Nel territorio della ex provincia di Gorizia, nei soli mesi di gennaio e febbraio 2023, sono stati denunciati oltre 300 infortuni sul lavoro. Purtroppo l'ultimo, la scorsa notte, ha provocato la morte di un giovane di 30 anni, travolto da un macchinario con il quale stava lavorando nel cuore della notte.
Non si sa ancora che cosa sia accaduto e che cosa sia andato storto. Il fatto è che nessuna spiegazione può cancellare il dolore per la morte di un operaio, una sofferenza acuta che investe la sua famiglia e più in generale tutta la società.
L'Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro, recita la nostra bella Costituzione. Il lavoro è ciò che consente la sussistenza, ma anche quello che permette la realizzazione dei propri ideali e dei propri progetti. Si può anche dire che è la specifica modalità con la quale ogni cittadino esprime il proprio modo di partecipare alla costruzione della repubblica, ciascuno secondo le proprie competenze e capacità.
Per questo è inaccettabile la morte sul lavoro. Ciò che dovrebbe sostenere la vita diventa il mostro che la inghiotte, ciò che dovrebbe rendere possibile raggiungere i propri obiettivi diventa la pietra tombale. La sicurezza sul lavoro è una delle urgenze più assolute dell'azione politica e del sistema economico produttivo. Favorire il guadagno piuttosto che difendere i lavoratori è una forma di sfruttamento, di riedizione dei tempi oscuri della schiavitù.
In attesa di conoscere le motivazioni del triste evento, un pensiero triste a Nicholas Nanut, morto sul lavoro a Mariano del Friuli e un abbraccio di solidarietà ai suoi cari. Come non aggiungere l'auspicio - magari non fosse totalmente retorico! - che la sua morte sia l'ultima invocazione di un lavoro sicuro e giustamente retribuito per tutti.
Leggo dal family hotel val pusteria www.diewaldruhe.com/it
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