La questione però, collocata nel centro di una delicata estate, ha altri contorni. E' possibile che, mentre si discute di come andrà l'Italia nel prossimo difficilissimo autunno, della moltiplicazione dei respingimenti degli immigrati dall'Italia alla Bosnia, delle tragedie politiche e umane della Bielorussia, di Hong Kong e di tanti altri Paesi, il più grande problema italiano siano i cinque (o quanti poi?) parlamentari e consiglieri regionali che "se magnano" anche i 600 euro delle partite iva?
Come tutte le vicende di cui si parla troppo - e troppo evidentemente - sembra che ci sia sotto qualcosa, almeno la volontà di far dimenticare questioni ben più urgenti e importanti. Una fra tutte è senz'altro quella legata al referendum sul taglio dei parlamentari, un momento decisivo per la sorte della democrazia in Italia. Far pensare alla gente che "tutti i politici siano ladri" è un ottimo sistema per propagandare il "sì" alla riduzione della rappresentatività.
Rappresentando altri sindaci italiani, posso testimoniare che molti "primi cittadini" titolari di partita iva (anche chi scrive) hanno rigettato la proposta dei loro commercialisti e non hanno richiesto il bonus del quale avrebbero diritto, in forza di quei 1289 euro mensili (senza tredicesima) che ricevono dallo stato per compiere il loro mandato. La stragrande maggioranza di coloro che hanno responsabilità politiche - soprattutto, ma non solo a sinistra - hanno tenuto lo stesso comportamento etico individuale. La maggior parte di essi ritiene che sia indispensabile votare "no" alla diminuzione drammatica di deputati e senatori, ritenendo giusto tagliare stipendi e privilegi, ma non mai il numero dei rappresentanti dei cittadini.
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