lunedì 16 settembre 2024

Gorici, il territorio delle due Gorizia, protagonista a Napoli

 

Giovedì 26 settembre, presso l'istituto "L'Orientale" dell'Università di Napoli, nell'ambito del Festival delle Lingue, si parlerà di Nova Gorica e di Gorizia.

Alle 15 ci sarà una conferenza, nel corso della quale verranno evidenziate le straordinarie opportunità offerte dal vivere in un territorio di confine. Senza tacere la drammaticità degli eventi che si sono verificati soprattutto nella prima metà del XX secolo, si racconterà il percorso che ha portato due città divise a essere congiunte, nella valorizzazione delle differenze. Si parlerà anche dell'Europa che in un momento particolarmente difficile, caratterizzato da nuove guerre, dal rinascere del nazionalismo e del razzismo, guarda con speranza a Nova Gorica e Gorizia, capitale europea della Cultura (ma anche della Pace, dell'Accoglienza e della Giustizia) per il 2025. Seguirà, alle 16, la proiezione dell'ottimo film Moja meja/Il mio confine, di Anja Medved e Nadja Velušček, che consentirà di andare ancora più a fondo sulla percezione della storia di una frontiera che si vorrebbe eliminata per sempre, non soltanto dalla carta geografica ma anche e soprattutto dalla testa delle persone. Il tutto sarà anticipato, alle ore 14, da un'assai interessante riflessione di Rosanna Morabito e Maria Bidovec sul tema Le lingue dei vicini, serbo croato e sloveno. Per questa straordinaria occasione, un grazie speciale a Maria Bidovec e Sanja Pirc, referenti dell'insegnamento accademico della lingua e della cultura slovena a Napoli e a Roma.

giovedì 12 settembre 2024

Venerdì ad Aiello si presenta "Gorici", per un ragionamento senza confini

 

Foto d'archivio di Nevio Costanzo
Venerdì 13 settembre, alle ore 20.45 presso la sala civica di Aiello del Friuli, riprende il ciclo di presentazioni del libro Gorizia Nova Gorica, due città in una, edito da Ediciclo, contestualmente all'edizione in lingua slovena Gorica Nova Gorica, povezani mesti, da parte di ZTT, l'editrice slovena di Trieste.

L'incontro sarà particolarmente interessante anche per la cornice musicale che sarà portata dalla cantante goriziana Gabriella Gabrielli e dal suo "Quartetto di Confine". Eseguiranno musiche che esprimono la bellezza della diversità delle culture e delle lingue, caratteristica fondamentale della Capitale europea della Cultura 2025. 

La presentazione del libro, come è stato in altre circostanze, è l'occasione per parlare dell'importante evento che attende le due città congiunte, a partire dal prossimo 8 febbraio 2025, anniversario della morte del poeta sloveno France Prešeren e della nascita di Giuseppe Ungaretti. A dialogare con l'autore sarà Stefano Perini, storico, filosofo e uomo di grande cultura, da sempre punto di riferimento per la ricerca storica ad Aiello e nella Bassa Friulana, nonché coordinatore dell'ottimo periodico Ad Agellum. Si parlerà di Nova Gorica e Gorizia, ma anche dell'intero territorio circostante, tutto coinvolto nel grande progetto approvato dall'Unione Europea. 

L'iniziativa è promossa dal Circolo Culturale Navarca e dal suo presidente Aurelio Pantanali. Veramente una splendida opportunità per uno scambio di idee sui problemi e sulle prospettive dell'ormai imminente celebrazione della capitale culturale d'Europa... 

Le prossime presentazioni del libro saranno sabato 28 settembre alle 18.30 a Strassoldo, con Gabriella Burba, venerdì 4 ottobre alle ore 18.30 a Ruda, con l'interlocuzione di Pierpaolo Gratton e giovedì 10 ottobre, alle ore 17.45 presso la Libreria Friuli di Udine, insieme a Eleonora Sartori.

lunedì 9 settembre 2024

Nei boschi che circondano l'Isonzo/Soča

Dice il saggio: "non si può conoscere ciò che si crede già di sapere". Ed è proprio vero! Vale anche per il bacino fluviale dell'Isonzo/Soča. Si può credere di saperne tutto, o almeno quasi tutto perché lo si è percorso dalla sorgente alla foce, a piedi, in bici, in canoa... E invece ecco che quando meno te lo aspetti, qualcosa ti fa comprendere la tua sostanziale ignoranza e la misura incolmabile delle sorprese che può ancora riservare.

Certo, occorre lasciare la trafficata strada principale e inoltrarsi nei boschi che circondano praticamente tutto il corso d'acqua. A chi si inoltra nei sentieri meno battuti, sfidando i rovi e gli spini che crescono ovunque, vengono riservati spettacoli inattesi. Ecco un fragile ponticello che si apre su un abisso, lisce pareti riflettono il luccichio del torrente che scorre profondo. Si percepisce che è un luogo pieno di sacralità, un sassolino in una foglia, due legnetti per chiudere una specie di pacchetto, da una parte una preghiera, dall'altra un grazie. Sale dal cuore un desiderio di silenzio, per ascoltare la voce misteriosa della foresta, per sentire lo stormire delle foglie, il canto degli uccelli, il ronzio delle api, il canto delle acque rigogliose che si scontrano con le rocce.

Dopo un po', ecco un'altra sorpresa, un ruscello timido e quasi invisibile crea con una delicata cascatella un improvviso laghetto. E' uno specchio nel quale si intravvedono gli alberi stroncati dall'ultima tempesta. Non ci si potrebbe credere a sentirlo raccontare, ma ovunque pullula il segreto della Vita. Ecco una libellula che accarezza la superficie, ecco strani ragni coriacei che giocano nuotando allegri sfidando la corrente, ecco i gamberi, uno piccolo che ricorda un cavalluccio marino e uno grande, bianco, a dimostrare la purezza delle acque e a ricordare cosa si trovava nelle pozze scavate dai torrenti, fino a non molto tempo fa, anche vicino alle città.

Attenzione, ecco una roccia proprio strana. Il primo pensiero va all'utero materno, anche perché in essa sembra trovare rifugio un animale mitologico, un gufo gigantesco o un unicorno che si nasconde davanti all'irruzione della civiltà. Invece è un'altra pietra, alla quale ciascuno dà una diversa forma, quando invece si tratta "soltanto" dell'opera con la quale l'acqua e il vento hanno modellato la roccia. Sono tante le pietre che assumono diverse figure, create dalla fantasia e dall'oscurità, quando le nuvole strappano al bosco anche gli ultimi raggi di un pallido Sole.

E' il regno dei vecchi credenti che da secoli in pubblico nascondono il loro rapporto privilegiato con le forze della Natura e della Vita dentro e dietro le dinamiche della simbolica cristiana, reinterpretata o forse aggiornata nell'ascolto umile e attento degli arcani linguaggi della terra, dell'acqua, dell'aria e del fuoco. Ma quando entrano nel tempio delle verdi valli che circondano il Deus Aesontius, ritrovano il volto dell'unico ospite divino nei mille dei incarnati nelle pietre, nelle cascate, nelle fate e negli gnomi che soltanto un cuore aperto al mistero può percepire nella solitudine riempita di segni e di sogni.

Dove tutto ciò? Per ora non ve lo posso dire. Cercate e troverete, se avrete una buona guida in grado di iniziarvi alla misteriosa sacralità della Natura senza mortificare la vostra voglia di avventura e di autentica conoscenza personale.

Gli eroi di Bazovica: il discorso integrale di Anna Di Gianantonio

 

Ieri, 8 settembre 2024, si è tenuta l'annuale commemorazione degli "eroi di Bazovica". Un coro potente e un'orchestra efficace hanno creato un clima di profonda emozione. La lettura delle toccanti lettere dal carcere di Regina Coeli di Fran Marušič, rese pubbliche per la prima volta grazie alla disponibilità delle nipoti, hanno aiutato a pensare al dramma di questi giovani che sono stati assassinati dai fascisti perché volevano difendere i diritti del proprio popolo. I saluti a nome dell'organizzazione di Milan Pahor e a nome della comunità cattolica del vescovo Trevisi hanno sottolineato l'importanza della valorizzazione delle lingue e delle culture, in una città come quella di Trieste e nel territorio circostante. Molto interessante è stato l'intervento introduttivo della ministra della Cultura della Repubblica di Slovenia Asta Vrečko, che ha ricordato le enormi ingiustizie e violenze che si perpetuano anche oggi, in particolare con il genocidio di Gaza e che si è anche riferita alla grande occasione di Nova Gorica con Gorizia capitale europea della Cultura 2025. Le orazioni ufficiali sono state portate da un'esperta di lingua, storia e letteratura slovena e dalla storica Anna Di Gianantonio, il cui intervento viene qui pubblicato integralmente. E' una lettura lunga, ma veramente vale la pena di non perdere neppure una parola:


Sono davvero onorata di aver ricevuto l’invito a parlare nella ricorrenza della tragica
fucilazione dei quattro eroi di Basovica, Ferdo Bidovec, Franjo Marušič, Zvonimir Miloš,
Vekoslav Valenčič ,uccisi al termine del primo processo di Trieste il 6 settembre 1930.
Giovani che appartenevano all’organizzazione Borba che attraverso momenti di incontro,
escursioni e discussioni, con la diffusione della stampa e anche con le armi volevano
difendere l’identità slovena e il loro stesso diritto ad esistere nella società giuliana di quegli
anni in cui si parlava di “bonifica etnica”. Da giovanissimi avevano visto e sentito parlare
dell’incendio del Narodni dom e del silenzio di Giolitti che non aveva risposto al
memoriale che i dirigenti sloveni più anziani gli avevano mandato. Avevano capito che i
metodi tradizionali di lotta non bastavano più, dopo che dal 1927 erano stati costretti ad
entrare in clandestinità a causa della legge fascista che aveva sciolto le associazioni.
Voglio per prima cosa ringraziare il Presidente del Comitato Promotore degli eroi di
Basovica, Milan Pahor e tutto il direttivo e Štefan Čok storico della Sezione di Storia ed
Etnografia della Biblioteca Nazionale Slovena degli studi.
Ho letto e seguito negli anni l’impegno, le difficoltà, la costanza che il Comitato ha
profuso per dare alla quattro giovani vittime il riconoscimento di eroi combattenti.
Continuava così l’impegno a mantenere viva la memoria che, dopo appena due mesi
dall’esecuzione dei quattro eroi, aveva portato all’erezione a Kranj di un monumento in
legno in loro ricordo, la piramide spezzata, e l’anno dopo all’inaugurazione di quello in
muratura, che, come ricorda con orgoglio Drago Žerial, protagonista del ritrovamento dei
corpi delle quattro vittime al Cimitero di S. Anna nel 1945, fu il primo monumento
antifascista al mondo.
Voglio ricordare tutti gli studi degli intellettuali e storici sloveni, la raccolta e l’analisi delle
testimonianze dei protagonisti di quegli anni, poi tradotte, perché è stata una ricerca
fondamentale per gli storici italiani che hanno avuto accesso ad una documentazione
indispensabile per l’analisi dell’antifascismo sloveno tra le due guerre. Il lavoro culturale è
stato qualcosa in più che la pubblicazione di libri: è stato un gesto di pace e di fratellanza,
perché la condivisione della storia porta alla comprensione e al rispetto reciproci.
Importanti sono state le trasmissioni radiofoniche di Lida Turk che hanno divulgato la
memoria dell’antifascismo sloveno ad un pubblico ancora più vasto. Questo enorme lavoro
ha avuto una valenza politica, nata dalla consapevolezza che la memoria e la storia sono
terreni conflittuali, attraversati da diverse interpretazioni che rispondono spesso a interessi
politici.
Noi ricordiamo i crimini compiuti dai nazionalisti italiani in sintonia con gli industriali e la
finanza, le forze dell’ordine e i fascisti già all’indomani della gestione militare della città
del generale Carlo Petitti di Roreto. Conosciamo le violenze razziste di quegli anni,
violenze che hanno un lungo arco cronologico e un ampio spettro territoriale. Per esempio
a Gorizia, dopo l’uccisione nel 1937 di Lojze Bratuž e le tragiche vicissitudini di sua
moglie, la poetessa Liubka Šorli, nel 1947, a guerra finita, la violenza culminò con la
distruzione delle attività economiche e commerciali degli sloveni e con il saccheggio delle
loro case e continuarono nel ‘49 con l’aggressione agli sloveni che volevano celebrare il
poeta Prešeren nella centrale sala Petrarca. Un filo nero ha legato il confine di Rapallo a
quello stabilito a Gorizia nel 1947. Il nazionalismo si lamentava nel’20 della “vittoria
mutilata” e nel ‘47 dell’ingiustizia del nuovo confine stabilito dal Trattato di pace, senza
riconoscere le colpe del fascismo e le tragedie della guerra. La mia generazione non può
dimenticare il clima della guerra fredda che ha scoraggiato molti italiani dall’imparare la
lingua e la cultura del vicino di casa, mai proposta nella scuola, provocando un grande
impoverimento culturale. Nè dimentichiamo quello che successe nel 1969, a due mesi dalla
strage di piazza Fontana, con gli attentati neo fascisti alla scuola slovena di via Caravaggio
di Trieste dove vennero ritrovati volantini anti slavi e al cippo confinario della Transalpina
a Gorizia.
Nella prefazione al volume di Milan Pahor “L’organizzazione antifascista Borba 1927-
1930” Adriano Sofri ha scritto una frase che mi ha colpita. Sofri parla della “memoria che
può essere preziosa per dirci “quel che non siamo più, quel che non vogliamo più”. Questa
frase è di grande importanza per gli antifascisti.
Ma bisogna essere altrettanto consapevoli che una memoria e una storia ostile a quella
antifascista è ben presente ancora nella società italiana e che ad ogni passo in avanti verso
il rispetto e la riconciliazione tra le due comunità, c’è qualcuno che vi si oppone. Quando
nel 2020 i due presidenti Pahor e Mattarella si sono recati ad omaggiare il monumento
della foiba di Basovica e quello dei 4 eroi fucilati e poi hanno firmato a cento anni di
distanza, la restituzione del Narodni dom, il gesto è stato importante. Ma non va
dimenticato che nel 2021 la richiesta di fare riconoscere questo monumento di interesse
nazionale è stata duramente contestata dall’ Unione degli Istriani e dalla Lega nazionale,
che hanno giudicato inaccettabile il riconoscimento, perché le vittime erano anti italiane e
terroriste. Dunque, con un rovesciamento tipico della retorica nazionalista, era definito
terrorista non chi aveva distrutto le associazioni slovene, picchiato e ucciso i militanti,
espropriato banche e terreni, costretto all’emigrazione centomila sloveni e croati e
scatenato una guerra di aggressione, ma chi a questo si era ribellato. Di esempi in cui ad
ogni conquista ottenuta c’era un ritorno indietro se ne potrebbero fare molti. Nel 2025
Nova Gorica e Gorizia sono capitale della cultura, un grande gesto di riconciliazione e di
pace. Spero quindi che il sindaco della città non accolga ancora i reduci della Decima mas
in Comune e approvi il ritiro della cittadinanza onoraria a Mussolini, più volte richiesto. Il
processo per il rispetto della storia e della memoria nei nostro territorio non è dunque né
semplice né lineare, ma ci rafforza vedere quanti siamo che lavoriamo per gli stessi
obiettivi: pace, rispetto, verità.

giovedì 5 settembre 2024

Con Mirt Komel da Maks a Nova Gorica, un dialogo filosofico-teologico

 

Ohraniti sanje, di Mirsad Begic (1953)
Venerdì 6 settembre, alle ore 11, presso la splendida libreria Maks in Delpinova ulica a Nova Gorica, ci sarà il primo dei tre dialoghi filosofico teologici fra lo scrittore Mirt Komel e il sottoscritto.

Il primo incontro si inserisce nella ricchissima settimana di eventi denominata "Mesto knjige", la città del libro. Nel contesto della stagione estiva, ormai avviata verso la fine, si parlerà di dio e degli dei, della guerra e della pace, della gioia e del dolore.

Il tema della rassegna è "Spomin", da tradurre forse più con "memoria" che con "ricordo". Ciò renderà possibile affrontare anche alcune domande di fondo, spesso trascurate e marginalizzate nel contesto attuale. Per esempio, che cosa è la teologia? Cosa ha a che fare con i "discorsi sugli dei" dei pensatori greci e con il trionfo del monoteismo in ambito cristiano, ma soprattutto ebraico e musulmano? In che rapporto il riferimento al Trascendente condiziona l'esercizio della guerra o favorisce la ricerca della pace? E' possibile un linguaggio condizionato dallo spazio e dal tempo intorno a un oggetto per definizione al di là dello spazio e del tempo? Si può parlare di ciò che non si può conoscere? E ancora, cosa c'entra dio con la sofferenza umana? Con le malattie, con i cataclismi che affliggono l'umanità, con i bambini atrocemente travolti dal male "provocato" da altri esseri umani o dall'imperscrutabile scorrere degli eventi naturali?

Una delle possibili risposte è "no, non c'entra niente", tutto ciò che accade è affidato solo alla libera interpretazione e responsabilità umane. Dio è il "totalmente altro" che può essere affermato e creduto soltanto in quanto tale, svincolato dagli argini imposti alla e dalla ragione. In questo senso la teologia può ri-centrare il proprio oggetto, riportandosi proprio al tema di Mesto knjige: non cerca di assolvere o condannare il divino, non lo porta neppure sul banco degli imputati, ma prende atto e riflette sull'esperienza storica di coloro che "in nomine Dei" hanno dato un significato alla propria vita e hanno impresso una svolta (spesso catastrofica!) alla Storia. In questo caso il ragionamento procede da una memoria - quella essenzialmente contenuta nei libri ritenuti dai credenti ispirati o dettati dall'Assoluto - per scoprire un senso (esiste un senso?) nel presente e orientare una scelta improntata al desiderio di un futuro. Teologia quindi non come discorso su Dio, bensì come interpretazione dell'esperienza umana alla luce di un trascendente che, secondo la Bibbia, non si dovrebbe neppure nominare.

E la filosofia? E' possibile un dialogo fra un teologo e un filosofo? 

Beh, la risposta - o almeno un tentativo di risposta - la trovate domani, venerdì 6, se venite da Maks alle 11. Ah sì, sarà un esperimento di bilinguismo passivo, ognuno parlerà la propria lingua nella certezza della comprensione da parte dell'altro. 

martedì 3 settembre 2024

Elezioni in Germania, una sveglia per la sinistra?

 

Le elezioni in Turingia e Sassonia hanno avuto un risultato sorprendente, con il trionfo dell'ultradestra, temperato nel secondo caso dalla tenuta dei cristiani democratici, in pratica di quello che in Italia si definirebbe centro destra.

Sorprendente? Forse no, piuttosto è una sveglia che suona per un centro sinistra e una sinistra dormienti, cullati dal sogno alimentato da qualche discreto dato ottenuto a livello di elezioni europee o nazionali.

Il risveglio è necessario, prima che le prossime occasioni li sprofondino ancor più nel sonno, dando per scontate, per esempio, le probabili vittorie della "grande coalizione" in una Liguria nella quale il centro destra si è autoaffondato, come pure quella di Kamala Harris contro un Trump che per il momento appare "suonato" dall'"arrocco" dei democratici USA.

Il risveglio non deve riguardare i "numeri" delle votazioni, ma ciò che sta dietro a esse. A destra si è sfondata la diga del "politicamente corretto", sono stati sdoganati concetti che si ritenevano confinati nelle soffitte della storia. Vengono riabilitati il nazismo in Germania e il fascismo in Italia, non tanto - o non soltanto - in quanto strutture di potere, ma come sistema di disvalori diffuso in ogni settore della popolazione: razzismo, violenza, discriminazione, nazionalismo, patriottismo guerrafondaio, ecc.

Come arginare questa pericolosa ondata? Forse è tempo che anche la sinistra abbatta la diga del politicamente corretto e che riproponga con convinzione valori che fanno parte del suo patrimonio storico e che sono stati dimenticati dalla necessità di stringere accordi con forze troppo diverse, con la conseguente perdita di una parte cospicua di un elettorato che non si ritrova nelle giravolte del PD su guerra e migrazioni, nelle incertezze della Schlein o nelle divisioni sistematiche che indeboliscono i partiti "a sinistra del pd".

E quali sono i valori da approfondire a sinistra? Un convinto internazionalismo contro il sovranismo e il nazionalismo, la giustizia sociale contro gli immensi privilegi che dividono il mondo tra pochissimi ricchi e una moltitudine di poveri, una concezione del lavoro che tuteli la classe lavoratrice contro i risorgenti soprusi dei padroni, virtuali o in carne e ossa che siano, la visione di una fraternità e sororità universali contro il razzismo, la libera circolazione delle persone e la rimozione delle barriere tra gli esseri umani, il pacifismo e la nonviolenza non fini a sé stessi ma all'affermazione di un sistema globale equo, giusto e solidale, la tensione verso il disarmo generale e globale, la cancellazione degli interessi dei fabbricanti, commercianti e acquirenti di armi sempre più distruttive e devastanti.

Utopia? Forse, ma come direbbe Basaglia utopia della realtà. O come direbbe Balducci, cammino verso la possibilità di un futuro: "nel terzo millennio, l'homo o sarà planetarius o non sarà".

VIAGGIARE CON LENTEZZA

 

Si svolgerà venerdì 6 settembre, alle ore 18 all'ARCIGONG di Gorizia (Via delle Monache), un bell'incontro dedicato al senso dei cammini.

Con il coordinamento di Maria Teresa Padovan, saranno presentate due esperienze di camminatori e di cammini. Il Cammino Celeste è il  primo itinerario di questo tipo proposto in Friuli Venezia Giulia e uno dei primi in Italia, dopo le tradizionali vie jacopee, le "Francigena", "Di qui passò Francesco". E' stato ideato e percorso per la prima volta integralmente nel lontano 2006, ben prima del "boom", l'esplosione del fenomeno dell'invenzione e realizzazione di oltre 150 percorsi, disegnati in questi ultimi anni un po' ovunque.

Il cammino delle 44 chiesette votive consente invece una singolare e affascinante immersione nelle Valli del Natisone, alla scoperta di una natura lussureggiante e a volte incontaminata e di tante piccole vere opere d'arte architettoniche e pittoriche.

Si dialogherà non soltanto intorno ai due bellissimi tracciati, ma soprattutto sul senso del mettersi in cammino sulle strade del mondo e del senso simbolico che potrebbe portare con sé questo sostanzialmente improvviso "innamoramento collettivo" nei confronti delle antiche e nuove strade di pellegrinaggio e viandanza. Più "storieviandanti" di così non si può, da non perdere!