domenica 15 gennaio 2023

Fantasie estive in pieno inverno...

 

Non ricordo chi lo avesse scritto, ma al termine dell'iniziativa mi ero fatto consegnare il testo. Non era male, vagamente fantascientifico, ma anche un po' profetico, tenuto conto della proclamazione della Capitale europea della Cultura 2025, avvenuta un bel po' di tempo dopo. In ogni caso, prescindendo dai Giardini pubblici e dalla bella iniziativa delle "Kaplice" ("Gocce" di cultura, promosse dai circoli culturali sloveni di Gorizia) estive del 2018, non sarebbe male se le cose andassero più o meno così. Quindi, a chi non avesse nulla di meglio da fare in questa uggiosa domenica invernale, auguro buona lettura... (ab)

La calda serata di inizio agosto aveva favorito la presenza di molte persone nei vialetti dei Giardini Pubblici. Le kulturne kaplice si alternavano alle gocce di culture e alli gottis de kultura. Tutti i presenti seguivano lo svolgersi delle varie performance in un religioso silenzio interrotto soltanto dagli applausi scroscianti.

Le luci erano molto forti e così soltanto pochi si resero subito conto di un fenomeno che si stava verificando nel cielo sopra i Giardini. In effetti sembrava che un astro luminoso si avvicinasse sempre più velocemente. Quando raggiunse l’altezza degli alberi un rumore assordante rovinò l’atmosfera carica di interesse e tutti trascurarono le gocce di cultura per volgere lo sguardo verso l’alto. Una nave spaziale – così almeno sembrava essere quello strano oggetto metallico dalla classica forma di disco – stava rumorosamente atterrando nella fontana al centro dei giardini.

Inutile dire che tutti i presenti, compresi gli organizzatori dell’evento culturale estivo, si divisero in due gruppi. Una parte di folla, terrorizzata, cercò di allontanarsi quanto più velocemente possibile. Un’altra parte, più curiosa, si dispose in cerchio intorno all’oggetto metallico letteralmente piovuto dal cielo, in attesa dello svolgersi degli eventi.

In effetti non dovettero aspettare molto. Un tremendo cigolìo accompagnò l’apertura di una specie di porta che nessuno prima aveva notato, al posto del rumore assordante dei motori si scatenò una musica travolgente, più simile a una samba brasiliana che a un pezzo di classica mozartiana. Passò parecchio tempo e non accadde nulla, soltanto cigolii sinistri e musica avvolgente.

Si sentirono i passi. Un colpo dopo l’altro, quasi come una serie di battiti del cuore, ma non si vedeva ancora nulla e nessuno. Tump tump, tump tump, tump tump. Poi, improvvisamente, più nulla. La porta si rinchiuse nell’assoluto silenzio e il disco volante ripartì, esattamente come era venuto, ma questa volta sparì quasi subito, o risucchiato dalla velocità della luce o perché diventato trasparente.

Tutto tornò come prima. I partecipanti alle kaplice ritornarono ai loro posti per seguire le ultime performance e anche coloro che erano fuggiti non ebbero problemi a ritrovare la strada dei giardini. Qualcuno pensò a un geniale trucco illusionista realizzato da qualche artista della serata, qualcun altro a un improvviso sogno collettivo.

Lo spettacolo riprese e fu il turno di un lungo racconto in lingua slovena. Era una storia avvincente e tutti la seguivano con passione. Allo scadere del decimo minuto uno dei collaboratori, originario di Bari, si rese conto, con grande stupore, di comprendere tutto ciò che veniva detto. Per farsi apprezzare sapeva dire sì e no doberdan, con un accento che rendeva subito evidente la provenienza. Si guardò in giro e vide che anche gli altri italiani provavano lo stesso stupore, la lingua slovena sembrava essere diventata patrimonio di tutti. Non ci fu il tempo di approfondire l’evento, toccava al famoso poeta friulano e molti erano venuti da lontano per ascoltarlo. Un gruppo di sloveni, venuti apposta da Maribor per portare il loro contributo alle kaplice, restarono stupefatti: comprendevano perfettamente il difficile friulano del Poeta e ne gustavano le minime pieghe lessicali e sintattiche. Un gruppo di pakistani e afghani che sostavano sulle panchine del parco, si avvicinarono attratti dalle parole che ascoltavano e perfettamente comprendevano. In lingua pastuun uno di loro domandò se c’era la possibilità di offrire un canto della loro tradizione. Gli organizzatori, comprendendo tutto ciò che veniva chiesto, acconsentirono volentieri e – ormai non vi stupirete più – tutti capirono le lingue dell’Afghanistan e del Pakistan…

Quella sera tutti parlavano la propria lingua e tutti comprendevano quella dell’altro, era il miracolo del polilinguismo passivo. Nessuno fece caso a un puntino nero, esattamente sotto il lobo dell’orecchio. Se ne fossero accorti, avrebbero certamente pensato a qualcosa di simile a un’epidemia, anche se quel puntino non dava alcun fastidio, neppure un pizzico di prurito.

Cosa era accaduto? In un mondo ormai travolto dal razzismo e portato alle soglie della guerra globale, proprio a Gorizia e proprio nella sera delle Kaplice, era atterrata l’astronave del popolo dei puntini neri. Molti di questi pacifici invasori erano scesi nel parco, mentre l’astronave se ne era ripartita. Si erano attaccati subito agli esseri umani, fissandosi dietro al lobo dell’orecchio. Avevano iniettato il farmaco Babbeel che aveva disseminato nei cuori e nelle menti sentimenti di reciproca comprensione, gioia di vivere e autentica pace.

Era iniziata una nuova era, quella dell’uomo planetario e del mondo senza confini. E i primi testimoni, come i puntini neri venuti dagli spazi divini, erano partiti entusiasti dai Giardini di Gorizia, la sera del primo agosto 2018, al termine della terza serata di “gocce di cultura”.

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