sabato 4 febbraio 2023

Davide Conti e l'uso pubblico della storia

 

E' stata un'entusiasmante lezione di storia, quella tenuta sabato mattina dal prof. Davide Conti nell'affollata sala grande del Kinemax di Gorizia.

L'iniziativa, proposta da ANPI/VZPI, è stata introdotta da Anna Di Gianantonio che ha illustrato il titolo della conversazione nonché dell'ultimo libro dell'autore "Sull'uso pubblico della storia", ha richiamato alcuni eventi "goriziani" speciali e ha presentato il relatore.

Dopo una breve sintesi delle vicende italiche dell'intero XX secolo, Conti ha evidenziato come l'Italia non abbia fatto mai i conti con il fascismo, percorrendo, dopo la seconda guerra mondiale, una sorta di doppio binario. 

Da una parte infatti le forze antifasciste hanno scritto a più mani l'inizio della nostra "democrazia costituzionale", incentrata proprio sulla composizione delle conflittualità fra le diverse posizioni, contrastando esplicitamente la visione omologante e categoriale del fascismo. Una visione in grado di porre al centro dell'attenzione dello Stato ogni cittadina e cittadino, il lavoro, la giustizia sociale, la destinazione universale della proprietà e il ripudio della guerra, non ha nulla da spartire con quell'idea di "democrazia liberale" nella quale molti vorrebbero rinchiudere l'attuale sistema italiano ed europeo.

D'altra parte il percorso di una matura idea dello Stato è stato irto di difficoltà, sia nell'attuazione del dettato costituzionale, sia nel riproporre nei posti chiave della vita sociale e politica gli stessi personaggi che avevano avuto ruoli di grande e tragica importanza nel corso del ventennio fascista. La delineazione di alcuni esempi di questo "riciclaggio" ha fatto venire i brividi ai presenti, dal momento che questi stessi funzionari collegati intrinsecamente al destino di Mussolini e macchiatisi di delitti riconosciuti dall'ONU come crimini di guerra, non solo hanno rivestito subito dopo il conflitto incarichi altrettanto importanti, ma sono stati implicati, direttamente o indirettamente, anche nelle strategia dlela tensione e nei tentativi di golpe degli anni '70.

Molto interessante è stata l'analisi della tipologia delle numerose stragi neofasciste che si sono ripetute in quegli anni, soprattutto per il collegamento con alcune delle più preoccupanti linee di tendenza del momento. La critica all'antifascismo di essere anacronistico in quanto "non esisterebbe più il fascismo", è un modo subdolo e sottile per rifiutarsi di riconoscere che esso non è soltanto una forma di lotta contro la violenza razzista del fascismo, ma la visione stessa di uno Stato, nato sulle macerie dell'orrore bellico e fondato su una Costituzione che ha tracciato le linee di una visione equa e solidale del vivere comune.  La dimenticanza di tale fondamento porta necessariamente al travisamento della memoria, come dimostrato dai numerosi e inquietanti esempi portati dal relatore, che ha tracciato anche una specie di "calendario della dimenticanza", cominciando dalle Giornate della Memoria e del Ricordo, istituite in Italia in modo anacronistico e antistorico, una sorta di autoassoluzione relativamente alle violenze e ai massacri che gli italiani - tutt'altro che "brava gente" - hanno compito in Jugoslavija, in Spagna durante la guerra civile, nelle famigerate colonie.

L'ampia trattazione non può certo essere sintetizzata in poche righe. Quello che forse conta è che non sfugga mai il senso del titolo. La storia può essere usata strumentalmente per poter manipolare la coscienza dei cittadini, oppure può essere l'occasione per leggere il proprio presente, collocandolo nel contesto di un passato da studiare con attenzione per raccogliere gli elementi necessari a costruire un futuro migliore. Grazie ad ANPI/VZPI e soprattutto a Davide Conti per questa magistrale lezione, conclusa con un cenno di speranza. Il popolo ha saputo reagire di fronte alla strategia delle stragi neofasciste e ai tentativi di sovvertimento del sistema democratico. Ci è riuscito in momenti non meno difficili degli attuali e ci può riuscire ancora. Per questo non ci si deve rassegnare, ma è necessario "continuare a resistere".

Nessun commento:

Posta un commento