martedì 25 aprile 2023

Alla sera del 25 aprile. Contro la mentalità fascista, "ora e sempre Resistenza"

 

Reti e gabbie nel CPR di Gradisca
Si conclude un 25 aprile molto interessante. Preceduto dalle consuete polemiche, a livello nazionale e locale, ha assunto un particolare significato nel primo anno del governo di destra.

Le commemorazioni sono state molto partecipate e coinvolgenti, anche con la presenza dei giovani, ordinariamente abbastanza assenti negli ultimi anni. Le riflessioni sono state ovunque intense e condivisibili, là dove si è sottolineato non tanto il pericolo del ritorno del duce, ma quello ben più sottile della crescita silenziosa e spesso camuffata di una mentalità fascista, dalla quale può nascere qualsiasi mostro.

In questi giorni sono stati diversi gli esempi relativi a segni preoccupanti e inquietanti di tale "mentalità". L'altra sera, Giorgio Beretta, con ampia e approfondita documentazione, ha sollevato il velo sulla produzione e sul mercato delle armi, quelle leggere e quelle militari. E' incredibile il traffico "legale" dei governi - tutti quelli recenti che si sono succeduti, di vario orientamento, almeno apparentemente - con Paesi in guerra o ben lontani dall'essere retti da sistemi democratici. Così come è incredibile la facilità con la quale si può ottenere un porto d'armi e il mancato censimento delle armi legalmente detenute con regolare porto d'armi (si può solo immaginare il mercato illegale!).

Un altro esempio, tra i purtroppo tanti, arriva dal famigerato CPR di Gradisca d'Isonzo. E' stato diffuso un filmato terribile, relativo a un giovane migrante detenuto gettato per terra da un manipolo di poliziotti in tenuta antisommossa, con segni di grande sofferenza e di tremende ferite sulla schiena. La versione dei compagni di cella e dell'avvocata che segue le sue problematiche è quella di un selvaggio pestaggio scaturito dalla semplice richiesta di poter parlare con il proprio legale. Quella della questura denuncia una rivolta in corso e la necessità da parte della polizia di ripristinare l'ordine. Come al solito, ognuno può credere ciò che ritiene giusto, ma alcuni dati sono oggettivi, primo fra tutti il colore del sangue fuoriuscito dalle ferite, filmate con delicatezza dai vicini di stanza. Ciò che accade nel CPR è top secret, ci vogliono giorni, a volte anni, per giungere a una parvenza di verità, come già accaduto in occasione delle morti e dei ferimenti degli scorsi anni. Le persone sono tenute come bestie nelle gabbie, come i leoni prima di essere immessi nell'arena del circo. Le gabbie esistono da quando il CPR, a quei tempi chiamato CPT, era stato aperto, nei lontani tempi di un governo sedicente di centro sinistra. Si parla di "ripristinare l'ordine", rigettando sul pavimento tra le sbarre, con violenza, le persone che rivendicano il rispetto dei propri elementari diritti. L'opinione pubblica tace, anzi sembra che una cospicua parte di essa approvi e accetti l'assurda proposta di moltiplicare ulteriormente questi centri di sofferenza e di detenzione.

Latita nel frattempo una qualsiasi progetto di accoglienza che non sia repressiva, così come nelle guerre in atto sembra scontato che l'unica soluzione possibile sia l'uso delle armi, per innalzare il livello dello scontro. Con le prospettive di un'accoglienza dignitosa e umana, appassisce anche la passione per il dialogo, per la trattativa, per l'autentica diplomazia, soffocata da una disperante rinuncia a esercitare la nobile arte della Politica, che è confronto aperto e dialettico fra diversi punti di vista - esclusi quelli che negano diritto di cittadinanza all'autentica democrazia - per giungere insieme a una forma di legislazione condivisa.  

Ecco, sì, sono segnali di una mentalità fascista, anche se non sembra ancora essere attivo un regime fascista. Il consenso generato da numerosi indicatori di disumanità non può essere sottovalutato. Per questo è bene concludere questo 25 aprile con le classiche parole, richiamate oggi dal presidente Mattarella a Cuneo, "ora e sempre Resistenza".

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