sabato 25 febbraio 2023

A Gorizia, un anno dopo...

 

Non si era in tanti questa mattina, davanti al teatro Verdi di Gorizia.

Non si era in tanti perché il sistema organizzativo del locale Comitato per la pace deve ancora essere un po' oliato, soprattutto per ciò che concerne il coinvolgimento della parte della città di Gorica in territorio sloveno. Anche la presenza dei giovani deve essere in qualche modo incentivata.

Tuttavia è stato importante incontrarsi, a un anno dall'inizio della guerra fra Russia e Ucraina, unico momento di aggregazione a favore della pace, della giustizia e della nonviolenza in città. Come è stato rilevato, nel cuore di tutti i presenti c'erano anche le popolazioni di decine di altri Paesi nel mondo, dove ancora purtroppo infuria la guerra.

In ogni caso, il conflitto nell'Europa orientale ha un valore emblematico, perché dimostra quanti interessi di ogni tipo siano nascosti dietro alle bombe e ai missili che seminano morte tra tutti i contendenti. Il senso della manifestazione è stato quello di alzare la voce, insieme a decine di migliaia di italiani e a milioni di europei, contro l'invio delle armi in Ucraina, ritenendo che l'appoggio a Zelensky non sia una soluzione, ma l'aggravamento del problema. E' stato rilevato anche il ruolo dell'informazione "a senso unico", dove i pochi giornalisti - anche molto esperti e assai competenti in materia di presenza in luoghi di guerra - che hanno osato cercare di comunicare notizie diverse da quelle filtrate dalla stampa di potere, sono stati censurati ed emarginati.

Sembra proprio di assistere a un nuovo capitolo del ricorrente pericolo assolutista, questa volta incarnato nella mancata volontà di ascoltare la voce dei cittadini, i quali, secondo i sondaggi, sarebbero almeno per il 52% del tutto contrari all'impegno di inviare armi in territorio di guerra, in violazione dell'articolo 11 della Costituzione che recita il ripudio della guerra come strumento di risoluzione dei problemi internazionali.

C'è indubbiamente, sullo sfondo, la paura di un tremendo vortice di violenza, scatenato dalla più volte retoricamente ribadita "certezza di vittoria" da parte di tutte le forze in campo. Si sa bene dove possa condurre una spirale di violenza determinata dalla volontà di vincere e non di risolvere ogni questione attraverso il dialogo e la trattativa. Tutti auspicano che gli sforzi di sostegno armato a Zelensky si trasformino in forza di mediazione fra le parti e che le proposte ragionevoli come quella della Cina possano essere almeno prese in considerazione, prima che sia troppo tardi.

Un'ultima aggiunta, personale. Sarebbe opportuna una presa di posizione pubblica, politica, da parte dei rappresentanti dei cittadini, anche di coloro che si presentano come candidati alle prossime elezioni regionali in Friuli-Venezia Giulia. Chi è preoccupato per una prossima possibile deriva planetaria e nucleare del conflitto in corso, difficilmente voterà partiti o persone che non dichiareranno pubblicamente la propria contrarietà non genericamente alla guerra, ma specificamente all'invio delle armi e al tentativo di risolvere con la violenza una controversia che solo la diplomazia potrebbe gestire con i mezzi consoni alla natura umana, ovvero il dialogo e la ragione.

1 commento:

  1. Non credo che oltre il 2% degli italiani conoscano il contenuto dell'Art.11 della Carta. Spero, piuttosto, che almeno un 10% siano consapevoli che i nostri capi di governo - a partire da Draghi - stanno pericolosamente ubbidendo a Jo Biden. Che altrettanti si stiano chiedendo se, oltre alla Russia oggi, non sarebbe corretto processare USA e NATO per Vietnam, Irak e dovunque hanno sterminato popoli; Israele per il sadico, lento genocidio dei palestinesi, anche se il loro Dio tempo fa lo ha ordinato a Giosuè. Che almeno 20% ricusi la guerra per se stessa, non perché ci sta pesantemente indebitando ed impoverendo, ma perché sta riducendo alla morte per fame popoli che noi, occidentali, abbiamo da secoli depredato. Suggerisco: durante queste manifestazioni raccogliete qualche €uro per devolverlo ad ONLUS né politiche né confessionali, tipo Medici senza Frontiere. Cordiali saluti!

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