domenica 23 agosto 2020

IO VOTO NO!

Voterò NO al referendum di settembre. 
La riduzione del numero dei parlamentari non è taglio ai costi della politica, ma (ulteriore) indebolimento della democrazia. Se la legge dovesse essere confermata, sarebbero inevitabilmente rese molto più flebili le voci dei territori e addirittura cancellate alcune significative presenze, numericamente minoritarie, ma in grado di offrire all'intera Nazione un contributo insostituibile di diversità linguistica e culturale.
Se la questione riguardasse soltanto le spese a carico dei cittadini, sarebbe fin troppo facile dimezzare gli stipendi e abolire qualsiasi forma di privilegio che possa direttamente o indirettamente favorire chi si vuole porre al servizio della comunità nazionale. Anzi, una cospicua riduzione potrebbe contribuire a selezionare meglio i candidati, certamente spinti da altri interessi che non siano quelli appunto di una dedizione totale alle cause del bene e dei beni comuni.
Anche la legge elettorale deve essere quanto prima modificata, non è possibile che siano ancora le segreterie dei partiti a stilare le liste bloccate che rendono impossibile la preferenza da parte dell'elettore. Come è possibile, nel 2020 e dopo una sentenza in questo senso della Corte Costituzionale abilmente aggirata, che chi va a votare possa solo indicare il partito, senza poter far nulla per determinare la graduatoria all'interno dei famigerati "listini"? Questo sì, è un modo per togliere al popolo parte di quel potere che dovrebbe esercitare secondo le prerogative stabilite nella Costituzione!
E' davvero difficile capire la logica della legge che vuole restringere i seggi alla Camera e al Senato. A chi giova veramente, chi ne può trarre guadagno, a parte il risparmio di quel pugno di euro che, come detto, potrebbero benissimo essere recuperati anche in altro modo.
Certo, è indispensabile una nuova stagione, nella quale la ricerca e la proposta dei candidati porti alla responsabilizzazione di figure credibili, fedeli alla Costituzione, per quanto possibile preparate o almeno disponibili a uno studio serio e approfondito di tutti i problemi. Sarebbe bello che i partiti si liberassero dei perniciosi yesman e che diventassero luoghi di elaborazione, dibattito, libero confronto a tutti i livelli.
Un sogno? Forse! Ma di certo il risveglio non sarà portato dalla diminuzione dei posti, bensì da una nuova consapevolezza del significato partecipativo della rappresentanza. Anche perché non è bene fare di tutta l'erba un fascio e - purtroppo spesso mediaticamente penalizzati - esistono anche dei sinceri e convinti servitori delle comunità territoriali che potrebbero essere il perno attorno ai quali costruire speranza ed efficace volontà di affrontare le grandi questioni del presente. 
Altro che diminuzione di parlamentari, occorrerebbe piuttosto aumentarne il numero e l'operosità. Ma per il momento, possono bastare i mille. Al referendum, voto e propongo di votare NO.

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