Ai tempi del presidente della regione FVG Riccardo Illy, si parlava molto di "euroregione" Alpe Adria. Nel 2013 l'idea, che coinvolgeva anche il Veneto, sembrava essersi concretizzata con la sottoscrizione e l'avvio di uno specifico GECT tra le Regioni confinanti. Il sogno iniziale era quello di coinvolgere realtà amministrative appartenenti territorialmente all'Italia, all'Austria, alla Slovenia e alla Croazia.
Come stia procedendo tale struttura non è facile desumerlo, anche perché il sito dell'"Euregio Senza Confini" non risulta particolarmente aggiornato. Tuttavia è ancora molto attuale e affascinante l'idea originaria, quella di ricreare e di approfondire le dinamiche storiche di relazione tra popoli, lingue e culture differenti fra loro nel cuore dell'Europa.
La questione si collega direttamente con l'ormai prossima apertura dell'anno nel quale Nova Gorica con Gorizia saranno capitale europea della Cultura. Avvicinandosi la data e soprattutto essendo stato avviato il dibattito in regione FVG sulla futura distribuzione delle (neo) province, c'è chi propone di riportare il territorio cosiddetto exAu sotto l'egida della città di Gorizia. Le motivazioni storiche sono evidenti, sottolineate anche dall'ancora esistente Arcidiocesi di Gorizia, la cui giurisdizione si spinge ben al di là del confine geografico e politico con l'ex provincia di Udine. Anche dal punto di vista culturale si può riconoscere un certo affiatamento tra la realtà dell'Agro Aquileiese e quella del Goriziano. Bisogna però anche dire che tale struttura relazionale si sta sempre più assottigliando, essendo legata abbastanza strettamente alla frequentazione delle scuole. E' finito infatti il tempo di un maggioritario numero di studenti iscritti negli istituti superiori di Gorizia, oggi essi sono equamente divisi con la forte concorrenza di Udine e anche di Palmanova.
Allora, perché fermarsi a discutere di questioni identitarie che se non sono di livello archeologico poco ci manca? Perché non cogliere l'occasione strepitosa della capitale europea della cultura per avviare un ragionamento quasi del tutto nuovo? Si scrive "quasi" perché qualcosa - e non poco! - già c'è, cioè il GECT/EZTS tra Gorizia, Nova Gorica e Šempeter/Vrtojba. E' possibile immaginare una specie di "europrovincia inter-nazionale" (la definizione è del giornalista Marko Marinčič e risale ai tempi in cui era assessore provinciale nella Giunta Gherghetta) , con organismi elettivi, in grado di coniugare le esigenze amministrative dei territori delle valli dell'Isonzo/Soča e della Vipava/Vipacco? Potrebbe essere un semplice allargamento del GECT/EZTS uscito molto positivamente dagli anni di preparazione al grande evento del 2025? Oppure potrebbe essere un ente locale parallelo, in grado di rappresentare i Comuni collocati da una parte e dall'altra dell'antico confine? In altre parole, invece di riproporre antiche Contee confinate nelle soffitte della storia, non sarebbe meglio lanciare un'innovativa proposta che possa ridare a Nova Gorica e Gorizia l'iniziativa politica, oltre che culturale, per proporsi come naturale e geografico centro della futura, auspicata e funzionante Euroregione dell'Alpe Adria?
Se così fosse si potrebbe riprendere anche la visione ideale dei tempi illyani. Essa prevedeva, anche dal punto di vista economico, produttivo e finanziario, di riconoscere come crocevia centrale degli scambi proprio l'asse tra gli autoporti di Gorizia, Tarvisio e Fernetti e i porti di Monfalcone, Trieste e Koper. La zona poteva diventare lo snodo tra l'allora famoso "Corridoio 5" da Lisbona a Kiev (e quella volta si auspicava possibilmente a Mosca) e l'asse da reinventare tra Koper/Trieste e Amburgo e i porti del Nord.
E ancora possibile sognare in grande? Aquileia, ma anche Palmanova e Cividale da una parte, Ajdovščina, Tolmin e Idrija, in questo caso potrebbero essere davvero recuperate, nell'ambito dei centri amministrativi di Nova Gorica e Gorizia, come capitali morali dell'europrovincia prima e dell'euroregione. Esse testimoniano il grande progetto "dal preromano al postmoderno" con le vestigia del passato, ma anche con la vivace proposta di un turismo sostenibile, giovanile e innovativo.
Lasciando in pace il Conte Leonardo e la bella Paola Gonzaga.
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