L'apertura del caso rapimento di Emanuela Orlandi, significativamente dopo la scomparsa di Josef Ratzinger, porterà qualche nuova luce su un evento accaduto quaranta anni fa, il 22 agosto 1983? Molti lo sperano, altri ne dubitano fortemente, date le incredibili resistenze incontrate finora dal fratello Pietro e da tutti coloro che cercano una verità nascosta tra la storia della banda della Magliana e le vicende bancario sessuali verificatesi nel Vaticano degli anni '80 e '90 del XX secolo.
Un altro caso, del quale si parla molto poco e sul quale è calata una cortina di silenzio, è quello che riguarda il triplice assassinio del capo delle guardie svizzere Estermann, della moglie e di un caporale, accusato - ma i dubbi sono molti - di essere stato l'autore dell'omicidio suicidio per questioni legate alla carriera.
Altro capitolo è quello relativo agli scandali finanziari, culminati nella vicenda del lussuosissimo palazzo di Londra, ma anche quello degli appartamenti di lusso all'interno della Città del Vaticano.
Insomma, un mondo a sé, dove accanto alla missione di annunciare una delle più belle notizie mai proclamate nella storia - la risurrezione di Gesù e il suo Vangelo della libertà e dell'amore - sembra che tale stessa libertà nella verità venga conculcata in ogni momento e tale annuncio di amore sia appannato dalla nebbia della manipolazione.
Anche il caso Rupnik fa molto pensare. Da una parte la sua predicazione e la sua arte hanno donato alla Chiesa e al mondo importanti capitoli di originalità e fascino, dall'altra l'uso manipolatorio di tali straordinarie potenzialità ha di fatto oscurato tutta la bellezza da lui proclamata e artisticamente realizzata nelle sue opere. C'è chi vorrebbe cancellare le sue pitture e i suoi mosaici. Che senso avrebbe? Come non distinguere il genio artistico dalla fragilità umana che ne è portatrice? Se le testimonianze di tante donne che hanno avuto a che fare con lui saranno confermate - ma a questo punto molti fatti hanno trovato pieno riscontro - la sua persona ne dovrà rispondere davanti alla Chiesa ma anche alla legge civile che vieta la manipolazione e il plagio. Tutto ciò non toglierà valore alla sua arte, che sarà giudicata con un altro diverso criterio estetico e morale.
Non è accettabile l'uso strumentale del proprio "fascino spirituale" al fine di irretire e rendere praticamente schiave le persone. Ma non è accettabile anche la cortina del silenzio calata sul gesuita forse più conosciuto al mondo dopo papa Francesco. Anche questo caso, come in tanti precedenti, è venuto alla luce soltanto grazie agli scoop di alcuni giornali.
Insomma, se i cristiani seguono un Vangelo secondo il quale "la verità vi farà liberi" e "ciò che è nelle tenebre, ditelo nella luce", perché questa congiura del tacere? Perché Francesco, oltre a riformare la curia romana, non pretende chiarezza e verità su tutti questi eventi, quelli gravissimi come i casi Orlandi, Mirella Gregori, Estermann, ma anche sull'ultimo, rispetto al quale ha ammesso di "non sapere nulla". Questa affermazione ha suscitato molte perplessità, dal momento che la remissione di una scomunica comminata per "assoluzione del complice in peccato turpe" spetterebbe - almeno formalmente - esclusivamente a lui?
Essere nella verità è sempre meglio che navigare nella menzogna del "non detto". Sapere come siano andate le cose pacificherebbe le vittime, porterebbe i carnefici davanti al tribunale della storia, toglierebbe dall'imbarazzo chi ha il compito di vigilare e aiuterebbe chi ha sbagliato a intraprendere percorsi di riabilitazione e di redenzione.
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