mercoledì 19 agosto 2020

Caso parco Coronini. Qualche interrogativo...

La tristissima vicenda del giovane Stefano, caduto nel pozzo del parco di Villa Coronini a Gorizia, oltre al dolore di familiari e amici, porterà con sé lunghi strascichi giudiziari.
Il lungo elenco dei destinatari dell'indagine è giustificato dai diversi livelli di responsabilità, dalla ricerca della decisiva verità "tecnica" riguardante la manutenzione del pozzo maledetto a quella politica e amministrativa relativa ai responsabili della Fondazione, fino a quella legata al ruolo degli educatori ai quali erano stati affidati i ragazzi minorenni.
Manca, almeno per ora, un soggetto molto importante, ovvero il titolare del Centro Estivo. In un anno nel quale ogni attività deve essere attentamente vagliata e comunicata ufficialmente agli organi di controllo, non è possibile che non ci sia un ente organizzatore e un legale rappresentante che abbia sottoscritto il progetto.
Dai giornali si evince che l'iniziativa è stata promossa dalle parrocchie cittadine e che l'Arcidiocesi si è mossa nominando un avvocato in grado di tutelare i giovanissimi animatori presenti nel parco quando è avvenuta la tragedia. Ma questo interessamento è sufficiente? E' possibile che siano sotto indagine solo due neo-diciottenni che porteranno impressa per tutta la vita la ferita inferta dagli avvenimenti di quel giorno tremendo? In fondo essi altro non hanno fatto che eseguire ciò che era stato chiesto loro da chi ha programmato e coordinato tutto l'insieme, che dovrebbe rispondere più di loro di eventuali - peraltro improbabili e comunque tutti da dimostrare - errori sul piano civile e penale. 
Non sarebbe possibile, da parte del soggetto organizzatore, chiunque esso sia (parrocchia, diocesi o chi?) una maggior assunzione di responsabilità, anche attraverso un'eventuale autodenuncia in grado di alleggerire o comunque di condividere la posizione degli animatori, certamente anch'essi vittime e in alcun modo responsabili del realizzarsi di un destino malefico?

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