Al tempo in cui le ciclabili sono state pensate e poi realizzate, l'intero Corso Verdi a Gorizia era aperto al traffico motorizzato. Per questo erano state pensate due corsie, sui due marciapiedi, caratterizzate da un pavimento di marmo scuro, destinate al transito dei ciclisti.
Nella zona ancora occupata dal traffico automobilistico tali "ciclabili", contrassegnate anche da apposita segnaletica verticale, sono scarsamente utilizzabili, dato che il marciapiede è relativamente stretto e la presenza dei pedoni è molto numerosa. Inoltre c'è da notare che il selciato in porfido, anche se rifatto in toto non più di dieci anni fa, è alquanto sconnesso e pieno di buche. Il povero ciclista che procede da sud verso nord è costretto a scegliere tra lo slalom in mezzo ai passanti che lo apostrofano con ogni epiteto e l'avventura delle mini montagne russe nel centro della strada.
Nella zona pedonale, come rilevato anche dai quotidiani locali, la questione è ancora più complicata. Gli esercenti si lamentano per l'eccessiva velocità delle biciclette che a loro dire sfidano il buon senso passando in mezzo ai tavolini degli esercizi. Il protendersi delle zone occupate per le del tutto legittime necessità dei baristi, rende tuttavia arduo attraversare le strettoie rimanendo in sella. Inoltre, i segnali collocati all'inizio e alla fine della zona pedonale non sono affatto chiari. Anzi, lo sono, ma suscitano perplessità. Il divieto di passaggio non ammette eccezioni, né per i mezzi senza motore, né per le auto dei frontisti, neppure sarebbe permesso il carico e scarico, in nessuna ora del giorno. A rigore di logica e di legge, nessuno - escluso i pedoni - potrebbe affrontare la zona che non è ztl, ma proprio ed esclusivamente "pedonale".
Nessuno può credere che sia effettivamente così, che cioè gli abitanti della zona non potrebbero rientrare con i loro mezzi e che i ciclisti non dovrebbero pedalare su quel tratto.
E allora? Allora è necessario aggiungere subito al cartello di divieto un'altra indicazione con segnalate le eccezioni previste (compresi i mezzi di soccorso e di garanzia dell'ordine pubblico). Ed è altrettanto indispensabile che non si fomentino guerre di poveri, tra esercenti che hanno il diritto di svolgere al meglio il proprio lavoro e ciclisti che devono essere valorizzati e non penalizzati perché indicano a tutti il modo migliore di vivere la città. Ci si adoperi invece per trovare una soluzione equa e sostenibile per tutti. Non dovrebbe essere poi così difficile, in una città come Gorizia!
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