Non è simpatico criticare "a prescindere". Ma in procinto di entrare in zona rossa, qualche perplessità la si può anche esprimere, come ai vecchi tempi (del presidente Conte). Si obbedisce, per carità, a prescindere, ritenendolo un dovere morale, anche se la trasformazione radicale del nostro modo di vivere e relazionarsi - ormai pian piano data per scontata e consolidata - qualche conseguenza comincia a portarla e qualche preoccupazione comincia a far capolino dalle pieghe di una sostanziale accettazione di tutto ciò che fino a questo momento è stato imposto.
Non si capisce la logica che porta alla chiusura dei musei i quali, purtroppo senza molte eccezioni, non sono certo luoghi di maggior assembramento rispetto ai negozi di alimentari. Si possono tenere "manifestazioni statiche", ma è vietato partecipare a eventi teatrali e cinematografici.
E' proibito muoversi (senza necessariamente fare sport) se non nelle vicinanze di casa e in assenza di altri "concorrenti", ma si possono riempire - sia pur contingentate - le chiese e addirittura i cimiteri in occasione dei funerali, dove si può andare anche se non si è residenti nello stesso Comune.
Si raccomanda di restare a casa, quando è risaputo che l'aria del bosco o della montagna non può portare altro che giovamento. E si è ben lontani dal controllare la situazione dei trasporti pubblici e dei luoghi di lavoro dipendente, spesso assai penalizzati e penalizzanti per chi deve andare in fabbrica o in ogni caso non possiede un mezzo di locomozione privato.
Si possono vendere nei mercati in piazza gli alimentari e il vestiario, ma solo per acquirenti che abbiano meno di sedici anni, senza pensare che un sedicenne del terzo decennio del XXI secolo ha taglie non inferiori a quelle di un adulto. Che regola strana!
Rimane ancora aperta la questione dei confini, in particolare nell'Unione Europea dove ancora non ci sono regole uguali per tutti. Per rimanere nella zona goriziana, per andare in Slovenia senza doversi sottoporre alla quarantena, un italiano attualmente deve effettuare un tampone - a pagamento - valido sostanzialmente per una settimana, per entrare o rientrare in Italia, oltre che l'avviso all'autorità sanitaria territoriale, è necessario un tampone effettuato almeno 24 o 48 ore prima (a seconda della tipologia di test). Se poi una persona affettivamente legata a un'altra si trova a vivere in un Paese fuori dall'Unione europea, non c'è modo di incontrarsi, il legame non rientra nelle casistiche di eccezione alle regole.
Di fatto, in quest'anno trascorso, ci si è abbastanza dispersi in torrenti di regolette sempre più difficili da discernere e interpretare, ma non si è troppo investito in sicurezza sui luoghi più sensibili di vita - case di riposo, ospedali, scuole, fabbriche e luoghi di lavoro - lasciando alle sole restrizioni il compito di affrontare il diffondersi del virus. I risultati sono stati molto scarsi, se dodici mesi dopo sembra di trovarsi più o meno allo stesso punto, fatta salva la diffusione dei vaccini, anch'essa non esente da problemi.
Chissà perché è garantita la messa, mentre è impedito il teatro; è possibile riempire un parco giochi ma non un'ampia sala di cinema; si può partecipare a un funerale ma non salire su una montagna, si può stringersi su un autobus di città ma non uscire di casa se non per motivi di assoluta necessità.
Poi in realtà, accanto al divieto c'è sempre un "salvo..." che consente a qualcuno di cavarsela in ogni caso, senza per questo alleviare il disagio di chi non può più lavorare, incontrare i propri cari lontani, costruire nuove relazioni.
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