Quello dei Giardini è l'ultimo caso della serie. La foto a lato è stata scattata il 25 febbraio, poco dopo l'inizio dei lavori. Oggi, 6 maggio, la situazione è identica, salvo l'erba cresciuta sui cumuli di terra scavati nei primi giorni. Il cartello indicatore assicura che la fine dei lavori è prevista per l'1 maggio. Da tre mesi tutto è fermo. E' disfattismo chiedere "perchè?". Lo stesso vale per tutte le altre frequenti segnalazioni. Il castello è chiuso da prima del Covid, i suoi bei bastioni sono impraticabili da almeno tre anni. La strada del Calvario è bloccata poco prima della cima e la necessaria deviazione per Lucinico è un autentico colabrodo. Il decantato Central park in salsa goriziana - da tutti molto atteso come splendido polmone verde e opportuna valorizzazione del fiume Koren/Corno - è in ritardo di oltre due anni sulla tabella di marcia. Il dislivello di 60 metri (!) non è ancora stato superato dagli ascensori al castello, progettati 25 anni fa e non ancora partiti, dopo 15 anni dall'inizio dei lavori. E' fin quasi impietoso affondare il coltello nella piaga ricordando che "l'avevamo detto noi!" (anche in Consiglio Comunale, con i compagni del Forum, mille volte tra il 2007 e il 2012), anche chi non è laureato in storia o geologia avrebbe potuto prevedere il ritrovamento di centinaia di ordigni bellici in una collina bombardata per oltre un anno durante la prima guerra mondiale. Così come chiunque avrebbe potuto immaginare di trovare reperti archeologici interessanti nel terreno del colle o avrebbe potuto scommettere sulla necessità di riempire di tonnellate di cemento nascosto un terreno composto da argilla, subito messo a dura prova già dalle prima giornate di lavoro. Ci sono poi gli edifici storici, in completo abbandono, il progetto di casa Fogar e della cosiddetta Gorizia beach in pausa permanente. Non si devono dimenticare le strade di periferia e alcune centrali (tra esse, anche in questo caso da anni, Via Bellinzona e Via Crispi), in condizioni davvero penose. E' disfattismo chiedere "perché?" Oppure, proprio perché si ama questa città e piacerebbe a tutti mostrarla all'Europa come un modello di convivenza che comprenda anche l'urbanistica, l'architettura, la gestione degli spazi, è proprio necessario porre a chi l'amministra le classiche domande: cosa dove quando come e - appunto - perché?
I Giardini Pubblici di Gorizia sono un autentico gioiello, nel cuore della città, sono tenuti ababstanza bene, sarebbe di sicuro bastata una semplice manutenzione ordinaria. Ci sono i vialetti ombreggiati, con le statue dei personaggi che hanno costruito la cultura "goriziana" negli ultimi due secoli, dagli italiani Bombi e Favetti agli sloveni Max Fabiani e Simon Gregorčič, dal mondo ebraico rappresentato da Graziadio Isaia Ascoli a quello friulano con Pietro Zorutti. Ci sono le strade parallele, dedicate a Dante e Petrarca (Boccaccio completa la triade al di là del complesso del mercato coperto). Si possono ammirare i palazzi circostanti, l'antico Comune, l'elegante Trgovski dom, il palazzo "veneziano", la sede della Libreria Editrice Goriziana, l'antico cinema che chi supera gli "anta" ricorda come rinomato barbiere...Al centro c'è la monumentale fontana del Gyulai e vicino la suggestiva centralina meteorologica, entrambe testimonianze del tempo che fu, quello che con un bel po' di retorica viene ricordato con la nostalgia della "Nizza austriaca". Il settore occidentale del Giardino è occupato da meravigliosi alberi storici, tra essi un'incredibile magnolia che si è sviluppata in altezza e larghezza, superando due guerre mondiali e resistendo alle bizze del cambiamento climatico globale. Insomma, una meraviglia...
Tutta questo è per dire che non si vuole denigrare Gorizia, meno che meno in questa fase di preparazione all'evento straordinario di Nova Gorica con Gorizia Evropska Prestolnica Kulture 2025. Ma "chiedere per un amico" sì. Anche davvero, perché sono tanti che si pongono le stesse domande preoccupati di non trovare risposte. Non si tratta di interrogativi tecnici - gli uffici e i tecnici del Comune di Gorizia, come pure i professionisti del territorio sono assolutamente all'altezza della situazione. La questione è politica. Non c'è giorno in cui gli amministratori non annuncino qualche nuova mirabolante impresa, ma i ritardi nelle realizzazioni di quelle già in corso non si contano più. La domanda più ovvia è: non sarebbe meglio portare a termine ciò che già si è avviato, piuttosto che aprire nuovi cantieri che gravano i tecnici al di sopra delle loro forze, privano per lunghi periodi i cittadini di spazi che a loro appartengono e costituiscono pozzi senza fondo nei quali i soldi pubblici vengono inghiottiti senza pietà?
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