mercoledì 22 febbraio 2023

Solo la Pace è la vera Vittoria

 

Sabato 25 febbraio, dalle 10 alle 12, davanti al teatro Verdi di Gorizia, il Comitato per la pace di Gorizia e Nova Gorica proporrà un momento di riflessione e di incontro con le cittadine e i cittadini, sul tema della pace.

I discorsi di Putin e di Zelensky, di Biden, di Xi Jinping, di Von der Leyen, di Meloni e di tutti gli altri leader politici sono tutti uguali, fotocopie speculari di un copione che se non fosse molto preoccupante sarebbe tremendamente noioso.

Vincere vincere e vinceremo! Quante volte lo si è sentito, la più famosa il 10 giugno 1940 quando, davanti a una piazza Venezia stragremita ed entusiasta (non dimentichiamolo!), il "dux" introduceva l'Italia fascista nel più grande e sanguinoso crimine della storia, la seconda guerra mondiale.

Putin dice "vinceremo" e congela il trattato sulla non proliferazione delle armi nucleari. Zelensky dice - addirittura al festival di Sanremo - che non ci può essere altro che la "vittoria". La "vittoria della Democrazia", con la D maiuscola, ribadisce Biden, immemore delle tragedie derivate dall'esportazione della democrazia (minuscola) in Afghanistan e in Iraq. Von der Leyen abbraccia commossa il presidente ucraino, naturalmente dicendogli che "vinceremo", come pure Xi Jinping - forse nel contesto il più saggio - sembra ancora credere che il conflitto si posa comporre, ma invia segnali di vicinanza a Mosca che destabilizzano la sicurezza del "vinceremo" americano ed europeo. Perfino la povera Meloni si fa fregare l'esclusiva e capita a Kiev quasi inosservata dal resto d'Europa, il giorno dopo la visita assai importante (e preoccupante) del presidente americano, si becca il richiamo di Putin che le ricorda gli aiuti russi all'inizio della pandemia, la canzonatura di Zelensky che ridicolizza uno dei maggiori sponsor del suo Governo. Nonostante questo promette miliardi - ma non erano esauriti i fondi "per gli italiani"? - e assicura armi in quantità, perché "solo con le armi si ottiene la vittoria".

Insomma, ormai la guerra mondiale mediatica è iniziata e ci si può chiedere soltanto se non sia ormai troppo tardi per invertire una rotta che sembra condurre dritti dritti alla catastrofe. Se il problema è diventato quello di "vincere", da una parte o dall'altra, a esso corrisponde la decisione di non perdere, costi quello che costi.

Non ci voleva molto a capirlo e lo si è detto fin dal primo giorno di questo assurdo conflitto. Se tutti gli sforzi, ma proprio tutti, consistono nel sostenere la vittoria degli uni o degli altri, allora la guerra nucleare non può che essere l'unico esito possibile. Secondo la più classica logica della corsa agli armamenti, a un aumento di livello tecnologico e militare non può che corrispondere un ulteriore aumento, in senso uguale e contrario. Se gli Stati Uniti e l'Unione europea foraggiano di armi l'Ucraina, la Russia eleverà ulteriormente il livello del conflitto e la Cina la aiuterà, con esiti tragicamente prevedibili.

E allora? Bisognava lasciare solo l'Ucraina aggredita e invasa dalla Russia? No, bisognava come al solito leggere l'intera situazione e cercare di imporre - anche con sanzioni a entrambi - il tavolo negoziale, proponendosi come mediatori. C'è stato un anno di tempo. Ma in questi dodici lunghi e cruenti mesi, a parte un papa Francesco peraltro inascoltato anche dai cattolici di Ucraina e di Russia (ma ci sono? hanno una voce?), chi ha proposto dialogo, trattativa, ricerca di una soluzione degli oggettivi problemi esistenti? Nessuno, se non la maggioranza degli italiani, degli sloveni e degli altri europei. 

Ovunque si moltiplicano gli appelli e le manifestazioni - non ultima la bella lettera degli intellettuali sloveni che ha purtroppo suscitato la presa di distanza del premier Golob. Ma nei giorni in cui si pretende di "difendere la democrazia" con i missili del più forte, il popolo al quale, secondo la Costituzione, dovrebbe appartenere il potere, non viene neanche lontanamente ascoltato. I suoi rappresentanti - autodefiniti di destra o di sinistra - si inchinano supini di fronte al Potere del Capitale e dimostrano che i loro screzi locali fanno parte soltanto di una carnevalesca manfrina.

Forse non serve molto scendere in piazza, forse è troppo tardi. Ma non è possibile neanche aspettare che le bombe ci cadano sulla testa, senza neppure avere la forza di dire "non nel mio nome"!

1 commento:

  1. Pare che la guerra on Ucraina sia ufficiosamente finita. Speriamo. Patrizia Socci

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