martedì 4 aprile 2023

Come alle Fosse Ardeatine. La tremenda rappresaglia del 3 aprile 1944 a Opicina.

 

Lo sapevo, ma non nei particolari. Oggi mi sembra assurdo, ma fino a un mese fa questa storia la conoscevo soltanto a grandi linee.

Sì, avevo sentito parlare del criminale secondo processo di Trieste e della fucilazione di Pinko Tomažič e di quattro suoi compagni presso il poligono di tiro di Opicina. Non conoscevo del tutto la storia delle altre persone assassinate nello stesso luogo dai nazisti, 6 alla fine del 1944 e 14 il 28 aprile 1945, mentre a Milano si festeggiava già la Liberazione, Mussolini veniva ucciso e Hitler era in procinto di suicidarsi.

Conoscevo troppo poco, data la sua importanza e imponenza, la terribile vicenda del 3 aprile 2023, che ho avuto il triste onore di studiare e poi commemorare, insieme all'amico scrittore Miran Košuta, la scorsa domenica.

Che cosa è accaduto? Il 2 aprile 1944 si proiettava un film nel centro del paese, la proiezione del pomeriggio era dedicata ai ragazzi, quella della sera ai militari tedeschi di stanza a Opicina. Lo sapevano due partigiani azeri, reclutati a forza dalla Wermacht, poi fuggiti e accolti nelle file dell'esercito di Liberazione jugoslavo. Il loro attentato provocò la morte di 7 soldati tedeschi e creò un clima di terrore tra le file dell'esercito di occupazione. 

Le autorità triestine non lasciarono trascorrere che poche ore, prima di procedere alla rappresaglia. Prelevate dalle carceri del Coroneo e caricate sui camion militari, 72 persone, la maggior parte giovani - per lo più antifascisti croati, sloveni e italiani incarcerati per le loro idee e ovviamente del tutto estranei all'attentato - vennero condotte al poligono di tiro. Un gruppetto di cinque alla volta, furono spinti attraverso una porta in un cortile e fucilati senza pietà. Uno di loro restò vivo, sepolto sotto i cadaveri dei compagni. Il soldato che seminò le pallottole del cosiddetto colpo di grazia, lo "saltò" perché lo vide del tutto insanguinato e lui miracolosamente si salvò, soltanto ferito a una gamba. Riuscì a cavarsela rocambolescamente fuggendo con il favore dell'oscurità. Partecipò per molti anni alla cerimonia commemorativa.

71 morti, più di dieci innocenti per ogni milite tedesco ucciso, un'assurda rappresaglia. Sembra che l'intenzione fosse quella di trascinare al patibolo molte più persone, rastrellate dalle case e poi di punire il paese con un incendio globale. L'intervento del parroco presso le autorità pare abbia stornato questo ulteriore crimine di guerra.

In questi giorni di polemiche per le recenti ignoranti esternazioni della presidente del consiglio e del presidente del senato, i fatti di Opicina chiariscono che queste inutili criminose stragi non furono perpetuate per motivi etnici, sotto i colpi dei fucili al poligono caddero sloveni, croati e italiani. A provocare questi episodi inqualificabili e disumani, fu l'odio contro chi lottava per i diritti dei popoli e delle nazioni, contro chi non si adeguava alla logica del razzismo e della violenza sistematica. Furono espressioni feroci della logica della violenza dei fascisti e dei nazisti, di coloro cioè che hanno scatenato la seconda guerra mondiale e hanno perseguitato in ogni modo possibile chiunque abbia osato opporsi ai loro misfatti. 

Un sobrio monumento ricorda questi 71 caduti, una semplice targa i cinque compagni condannati nel secondo processo di Trieste. Non c'è alcuna insegna che ricordi gli altri morti del poligono, da decine di anni si chiede di istituire un "parco della pace" che unisca i luoghi della memoria del territorio intorno a Opicina. Per il momento, tutte le richieste sono cadute nel vuoto e così, delle "Fosse Ardeatine" di Trieste, ben poche persone sanno qualcosa. Non ci sono autorità presenti, non c'è il sindaco di Trieste né il prefetto, una sola fascia tricolore rivela la presenza di un assessore del vicino comune di Sgonico. Addirittura la zona è tuttora poligono di tiro funzionante e a chi non fa parte dell'associazione dei tiratori, viene precluso il parcheggio, nonostante l'afflusso previsto in occasione della manifestazione celebrativa.

In attesa che qualcuno provveda a riabilitare una giusta e doverosa memoria... 

Onore ai caduti, slava padlim!

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