La nuova frontiera del razzismo leghista si chiama covid-19. Finito di fatto l'incubo che ha portato per un paio di mesi l'Italia ai drammatici vertici numerici della pandemia, la squallida e spudorata caccia di voti sembra aver individuato il filone d'oro. Come nella celebre descrizione manzoniana, il popolino ha tra le mani il colpevole, l'immigrato richiedente asilo.
In realtà nessuna seria analisi scientifica ha dimostrato una significativa correlazione tra persone provenienti dalla rotta balcanica o dalle vie del Mediterraneo e la diffusione del virus. Al contrario, la moltiplicazione di casi di positività in strutture di "accoglienza" è stato determinato dall'esistenza stessa di tali realtà e da una mancata attenzione da parte dei responsabili politici e sanitari. Tali luoghi di soggiorno, a causa delle conseguenti quarantene, si sono trasformati in veri campi di concentramento e detenzione, tali da far triste compagnia all'assurda presenza di Centri Per il Rimpatrio simili a quello di Gradisca d'Isonzo. E' chiaro che questi siti, già di per sé contrari a qualsiasi logica civile e democratica, possono essere trasformati in situazioni esplosive se non immediatamente chiusi e sostituiti con altre forme di accoglienza territoriale.
La questione esiste e non c'entra in alcun modo con la recrudescenza del coronavirus, riportato in Patria ben più frequentemente da turisti che hanno legittimamente trascorso le vacanze in Paesi particolarmente colpiti, ma non proibiti. C'entra invece con la necessità di riprendere quanto prima in Italia la strada dell'accoglienza diffusa, come si spera venga riproposto nell'ormai prossima riforma degli sventurati "decreti Salvini". Lo SPRAR, nell'edizione precedente alla trasformazione in SIPROIMI, ha consentito ovunque corretti percorsi di reciproca integrazione tra territorio e nuovi arrivati, controllo costante da parte dei Comuni e dei sistemi territoriali di assistenza sociale, efficacia nel sostegno dei richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale alla conoscenza della cultura locale, alla ricerca del lavoro e dell'alloggio autonomi e ai ricongiungimenti familiari.
Anche per ciò che concerne l'attuale situazione, una simile risposta potrebbe essere estremamente utile, in quanto risulta evidente la facilità di attenzione e controllo anche sanitario in una realtà numericamente limitata di popolazione, da più o meno tempo residente, rispetto all'impossibile gestione di luoghi in cui sono ammassati centinaia di esseri umani.
Additare gli immigrati come gli untori manzoniani è compiere un atto criminale, privo di qualunque spessore razionale. Chi lo fa, sa benissimo di aizzare una folla provata dalle difficoltà di questi tempi. Per un pugno di voti, si rischia il ritorno all'età della pietra dei nazionalismi esasperati e la perdita di una grande occasione per proiettare l'umanità verso una visione globale della propria storia.
L'accoglienza attuata con il progetto SPRAR aveva dato risultati positivi, abolire questo progetto è stato un errore. Purtroppo tutto si fa pur di ottenere vantaggi elettoralistici. Gli emigranti pare non siano persone per molti.
RispondiElimina