parte che i controlli sono solo da qualche parte - forse per mancanza di personale - è evidente che nell'era dell'invasione totale della tecnologia nelle nostre vite, è quanto meno improbabile che eventuali malintenzionati siano "beccati" in modo così artigianale.

E allora? Allora quasi tutti avevano capito che la finalità del presidio sul confine fosse quella di intercettare i profughi e i migranti della rotta balcanica, per condurli al CPR di Gradisca (cosa sta succedendo là dentro?) e poi appena possibile respingerli. Dopo quasi un anno e mezzo sembra chiaro che non sia neppure questa la motivazione, bensì un'altra, essenzialmente politica. I blocchi bicolori, le serpentine come nei check point di antica memoria, i giovani in divisa armati con ben poco rassicuranti mitra, non servono ad altro che a far crescere la tensione. Da una parte sollecitano l'immaginazione di possibili invasioni di poveri disarmati alla ricerca delle fonti per la sopravvivenza, dall'altra rassicurano fittiziamente l'elettorato di destra, mostrando i muscoli e garantendo la salviniana "difesa dei sacri confini".

Pochi credevano all'emergenza dei sei mesi, c'è in giro troppa voglia di mimetiche per far cessare così presto un segnale praticamente così inefficace, ma simbolicamente così potente. Così il primo semestre si è trasformato in un anno, poi in un anno e mezzo. Proprio oggi, a sconfiggere i facili ottimismi di chi guardava all'imminente apertura dell'anno della capitale europea della cultura, lo stesso ministro Piantedosi ammette che "fino a giugno" le barriere resteranno, anche se non saranno invasive, sarà come se non ci fossero. Giustamente qualcuno si chiede: ma se fosse così, perché non toglierle immediatamente?

In realtà, se la Capitale della Cultura 2025 vuole celebrare la nuova situazione di due città, Nova Gorica con Gorizia, non più separate da un confine, la cessazione del trattato di Schengen è un vulnus intollerabile. Offriamo all'Europa uno sguardo su un territorio che è stato diviso e proprio sul più bello realizziamo nel cuore delle città, sulle vie di collegamento, minacciosi posti di blocco che non hanno altra funzione che quella di suscitare inquietudine e paura.

Almeno questo allora: prima dell'8 febbraio si ripristini Schengen, vengano smantellati tutti i check-point e l'abolizione dei confini non resti soltanto un bello slogan astratto, ma sia nutrita di fatti concreti!

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