Sabato 28 gennaio, a Morsko presso Kanal, si è tenuta la
commemorazione della marcia che i partigiani hanno compiuto il 31 gennaio 1944,
attraversando la Soča/Isonzo
e portando la lotta di Liberazione nella Benečija e nell'alto Friuli.
Ci sono stati i
saluti introduttivi, i cori e le musiche partigiane. E c'è stato anche il
discorso ufficiale, pronunciato da pater Bogdan Knavs, francescano guardiano
del Monastero di Sveta Gora (Monte Santo) sopra Gorica.
I temi da lui
trattati hanno consentito di farsi un'idea dell'impresa compiuta dalla
Divisione partigiana che ha affrontato le gelide acque del fiume, spinta
soltanto dal desiderio di cacciare via gli invasori e garantire un futuro alla
lingua e alla cultura slovene. Tutto è stato interessante nella sua
riflessione. Già all'inizio, dopo aver salutato, come si fa sempre, le autorità
presenti, ha notato come ogni partecipante al'incontro, nessuno escluso, avesse
la stessa dignità e lo stesso diritto di essere salutato personalmente. Si è
infatti tutti parte della stessa famiglia umana, là dove ognuno è stato creato
a immagine e somiglianza di Dio.
Molto suggestivo
e originale è stato il tentativo – assai ben riuscito – di accostare l'ideale
comunista, nel senso originario ed etimologico del termine, a quello cristiano.
Padre Bogdan ha parlato »alle compagne e ai compagni« degli ideali di libertà,
di giustizia e di solidarietà internazionale che hanno guidato migliaia di
donne e uomini a rischiare e spesso a perdere la vita, per liberare il proprio
popolo dalla barbarie nazifascista. Ha poi sottolineato come tali valori si
siano uniti a quelli legati alla necessità di salvaguardare la cultura, l'arte,
la letteratura, come dimostrato dai nomi delle Brigate partigiane, dedicate ai
grandi poeti sloveni, da Gradnik a Kosovel, da Gregorčič fino agli »eroi di
Basovizza«, fucilati nel 1930 in quanto appartenenti al primo movimento
antifascista europeo.
Ma si è rivolto anche »alle sorelle e ai fratelli«, evidenziando come i caduti nella lotta di Liberazione richiamano l'impegno e la responsabilità della fratellanza universale, che i credenti riconoscono fondata sul comune riconoscimento della paternità di Dio. Particolarmente commovente è stato per tutti, convinti o meno del messaggio cristiano, l'invito a pregare insieme con le parole del Padre Nostro, Oče naš, ki si v nebesih. Ci si è sentiti veramente uniti, nella sala gremita all'inverosimile, anche nell'emozione di ascoltare da un sacerdote parole piene di forza e consapevolezza, all'interno di un raduno partigiano. Certo, un prete sensibile e coraggioso come Bogdan Knavs.
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