Un incontro casuale con una coppia originaria della zona e un invito a visitare anche l'ultima parte della Val Trenta, chiamata in sloveno appunto Zadnija Trenta, mi ha permesso di scoprire un'altra molto meno conosciuta sorgente. Si va oltre il rifugio, camminando per circa un'ora sull'orlo o al centro di un grande greto torrentizio, senza immaginare lo scorrere delle acque sotto le ghiaie. Lo scenario è grandioso, alle spalle il Prisojnik e il Razor, verso nord i primi contrafforti dello Jalovec e le impervie balze che ospitavano fino a cento anni fa i minatori che con fatiche inenarrabili ricavavano dalla terra il ferro. Di fronte, come un'enorme cattedrale, ci accompagna il Bavški Grintavec, mentre da sud le alte rocciose pareti del Travnik sovrastano piccole fattorie, da poco ristrutturate a uso vacanze dai discendenti delle antiche famiglie di pastori, bracconieri e guide alpine trentane.
Il percorso continua poi nel bosco, improvvisamente compare l'acqua, un laghetto che ne riceve parecchia dal ruscello cantilenante poco sopra e dal quale scaturisce un fiumiciattolo che dopo qualche metro svanisce nel nulla. Si procede mentre il letto del fiume si restringe, quasi soffocato da pareti incombenti e con una specie di slalom, saltellando sulle pietre in una gola tortuosa, si giunge all'improvviso di fronte alla suggestiva cascata (Zapotoški slapovi), ultima di una serie di balzi, il primo dei quali sotto le pareti del Grintavec. Il luogo è straordinario, il flusso continuo e armonico dell'acque sprofonda in un lago colorato di smeraldo, dalle profondità imperscrutabili. Si prova una sensazione di mistero, soprattutto se il silenzio viene riempito solo dall'incessante musica della cascata. La poesia della sacralità impregna l'ambiente, suggerendo soggezione e umiltà di fronte alla maestà della Natura. Non è la più grande delle cascate dell'alta valle, neppure forse la più impressionante. E' certamente quella che più di ogni altra, invita al silenzio, alla contemplazione, al rispetto della Madre Terra e dell'Acqua, che rendono possibile il miracolo della Vita.
Insomma, l'Isonzo Soča è un po' più lungo di quanto normalmente non si pensi e il suo incredibile colore potrebbe essere la mescolanza, come su una tavolozza di un divino pittore, dell'azzurro intenso del tradizionale punto d'inizio e dell'indescrivibile verde della cascata sotto la malga (planina) Zapotok. Insomma, chi ammira il battagliero Isonzo e la forte Soča non dovrebbe perdere l'occasione, salga fino a Zadnija Trenta e rimanga incantato dalla magia di quei luoghi.
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