Nella foto di Paolo Zuliani, da dx: M. Dragoni, Aid Al Shaleh, E. Fink, C. Zinutti e A. Bellavite |
Ieri sera, nella Basilica di Aquileia, si è verificato un evento che senza retorica potrebbe essere definito storico. La perfetta organizzazione dell'associazione musicale Dramsam, nel contesto della tradizionale rassegna di musica Cortese, ha consentito a (purtroppo, per ragione di regole anti-covid) poche persone di assistere a un qualcosa che in quasi 1700 anni non si era mai verificato. Forse per la prima volta le volte romaniche e gotiche della complessa e multiforme antica chiesa, hanno accolto quasi contemporaneamente note musicali caratteristiche delle tre forme religiose monoteiste del Mediterraneo e hanno consentito a ebraismo cristianesimo e islam di esprimersi comunicando l'altezza della loro spiritualità.
I mosaici, particolarmente suggestivi grazie al sapiente gioco di luci, sono stati compagnia e guida di emozionanti proposte musicali, collegate dalla linea del dialogo interreligioso. La storia di Giona è stata illustrata attraverso l'opera degli artisti del IV secolo e poi mirabilmente eseguita dal salterio di Massimiliano Dragoni e cantata da Enrico Fink, bravissimo musicologo che ha saputo coinvolgere tutti nella sobria dolcezza della tradizione religiosa ebraica. Claudio Zinutti ha permesso di gustare la bellezza del canto cristiano, inserito nella specifica storia culturale del patriarchino aquileiese e del riquadro musivo dedicato ai volti umani e alla centralità della persona. Aid Al Chaleh, cantore siriano, ha introdotto i presenti nella spiritualità islamica, aiutando a innalzare lo sguardo verso un Mistero sempre Trascendente, come richiamato anche dai mosaici simbolici e geometrici che caratterizzano una parte cospicua del pavimento delle aule teodoriane. La professoressa di islamistica Manuela Giolfo ha letto in una sua molto poetica traduzione italiana due coinvolgenti brani, una sura del Corano e un testo dei sufi del XII secolo. Quest'ultimo, inneggiante all'unità nella diversità del pensiero e della spiritualità umana, ha avviato il momento conclusivo, la proclamazione della preghiera attraverso il canto, in ordine storico, della celebrazione ebraica, della liturgia cristiana e dell'invocazione musulmana.
Si è trattato del secondo quadro di un altre giorni aquileiese che ha dimostrato come il dialogo e la pace fra gli esponenti religiosi non nasce tanto (o soltanto) da grandi convegni o da specifiche "settimane" o "giornate" dedicate, ma dalla semplice capacità di stare insieme, donando e accogliendo ciascuno la straordinaria ricchezza e umana e spirituale dell'altro. Nella cornice della Basilica paleocristiana di Monastero, lo stesso Enrico Fink, Alberto de Nadai e l'imam di Udine Mohamed Haji, con l'aiuto del cantore Lelio Donà hanno dato vita a un dibattito straordinario, dove l'evidente diversità - tra le religioni, ma anche all'interno delle diverse visioni confessionali - è apparsa in tutto il suo splendore come una composizione a mosaico dove senza la presenza di ciascuna tessera l'insieme risulta difficile da comprendere.
Un grazie speciale va all'organizzatrice Alessandra Cossi e all'organizzatore Fabio Accurso con tutto lo staff di Dramsam. Un grazie ai sempre molto accoglienti operatori della Socoba, la Società per la conservazione della Basilica di Aquileia. E un grazie a Marta Novello, ai dipendenti del Museo Archeologico per la loro attenta e delicata partecipazione agli eventi di giovedì e al concerto che si terrà questa sera. Un'ultima notazione personale, sono orgoglioso e commosso di aver potuto coordinare due serate che potrebbero essere un modello da seguire n futuro, per una relazione tra le religioni non costruita "a tavolino", ma vissuta con semplicità e umiltà da sorelle e fratelli che dimostrano "quanto è bello e soave stare insieme".
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