lunedì 9 settembre 2024

Nei boschi che circondano l'Isonzo/Soča

Dice il saggio: "non si può conoscere ciò che si crede già di sapere". Ed è proprio vero! Vale anche per il bacino fluviale dell'Isonzo/Soča. Si può credere di saperne tutto, o almeno quasi tutto perché lo si è percorso dalla sorgente alla foce, a piedi, in bici, in canoa... E invece ecco che quando meno te lo aspetti, qualcosa ti fa comprendere la tua sostanziale ignoranza e la misura incolmabile delle sorprese che può ancora riservare.

Certo, occorre lasciare la trafficata strada principale e inoltrarsi nei boschi che circondano praticamente tutto il corso d'acqua. A chi si inoltra nei sentieri meno battuti, sfidando i rovi e gli spini che crescono ovunque, vengono riservati spettacoli inattesi. Ecco un fragile ponticello che si apre su un abisso, lisce pareti riflettono il luccichio del torrente che scorre profondo. Si percepisce che è un luogo pieno di sacralità, un sassolino in una foglia, due legnetti per chiudere una specie di pacchetto, da una parte una preghiera, dall'altra un grazie. Sale dal cuore un desiderio di silenzio, per ascoltare la voce misteriosa della foresta, per sentire lo stormire delle foglie, il canto degli uccelli, il ronzio delle api, il canto delle acque rigogliose che si scontrano con le rocce.

Dopo un po', ecco un'altra sorpresa, un ruscello timido e quasi invisibile crea con una delicata cascatella un improvviso laghetto. E' uno specchio nel quale si intravvedono gli alberi stroncati dall'ultima tempesta. Non ci si potrebbe credere a sentirlo raccontare, ma ovunque pullula il segreto della Vita. Ecco una libellula che accarezza la superficie, ecco strani ragni coriacei che giocano nuotando allegri sfidando la corrente, ecco i gamberi, uno piccolo che ricorda un cavalluccio marino e uno grande, bianco, a dimostrare la purezza delle acque e a ricordare cosa si trovava nelle pozze scavate dai torrenti, fino a non molto tempo fa, anche vicino alle città.

Attenzione, ecco una roccia proprio strana. Il primo pensiero va all'utero materno, anche perché in essa sembra trovare rifugio un animale mitologico, un gufo gigantesco o un unicorno che si nasconde davanti all'irruzione della civiltà. Invece è un'altra pietra, alla quale ciascuno dà una diversa forma, quando invece si tratta "soltanto" dell'opera con la quale l'acqua e il vento hanno modellato la roccia. Sono tante le pietre che assumono diverse figure, create dalla fantasia e dall'oscurità, quando le nuvole strappano al bosco anche gli ultimi raggi di un pallido Sole.

E' il regno dei vecchi credenti che da secoli in pubblico nascondono il loro rapporto privilegiato con le forze della Natura e della Vita dentro e dietro le dinamiche della simbolica cristiana, reinterpretata o forse aggiornata nell'ascolto umile e attento degli arcani linguaggi della terra, dell'acqua, dell'aria e del fuoco. Ma quando entrano nel tempio delle verdi valli che circondano il Deus Aesontius, ritrovano il volto dell'unico ospite divino nei mille dei incarnati nelle pietre, nelle cascate, nelle fate e negli gnomi che soltanto un cuore aperto al mistero può percepire nella solitudine riempita di segni e di sogni.

Dove tutto ciò? Per ora non ve lo posso dire. Cercate e troverete, se avrete una buona guida in grado di iniziarvi alla misteriosa sacralità della Natura senza mortificare la vostra voglia di avventura e di autentica conoscenza personale.

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