giovedì 26 settembre 2024

Che fine ha fatto la mostra sul "Tesoro di Aquileia"?

 

Un po' di sale, ogni tanto...

Nell'anno precedente la pandemia, era nata una bella idea, quella di presentare il tesoro storico dell'Arcidiocesi di Gorizia nelle due strutture di Santa Chiara a Gorizia e Palazzo Meizlik ad Aquileia.

Il covid portò altri pensieri e progetti, la proposta rimase nel cassetto, in attesa di tempi migliori.

Questi arrivarono con l'annuncio di Nova Gorica con Gorizia capitale europea della Cultura 2025. Nella primavera 2023 si mosse Aquileia ed elaborò un percorso a dir poco entusiasmante, anche grazie all'esplicito sostegno dell'assessorato alla Cultura della Regione Friuli-Venezia Giulia. Con i referenti della Società per la Conservazione della Basilica di Aquileia, si riunirono i rappresentanti di Fondazione Aquileia, Comune e Museo Archeologico Nazionale. Si contattarono i responsabili del Goriški Muzej e di Kostanjevica. Si arrivò fino alla stesura di una bozza di lavoro, con alcune caratteristiche importanti.

Sotto il titolo il Tesoro di Aquileia, si riteneva possibile e si sperava di offrire ai visitatori un grandioso percorso su più sedi, unite nel presentare la relazione tra spiritualità e arte, dall'antichità preromana fino alla postmodernità. Ad Aquileia avrebbero trovato spazio le testimonianze relative alla realtà dell'Adriatico settentrionale e alle relazioni con i culti diffusi nel Bacino Mediterraneo. A Palazzo Meizlik e in Basilica avrebbero trovato posto gli apporti del paleocristianesimo e dei primi secoli del Patriarcato. A Gorizia, tra Santa Chiara e Kostanjevica, si sarebbero esposti i reperti legati alla storia dell'Arcidiocesi, dal 1751 a oggi, ma anche le vicende legate al protestantesimo, con la predicazione di Trubar nel '500 e con la ripresa valdese/metodista alla fine dell'800. Non sarebbe mancata la menzione alla gloriosa e tragica storia dell'ebraismo goriziano e dei suoi illustri rappresentanti. Nel Goriški Muzej e a Sveta Gora avrebbero trovato posto le vicende legate alla storia del popolo sloveno, al processo di cristianizzazione, alle sopravvivenze della religiosità naturale e popolare. Naturalmente si sarebbe parlato anche del Novecento, raccontando le delicate vicende del "secolo breve" contestualizzate nell'intera lunga vicenda storica del territorio.

Bello vero? Sì, molto bello, è stato detto nell'aula del Consiglio Comunale più di un anno fa, quando questo ambizioso e sostenibile progetto è stato presentato ai decisori, all'inizio del mese di settembre 2023. E' stato assicurato che nel giro di un mesetto sarebbe stata costituito il Comitato Scientifico e tutto sarebbe andato avanti spedito, tutto liscio fino alla realizzazione dell'obiettivo. Passato circa un mese, una fantomatica commissione nominata da non si sa bene chi, è stata convocata per contemplare i tesori dell'Arcidiocesi contenuti nel forziere dell'Arcivescovado. Si vociferava, in quella occasione, dell'assegnazione della direzione scientifica a Marino Degrassi, ma né il bravo editore era presente, né da quel momento in poi sarebbe più stata convocata la suddetta Commissione, pubblicizzata sui quotidiani, ma in realtà mai insediata.

E adesso? Dato ormai per scontato che l'entusiasmante progetto "Dal preromano al postmoderno" non potrà essere realizzato - impensabile riprendere tutte le relazioni interrotte e organizzare il tutto ormai alla vigilia del 2025 - è dato sapere quale sarà il destino della Mostra? Sarà limitata ai "pezzi" del Tesoro conservato in Arcivescovado? Aquileia, che all'inizio sembrava essere decisiva nell'organizzazione complessiva, c'entrerà ancora qualcosa? Si dice (dicunt tradunt ferunt) che qualche giorno fa, nel corso di un incontro tra il suddetto Degrassi, il referente della cultura dell'Arcidiocesi di Gorizia don Santi Grasso e l'assessore Oreti, sia stata di fatto affidata la direzione artistica a una persona molto competente e degna e che questa abbia cominciato già a muoversi per immaginare le caratteristiche fondamentali dell'esposizione. Non sarebbe il caso di passare dal "si dice" al "si fa", ufficializzando eventuali decisioni prese e anche - almeno per educazione - notificando ai cosiddetti "commissari" che erano stati contattati un anno fa, che il loro compito è esaurito, o meglio, non è neppure iniziato? Perché tanti segretucci che non giovano alla trasparenza e tanti accordi sotterranei così lontani dalla bella impostazione generale della capitale europea della Cultura?  

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