Nei decreti sviluppo proposti per uscire dalla drammatica situazione in cui versa il mondo produttivo italiano a causa della crisi coronavirus, c'è l'introduzione del 5g nell'ambito delle comunicazioni. Ciò che stupisce è l'esautorazione dei Comuni che di fatto non avrebbero più alcuna voce in capitolo relativamente all'inserimento di antenne a ciò dedicate. In questo modo verrebbero rese nulle tutte le ordinanze cautelative già emesse dai sindaci che ritenevano necessaria una maggior sicurezza relativamente a possibili danni alla salute dei cittadini a causa di una nuova tecnologia non ancora ben conosciuta e studiata.
Sono due problematiche completamente diverse, ma che hanno un denominatore comune, un inaccettabile paternalismo. Il protagonismo del Presidente del Consiglio, piaccia o non piaccia uscito di fatto molto rafforzato nella sua immagine personale e nella capacità di mediazione politica, rischia di mettere in discussione alcuni capisaldi di una democrazia. La scelta di prendere decisioni molto importanti per la collettività non può derivare da indicazioni scientifiche mantenute segrete. Non può essere il premier - o chi per lui - a decidere senza far conoscere le motivazioni profonde ai cittadini. E non può pensare di detenere la capacità di conoscere il bene e il male per gli abitanti di uno Stato, che non sono sudditi, ma donne e uomini liberi. Siano desecretati immediatamente tali atti, lasciando al libero spazio del dibattito politico e mediatico il compito di stabilire se i decreti ministeriali conseguenti siano o meno validi e opportuni. E non può essere che, per presunte superiori ragioni di economia, si calpesti il ruolo e la responsabilità dei sindaci intorno alla salute dei residenti. Il parere dei consigli comunali intorno al 5g deve essere tenuto in debita considerazione, non si può imporre a nessuno la presenza di manufatti tecnologici almeno potenzialmente pericolosi. Pochi hanno le competenze per poter conoscere realmente problemi, prospettive e pericoli insiti nel 5g. Tuttavia non è affatto vero che i "nemici" siano terrapiattisti o cavernicoli. Fior di scienziati contestano l'ottimismo di altri altrettanto competenti e politici di ogni schieramento esprimono legittime preoccupazioni per scelte che potrebbero creare di precedenti pericolosi per la già ristretta autonomia degli enti locali.
Lo Stato non è padrone, né padre di coloro che vivono nel suo territorio. La Res è Publica, ovvero appartiene a tutte e tutti, con un potere che appartiene al popolo. Dovrebbe essere finito per sempre il tempo dei segreti e dei segretini, siano essi relativi alle motivazioni scientifiche dei dpcm di Conte, al 5g, come pure alle mai del tutto chiarite stragi di Bologna (oggi, 40 anni fa...) e di Ustica o alla purtroppo ancora lontana verità per Giulio Regeni e per tanti altri personaggi spariti nel nulla.
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